Tale fenomeno è particolarmente accentuato per i lavoratori con meno di 30 anni
BERNA - Sempre più stress sul posto di lavoro: stando a un'indagine dell'Ufficio federale di statistica (UST), nel 2017 il 21% delle persone attive professionalmente si dichiarava «molto spesso stressato». Si tratta di tre punti percentuali in più rispetto a cinque anni prima. Inoltre si è osservato un aumento dei rischi psicosociali, mentre la frequenza di quelli fisici è rimasta stabile.
Tale fenomeno è particolarmente accentuato per il gruppo dei lavoratori con meno di 30 anni, per i quali la percentuale di persone stressate è passata dal 19% al 25%, precisa l'UST. Anche tra il personale sanitario e sociale si è assistito a un aumento (con quote passate dal 18% al 23%).
Nell'anno in rassegna, quasi la metà (49%) delle persone stressate si dichiarava «emotivamente esausta» sul proprio lavoro e presentava un rischio accresciuto di burnout.
In questi casi, tali persone presentavano sei volte più spesso sintomi di "depressione moderata o grave" rispetto a quelle non troppo stressate (24% contro 4%), sottolinea ancora l'UST.
Oltre allo stress, la metà delle persone attive professionalmente erano esposte a rischi psicosociali, quali l'estrema intensità del lavoro, la mancanza di sostegno da parte di superiori e colleghi, discriminazioni e violenze, la paura di perdere il lavoro.
La reazione dei sindacati non si è fatta attendere. Travail.Suisse, Unia e Unione sindacale svizzera (USS) esigono maggiore protezione per i lavoratori. Ne approfittano pure per ricordare la loro ferma opposizione al progetto di revisione della legge sul lavoro, che sarà discusso durante la prossima sessione delle Camere federali.
I sindacati deplorano la volontà della destra parlamentare di ammorbidire le disposizioni in materia di ore di lavoro, di rispetto dei periodi di riposo e di divieto del lavoro domenicale. Se il Consiglio degli Stati non si opporrà «a questi ulteriori oneri sulle spalle dei lavoratori», l'USS minaccia il lancio di un referendum.