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SVIZZERASiccità: bilancio contrastato per l'agricoltura

29.12.18 - 08:36
La primavera di quest'anno è stata la quarta più calda e l'estate la terza più torrida dall'inizio delle misurazioni nel 1864
Keystone
Siccità: bilancio contrastato per l'agricoltura
La primavera di quest'anno è stata la quarta più calda e l'estate la terza più torrida dall'inizio delle misurazioni nel 1864

BERNA - Bilancio contrastato per l'agricoltura svizzera nel 2018. La siccità dei tre mesi estivi ha ridotto i raccolti di cereali e barbabietole da zucchero, ma ha favorito frutti e bacche. Gli allevatori, dal canto loro, temono una nuova estate senza pioggia, che ridurrebbe considerevolmente la disponibilità di foraggio. Il mercato della carne, soprattutto quella suina, non ha subito gli effetti della meteo, ma dell'eccedenza di produzione, che riduce i prezzi.

La primavera di quest'anno è stata la quarta più calda e l'estate la terza più torrida dall'inizio delle misurazioni nel 1864, secondo l'Ufficio federale di meteorologia e climatologia (MeteoSvizzera). Nei mesi di giugno, luglio e agosto, che corrispondono all'estate meteorologica, ha piovuto molto meno rispetto alla media degli ultimi anni.

«Gli effetti della siccità sono stati contrastati», ha detto a Keystone-ATS Francis Egger, membro della segreteria generale dell'Unione svizzera dei contadini (USC). I foraggi e le colture in pieno campo (come i cereali e le barbabietole) hanno sofferto, ma per frutti e bacche si è registrata una buona annata.

Gli effetti della siccità potrebbero parzialmente farsi sentire ancora l'anno prossimo. «Alcuni agricoltori dispongono tuttora di scorte di foraggio, che potrebbero però esaurirsi all'inizio dell'anno venturo. Potrebbero essere costretti a comprare del foraggio o a vendere bestiame», osserva Egger.

Un rapporto dell'USC rivela del resto che un gran numero di aziende già quest'anno non disponeva di foraggio a sufficienza, una mancanza che ha dovuto essere compensata con importazioni: 215'000 tonnellate nei primi dieci mesi dell'anno, si legge nel documento. Vista la scarsità di foraggio già ora, un secondo anno di siccità nel 2019 sarebbe «catastrofico», avverte Egger. La meteo non ha avuto effetti sensibili sul fieno: i quantitativi sono stati simili a quelli del 2017.

Per gli orticoltori, una sfida importante è stata quella di irrigare a sufficienza le colture, il che ha portato ad un aumento dei costi di produzione. L'anno è stato complicato per le insalate, con quantità ingenti subito dopo l'inizio del raccolto a causa della primavera estremamente calda; poi però la siccità e il caldo hanno causato perdite.

Il raccolto di barbabietole ha raggiunto il livello più basso dal 2006 con la conseguenza che la produzione di zucchero non coprirà la domanda.

Anche se meno colpito dalla siccità rispetto a quanto avvenuto in altri paesi europei, il raccolto di cereali panificabili è risultato inferiore alla media del 2017. Lo stesso vale per i cereali da foraggio, che hanno sofferto maggiormente. Anche la produzione di soia ha fatto i conti con la mancanza di pioggia: i quantitativi raccolti sono diminuiti del 33% rispetto all'anno precedente.

Malgrado l'assenza di precipitazioni, la produzione di patate - 447'000 tonnellate - è nella media degli ultimi due lustri (anche se nettamente inferiore a quella del 2017).

Il tempo caldo e secco ha invece rallegrato i produttori di frutta e bacche. Secondo il rapporto dell'USC, le rese sono state superiori alla media per mele, pere, ciliegie, albicocche e lamponi. Solo il raccolto di fragole ha registrato un calo, dell'11%, rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Il tempo ha favorito anche asparagi, pomodori e girasole, che hanno registrato produzioni superiori alla media.

Pure i viticoltori possono essere soddisfatti, dato che l'annata 2018 promette di essere "eccezionale", scrive l'USC. Il clima secco e soleggiato ha permesso di limitare le malattie che colpiscono la vigna.

Per quanto riguarda la carne, l'eccedenza sul mercato dei suini - che esercita una pressione sui prezzi - continua a preoccupare gli allevatori. Secondo gli esperti, questa situazione permarrà nei prossimi anni.

I consumatori svizzeri continuano a privilegiare il pollame indigeno, la cui produzione, fino a settembre compreso, è aumentata del 5% rispetto al 2017.

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