Lo riferisce il rapporto di produzione relativo al 2019 del gigante delle materie prime con sede a Baar
BAAR (ZG) - Più carbone e petrolio, meno rame, argento e oro: questa in estrema sintesi la fotografia scattata dal gigante delle materie prime Glencore nel suo rapporto di produzione relativo al 2019.
L'estrazione di carbone è progredita - rispetto all'anno precedente - dell'8%, sfiorando 140 milioni di tonnellate, ha indicato oggi l'azienda con sede a Baar (ZG). La crescita è da ricondurre soprattutto all'acquisizione di due miniere. Ancora maggiore è stato l'incremento del petrolio, salito del 19% a 5,5 milioni di barili, grazie in particolare ad attività in Ciad e Camerun.
Tendenze positive per la multinazionale arrivano pure in relazione a piombo (+2% a 280'000 tonnellate), zinco (+1% a 1,08 milioni di tonnellate) e cobalto (+10% a 46'300 tonnellate). In calo risultano per contro i volumi di rame (-6% a 1,37 milioni di tonnellate), nickel (-3% a 121'000 tonnellate), ferrocromo (-9% a 1,4 milioni di tonnellate), oro (-15% a 848'000 once) e argento (-8% a 32,0 milioni di once).
Per l'anno in corso Glencore si aspetta una flessione per il rame e il carbone, mentre le quantità di petrolio dovrebbero continuare ad aumentare.
Quotata alle borse di Londra e Johannesburg, Glencore è una multinazionale presente in oltre 35 paesi con 158'000 dipendenti, che si occupa di 60 materie prime, per alcune delle quali ha quote di mercato assai significative. L'azienda è spesso presa di mira da organizzazioni non governative per le condizioni di lavoro nelle miniere: l'impresa ha però sempre respinto le accuse, sostenendo che il rispetto dei diritti dei collaboratori e delle comunità locali è prioritario per la società. Il gruppo ha le sue origini nel Marc Rich Group fondato nel 1974 da Marc Rich, finanziere e imprenditore leggendario e controverso, morto nel 2013 a Lucerna.