Cerca e trova immobili

SVIZZERABNS, i tassi negativi sono «sempre necessari»

12.12.19 - 14:31
La Banca nazionale svizzera ha ribadito oggi la propria disponibilità a intervenire all'occorrenza sul mercato dei cambi, che «rimane fragile»
keystone-sda.ch (MARCEL BIERI)
Gli interessi negativi durano ormai da cinque anni ma sono tuttora necessari: ne è convinta la Banca nazionale svizzera.
Gli interessi negativi durano ormai da cinque anni ma sono tuttora necessari: ne è convinta la Banca nazionale svizzera.
BNS, i tassi negativi sono «sempre necessari»
La Banca nazionale svizzera ha ribadito oggi la propria disponibilità a intervenire all'occorrenza sul mercato dei cambi, che «rimane fragile»

ZURIGO - Gli interessi negativi durano ormai da cinque anni ma sono tuttora necessari: ne è convinta la Banca nazionale svizzera (BNS) che, senza sorpresa, ha mantenuto invariata la sua politica monetaria.

L'istituto d'emissione ha lasciato fermo al -0,75% il suo tasso guida, confermando anche gli interessi negativi, pure dello 0,75%, sui conti giro presso la stessa BNS. L'orientamento comunicato stamani è perfettamente in linea con le attese: gli esperti erano unanimi nello scommettere sullo statu quo, contrariamente a quanto avvenuto tre mesi or sono, quando circa un terzo degli analisti propendeva per un ulteriore abbassamento del tasso guida al -1,00%.

Disponibilità a intervenire - Nel suo tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria la BNS ha ribadito oggi la propria disponibilità a intervenire all'occorrenza sul mercato dei cambi, che «rimane fragile», per evitare un rafforzamento da essa giudicato eccessivo del franco. La moneta elvetica «continua a presentare una valutazione elevata».

Negli ultimi mesi si sono però fatte più insistenti le critiche di considera che i tassi negativi (introdotti il 22 gennaio 2015, allora con un tasso del -0,25%, sui conti giro) facciano più male che bene, portando a una distorsione dell'economia, con effetti deleteri per il mercato immobiliare e il rendimento dei risparmi. Diverso è invece il giudizio della BNS: «Continuiamo ad essere convinti che i benefici, per la Svizzera nel suo complesso, siano chiaramente superiori ai costi», ha affermato in una conferenza stampa il presidente della direzione Thomas Jordan.

Le conseguenze di un aumento dei tassi - Stando al 56enne un aumento dei tassi avrebbe conseguenze drastiche. «Gli investimenti in franchi svizzeri diventerebbero molto più attraenti e dovremmo aspettarci un rapido e forte apprezzamento della moneta». Portare il tasso guida dall'attuale -0,75% a zero, come proposto da diversi esperti, significherebbe accettare un forte peggioramento congiunturale, un'inflazione nettamente negativa e una progressione della disoccupazione. Secondo Jordan se i tassi di interesse sono così bassi è solo in una certa misura dovuto alla politica monetaria espansiva: la ragione principale è che - a livello globale - si risparmia di più e si investe relativamente meno.

Gli esperti della BNS hanno anche parzialmente corretto al ribasso le loro previsioni sull'inflazione, che sono dello 0,4% per quest'anno, dello 0,1% per il 2020 e dello 0,5% per il 2021, a fronte di rispettivamente lo 0,4%, lo 0,2% e lo 0,6% preventivati tre mesi or sono.

Sul fronte congiunturale, l'istituto continua ad attendersi una contenuta dinamica economica planetaria. In Svizzera il prodotto interno lordo dovrebbe salire dell'1% circa nel 2019, contro la stima di 0,5-1,0% di settembre. Per il 2020 - la previsione è nuova - la BNS si aspetta una crescita compresa fra l'1,5% e il 2%: questa accelerazione rispecchia da una parte l'atteso graduale consolidamento della congiuntura internazionale e dall'altra il fattore straordinario dovuto agli introiti derivanti da grandi eventi sportivi internazionali (mezzo punto percentuale).

Nell'incontro con i giornalisti Jordan ha anche parlato dei cambiamenti climatici e di come si debba tenerne conto nei modelli di previsione. Il vicepresidente della direzione Fritz Zurbrügg ha fatto presente che la banca considera comunque al momento limitati i rischi per la stabilità del sistema bancario globale.

Il terzo membro della direzione, Andrea Maechler, ha sottolineato come i rischi climatici siano in grado di innescare o amplificare le fluttuazioni di mercato: possono quindi avere un ruolo nella politica di investimento della BNS. L'istituto non deve però a suo avviso assumere un ruolo attivo nel dibattito sul clima, perché questo non è compito della politica monetaria. La posizione della BNS - già espressa in passato - è una risposta a chi, in particolare nel mondo politico, invita la banca (diventato l'ottavo investitore istituzionale al mondo) a rinunciare a puntare sui combustibili fossili.

10 anni di "Too big to fail" - Zurbrügg ha fatto anche il punto sui dieci anni dall'introduzione della normativa "Too big to fail" (troppo grande per fallire, TBTF): UBS e Credit Suisse hanno compiuto grandi progressi, ha detto. Le due banche hanno accumulato fondi propri, ridotto le loro posizioni di rischio e adottato importanti misure organizzative per la prevenzione delle crisi. «In termini di resilienza, UBS e Credit Suisse hanno già raggiunto l'obiettivo», ha aggiunto.

Per quanto riguarda gli istituti orientati al mercato interno, la situazione appare stabile. «Grazie alla buona capitalizzazione, la maggior parte di queste banche è in grado di coprire le perdite che si verificherebbero in caso di scenari sfavorevoli», ha spiegato Zurbrügg. Tuttavia, la continua pressione sui margini fa sì che vi siano anche incentivi per un comportamento rischioso: questo vale in particolare per i prestiti ipotecari.

Come noto la politica monetaria della BNS è fortemente influenzata da quella di altri istituti. Ieri la Federal Reserve ha mantenuto fermi i tassi in una forchetta fra l'1,5% e l'1,75%. Lo stesso ha fatto oggi la Banca centrale europea (Bce): il tasso principale resta ancorato a zero, mentre le banche si vedono imporre un tasso del -0,50 sui depositi che hanno presso l'istituto di Francoforte.

La previsione: tassi negativi per 10 anni - Si prospetta un decennio di interessi negativi in Svizzera: lo afferma David Oxley, economista presso Capital Economics, nel suo commento alla decisione odierna della Banca nazionale svizzera. «La decisione di oggi non ha sorpreso nessuno», scrive Oxley. «Cinque anni dopo che la Banca nazionale ha abbassato i tassi d'interesse al di sotto dello zero, vi sono buone probabilità che vi rimarranno per i prossimi cinque anni».

Il presidente della BNS Thomas Jordan - ricorda lo specialista - ha difeso la politica della banca e ha ribadito che i benefici dei tassi d'interesse negativi superano i costi. Inoltre il leggero abbassamento dell'inflazione prevista per il 2020 dimostra che le preoccupazioni per un rincaro molto debole non sono scomparse.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE