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SVIZZERAOltre 800mila svizzeri vogliono lavorare di più

19.06.18 - 10:55
Secondo gli studi di Credit Suisse, c'è un elevato potenziale di persone inattive che desidererebbero un impiego, soprattutto donne e anziani
Oltre 800mila svizzeri vogliono lavorare di più
Secondo gli studi di Credit Suisse, c'è un elevato potenziale di persone inattive che desidererebbero un impiego, soprattutto donne e anziani

ZURIGO - Si fanno maggiori investimenti; si assume più personale. Per l'economia svizzera siamo di fronte a un mini-boom, giurano gli economisti di Credit Suisse, secondo cui nel 2018 si registrerà una crescita del 2,2%, nettamente superiore alla media. La buona notizia è però anche l'occasione per mettere in guardia: il calo dell'immigrazione, l'invecchiamento demografico e la carenza di personale qualificato sono un fattore frenante per il mercato del lavoro elvetico, sul quale occorre intervenire per tempo. 

Altrimenti detto, vi è potenziale sottosfruttato fra non occupati, sottooccupati e le cosiddette "riserve latenti", cioè donne e pensionati. A segnalarlo è il numero odierno di «Monitor Svizzera», dove si avverte: in assenza di importanti modifiche agli incentivi al lavoro e alla politica di assunzione delle aziende, la mobilitazione di queste risorse rimarrà difficile. 

Data la vigorosa crescita occupazionale, la carenza di personale qualificato dovrebbe aggravarsi. Nel 1° trimestre il numero di posti vacanti è infatti aumentato di oltre il 17% rispetto allo scorso anno. Finora la risposta della Svizzera a questo problema è stata l'immigrazione. A causa del calo del saldo migratorio e del progressivo invecchiamento demografico, assumono tuttavia maggiore importanza le risorse esistenti.

Si tratta di un potenziale elevato, secondo gli economisti di Credit Suisse: in tutta la Svizzera, 837'000 persone (il 13,2 % della popolazione residente in età fra i 15 e 74 anni, dato 2016) nell'ambito della Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera Rifos hanno espresso il desiderio di lavorare (maggiormente). Di queste, 238'000 sono senza lavoro e 332'000 sottooccupate. «Il disallineamento tra le qualifiche di queste persone alla ricerca di un impiego e la domanda porta a una certa disoccupazione di base anche in un mercato del lavoro flessibile come quello svizzero», spiega Oliver Adler, capo-economista per la Svizzera presso Credit Suisse. «Occorre garantire migliori opportunità di mobilità tra le cosiddette riserve latenti, persone inattive che manifestano sostanzialmente il desiderio di lavorare». Secondo gli analisti di Credit Suisse si tratterebbe di circa 267'000 persone, in gran parte anziani e donne. 

La partecipazione al mondo del lavoro dei dipendenti più anziani in Svizzera è in realtà elevata. Ma una volta usciti dal mercato del lavoro, gli anziani fanno decisamente più fatica a trovare una nuova occupazione. Secondo il sondaggio condotto nel 2017 da Credit Suisse, finora solo una pmi su quattro si è detta propensa ad assumere personale oltre l'età pensionabile prevista dalla legge. Anche sul fronte dei lavoratori si presentano ostacoli rispetto a una maggiore partecipazione al mondo del lavoro da parte degli anziani: tra le persone di età compresa tra 66 e 74 anni, nell'ambito della Rifos appena il 7% ha espresso interesse a continuare a lavorare.

«Una parte consistente si gode la meritata pensione e si renderebbe disponibile solo in caso di occupazione particolarmente interessante sul piano dei contenuti e della retribuzione», specifica Adler. Un'opzione probabilmente efficace per sfruttare maggiormente le risorse lavorative meno giovani sarebbe, secondo Adler, l'innalzamento dell'età pensionabile. Il dibattito sulla fallita riforma della Previdenza per la vecchiaia 2020 ha tuttavia dimostrato che questa misura è ancora percepita come un argomento tabù. 

Il 60% delle persone disponibili, ma non in cerca di impiego, è costituito da donne. In questo caso a determinare la rinuncia a una ricerca attiva di un impiego sono soprattutto gli impegni familiari. E sebbene quattro madri su cinque siano impegnate in un'attività lavorativa, la netta maggioranza lavora con un grado di occupazione ridotto. Secondo gli economisti di Credit Suisse, a ostacolare lo sfruttamento di queste ulteriori risorse lavorative è l'offerta di asili nido e scuole a tempo pieno, in molti casi ancora insufficiente e costosa, nonché taluni disincentivi fiscali per coniugi con doppio reddito. «Se il miglioramento delle condizioni quadro strutturali non viene attuato con sufficiente determinazione, le risorse latenti sul mercato del lavoro sono destinate a rimanere tali a lungo», sostiene Adler.

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