Cerca e trova immobili

SVIZZERAAttività all'estero rischiose per le banche elvetiche

27.10.14 - 14:26
L'accesso ai mercati esteri è cruciale, in diversi paesi può risultare illegale reclutare clienti
Foto Archivio Ti-Press
Attività all'estero rischiose per le banche elvetiche
L'accesso ai mercati esteri è cruciale, in diversi paesi può risultare illegale reclutare clienti

BERNA - Per la Svizzera, leader mondiale della gestione patrimoniale transfrontaliera, l'accesso ai mercati esteri è cruciale. In assenza di accordi politici, però, diverse attività oltre confine sono ad alto rischio per i banchieri elvetici. In particolare, in diversi paesi può risultare illegale reclutare clienti, anche se essi sono in regola con il fisco.

Alla fine del 2013 gli attivi in gestione sul suolo elvetico ammontavano a 6,14 miliardi di franchi, di cui oltre la metà (51,3%) provenienti dall'estero. La Svizzera, tallonata da Singapore, ha una quota del 26% nella gestione patrimoniale mondiale. L'accesso al mercato estero è quindi di importanza primordiale per il futuro della sua piazza finanziaria. Ma attualmente un banchiere svizzero può commettere un reato se decide di offrire alcune prestazioni a clienti all'estero.

Ad esempio, un consulente ginevrino che si reca di propria iniziativa a Parigi per parlare di investimenti con un cliente potenziale rischia fino a tre anni di prigione. Gli incontri di cortesia sono ammessi, ma guai a lasciare prospetti pubblicitari o carte da visita. In senso inverso, invece, il cliente francese può visitare il suo banchiere elvetico oppure telefonargli.

Agli istituti sottoposti al controllo dell'Autorità federale di sorveglianza dei mercati finanziari (FINMA) non viene imposto di rispettare il diritto estero, spiega all'ats il portavoce della stessa FINMA Vinzenz Mathys. Inoltre, sebbene gli averi non dichiarati al fisco siano ora banditi, il diritto elvetico non proibisce formalmente alle banche di accettarli: chiede una garanzia di "attività irreprensibile", che implica l'obbligo di determinare, ridurre e controllare i rischi giuridici e per la reputazione.

Secondo Carlo Lombardini, avvocato bancario e professore all'università di Losanna, "la situazione è molto seria. Le banche svizzere devono respingere i clienti stranieri non in regola con il fisco, e non possono nemmeno andare a reclutare quelli con le dichiarazioni esatte".

A dipendenza dei paesi e dei settori di attività, gli operatori esteri di servizi finanziari sono soggetti a regole molto differenti. Un banchiere svizzero in viaggio d'affari negli Stati Uniti, in Cina o in Messico può trovarsi in una situazione illegale. Lo stesso vale nell'Unione europea, ma non per un suo concorrente lussemburghese o londinese.

La Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI) precisa che per ora esiste un accordo bilaterale con la Germania per facilitare l'accesso ai fornitori di servizi svizzeri, anche senza presenza fisica oltre Reno. Per Austria e Gran Bretagna i principi sono fissati negli accordi fiscali "Rubik" sull'imposta liberatoria alla fonte.

Nel frattempo, servire un cliente in Francia, Italia o Spagna resta un'attività delicata, secondo Sindy Schmiegel dell'Associazione svizzera dei banchieri (ASB). Per quest'ultima la priorità è l'UE, e la ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf dovrebbe iniziare al più presto possibile dei colloqui bilaterali. Secondo l'ASB non c'è invece nulla da negoziare con gli Stati Uniti.

Per Carlo Lombardini la filiale oltre frontiera non è la panacea: "UBS e Credit Suisse si sono illuse di ricreare altrove il modello d'affari svizzero", ma, sottoposta alle limitazioni locali, l'attività "on shore" è meno redditizia oltre che meno attrattiva per la clientela. Da qui l'interesse di gestire i patrimoni dalla Svizzera. Secondo l'esperto, i rischi sono però aumentati con l'espansione di queste attività: dal livello "artigianale" esse hanno oramai raggiunto la scala industriale. "Tutti conoscevano le regole. Nessuno pensava che venissero applicate", conclude.

In seguito alla crisi finanziaria mondiale, molti paesi hanno intrapreso riforme con l'obiettivo di rafforzare la stabilità dei sistemi bancari. La regolamentazione dei mercati è diventata più severa, anche per migliorare la trasparenza e la protezione dei clienti. Tutto ciò può però comportare "un certo rischio di tendenze protezionistiche", secondo la SFI.

Ats Ans

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE