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SVIZZERABitcoin, criptoeconomia elvetica verso il risanamento

29.10.18 - 15:25
Il settore sta maturando grazie alla regolamentazione della SEC e della Finma
Keystone
Bitcoin, criptoeconomia elvetica verso il risanamento
Il settore sta maturando grazie alla regolamentazione della SEC e della Finma

GINEVRA - Nonostante la caotica evoluzione di Bitcoin, la criptoeconomia in Svizzera si sta facendo strada e sta gradualmente entrando nei costumi, con una profusione di progetti. Dopo le battute d'arresto di molti investitori durante le dubbie ICO (Initial Coin Offering), la tendenza è verso gettoni d'investimento ("security token") che offrono una migliore protezione normativa.

«L'impennata del Bitcoin ha portato ad una maggiore comprensione della blockchain (tecnologia di memorizzazione e trasmissione delle informazioni che opera senza un organismo di controllo centrale). Come per le ICO, ha attirato molti speculatori che hanno pagato un'alta quota d'ingresso e che ora subiscono le conseguenze», ha detto Vincent Trouche, fondatore della start-up ginevrina Tokenestate, all'agenzia AWP. «Si è creata una bolla, ma forse era necessario questo passaggio affinché la tecnologia fosse adottata da tutto il mercato. Il risanamento continua».

La mode delle criptovalute, inizialmente circoscritta alle start-up, inizia a conquistare il mondo istituzionale, come testimonia il recente annuncio del lancio di una criptomoneta della Union Bank interamente ancorata al franco. Union Bank ha emesso anche un gettone di investimento.

Secondo gli specialisti, i gettoni di investimento sono il futuro della criptoeconomia. Sono considerati più sicuri e meglio sorvegliati degli "utility tokens", i gettoni di utilità che permettono di scommettere sul successo di un progetto consentendo ai suoi titolari un accesso privilegiato a un servizio o a un'applicazione nell'ambito di una campagna di raccolta fondi. In realtà, molti di questi progetti erano gusci vuoti e «il 2018 ha evidenziato i limiti degli ICO di tipo utility», osserva la società di consulenza tecnologica AltfinPartners.

La necessità di una migliore protezione sta spingendo sempre più attori verso i gettoni d'investimento, gli asset digitali basati sulla blockchain che rappresentano uno strumento finanziario i cui diritti sono regolamentati. Questi gettoni consentono, ad esempio, a seconda della loro forma, di investire in beni immobili, in una società, in un fondo e, se necessario, di avere diritti di voto o un diritto ai dividendi. Tutto questo a costi infinitamente inferiori a quelli sostenuti per la raccolta di fondi attraverso un'offerta pubblica iniziale (IPO), ad esempio. Essi competono anche con il settore del private equity (capitale non quotato).

«Il gettone d'investimento porta a qualcosa di più tangibile del gettone di utilità», spiega Jonathan Llamas, direttore di Verum Capital, un'azienda specializzata nella consulenza e nel sostegno agli imprenditori della blockchain, un settore che in Svizzera dà lavoro a circa 3000 persone. «Molte aziende che si rivolgono a noi non capiscono appieno la digitalizzazione. Occorre un grande sforzo di sensibilizzazione. Rifiutiamo circa nove progetti su dieci».

Dopo due anni di "Far West", il settore sta maturando, grazie in particolare alla regolamentazione dei «gendarmi borsistici» americano (SEC) e svizzero (Finma), osserva Costa Vayenas, il principale esperto del settore, attivo nella piazza del trust di Zurigo.

A livello globale, le ICO hanno raccolto circa 20 miliardi di dollari nei primi nove mesi dell'anno. È molto, ma non abbastanza per interessare le grandi banche tradizionali, che preferiscono non rischiare la loro reputazione partecipando a questo tipo di operazioni. «Siamo interessati alla tecnologia (blockchain), ma non raccomandiamo né commerciamo con le valute elettroniche», afferma UBS.

La rivoluzione comunque sembra avviata. Dalla seconda metà del 2017, la Finma ha visto un significativo aumento della domanda di criptomonete e ICO e una diminuzione della domanda di finanziamenti partecipativi.

«L'ecosistema si sta strutturando, attraverso piattaforme di trading dedicate e regolamentate che forniscono liquidità», osserva AltfinPartners. La SIX Swiss Exchange, con la sua futura piattaforma per il trading e la custodia di attività digitali, ma anche Lykke e Taurus a Ginevra, contribuiscono a questo boom digitale, in cui la Svizzera è in prima linea. Ci sono ancora molte insidie, soprattutto quelle legali, molti elementi ritardano il processo, ma le aziende non possono permettersi di prevedere una riflessione e una strategia sulla blockchain, secondo gli specialisti.

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