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SVIZZERASolo nel 2018 il "club degli ultra ricchi" è diventato un po' più piccolo e povero

08.11.19 - 13:36
Negli ultimi 15 anni le aziende in mano a miliardari hanno superato la performance media del mercato. Negli ultimi cinque anni il numero di miliardari è cresciuto di quasi il 39%
Depositphotos (IgorVetushko)
Solo nel 2018 il "club degli ultra ricchi" è diventato un po' più piccolo e povero
Negli ultimi 15 anni le aziende in mano a miliardari hanno superato la performance media del mercato. Negli ultimi cinque anni il numero di miliardari è cresciuto di quasi il 39%

ZURIGO - Le società quotate in borsa di proprietà di miliardari hanno nettamente superato la performance media del mercato negli ultimi 15 anni, anche se la loro ricchezza si è contratta nel 2018. Lo segnala un studio pubblicato oggi da UBS e PwC .

L'anno scorso il "club degli ultra ricchi" è diventato un po' più piccolo e più povero in tutto il mondo, anche in Svizzera. Dopo cinque anni di crescita ininterrotta, durante i quali è quasi quadruplicato, il loro patrimonio netto si è contratto del 4,3%, attestatosi complessivamente a 8537 miliardi di dollari. Si tratta della prima diminuzione dal 2008, sottolinea il "Billionairs Report 2019".

Ciò è dovuto principalmente all'andamento negativo dei mercati azionari, ma anche al calcolo del patrimonio convertito in dollari, che ha avuto un impatto negativo soprattutto sulle attività dei super-ricchi in Asia, che resta il principale "vivaio" di miliardari.

Comunque, malgrado il calo del 2018, negli ultimi cinque anni la ricchezza dei più ricchi tra i ricchi è aumentata del 34,5%, ossia di 2200 miliardi di dollari. E in questo periodo anche il numero di miliardari è cresciuto di quasi il 39%.

E secondo il rapporto della grande banca svizzera e della società di revisione e consulenza anche a più lungo termine i paperoni non hanno sofferto: le società quotate controllate da personalità ultra-ricche hanno generato un rendimento del 17,8% tra il 2003 e il 2018, rispetto al 9,1% dell'indice globale MSCI AC.

Secondo Josef Stadler, responsabile della clientela "superdotata" (UHNW) di UBS, la sovraperformance delle aziende in questione è da attribuire al loro "appetito per l'assunzione di rischi calcolati" e alla loro "maggiore propensione a progettare e investire nel lungo termine". Inoltre, il "senso degli affari" dei miliardari si riflette anche nelle attività filantropiche, attraverso le quali essi «cercano nuovi modi per realizzare cambiamenti ambientali e sociali di grande portata».

Lo studio rileva poi negli ultimi cinque anni anche una crescita più marcata del numero di donne (+46%) nel club dei miliardari rispetto alla controparte maschile (+39%). Oggi le donne ultra-ricche sono 233, a fronte delle 160 del 2013. Due quinti sono attive nella vendita al dettaglio e nei beni di consumo.

La regione Asia-Pacifico rimane il principale "vivaio" di miliardari, benché nel 2018 il loro numero sia sceso del 7,4%, a 754. La cifra comprende però enormi variazioni: 169 individui sono usciti e 110 sono entrati nella lista dei nababbi della regione. Solo la Cina ha "prodotto" più di un miliardario a settimana l'anno scorso.

L'Asia è tallonata dal continente americano (con 749 re Mida nel 2018), che è in controtendenza, con un aumento del 4,8% rispetto all'anno precedente, conseguenza sostanzialmente dello sviluppo dei colossi tecnologici statunitensi. E il patrimonio è rimasto stabile (+0,1%).

Ma anche il Vecchio Continente, sebbene in contrazione del 5,9%, ha un numero consistente di paperoni: 598. Nella regione Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA), la ricchezza degli ultrafortunati è scesa del 6,8%, a 2400 miliardi di dollari.

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