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SVIZZERACosa ne pensano la politica e l'economia delle novità sul Covid decise dal Consiglio Federale

16.02.22 - 14:43
Tutte le reazioni al Freedom Day dall'esultanza dei ristoratori alla politica che è più o meno entusiasta della novità.
Keystone
Cosa ne pensano la politica e l'economia delle novità sul Covid decise dal Consiglio Federale
Tutte le reazioni al Freedom Day dall'esultanza dei ristoratori alla politica che è più o meno entusiasta della novità.
I dettaglianti: «Mascherina raccomandata per il personale», i trasporti: «Sarà impossibile controllare».

BERNA - Non si sono fatte attendere le reazioni alle decisioni di oggi del Consiglio Federale riguardo alla rimozione di gran parte delle misure legate al Covid.

GastroSuisse: «Aspettavamo questo momento da molto tempo» - I primi a pronunciarsi, e comprensibilmente, sono stati gli esercenti per voce di GastroSuisse che si dice «estremamente sollevata» dalle decisioni dell'Esecutivo rispetto alle mascherine e, soprattutto, «sull'obbligo del Certificato, fortemente dannoso per molte branche professionali». Malgrado il motivo d'esultanza per un cambiamento «atteso da molto tempo», resta l'allarme sulla situazione quello del settore ristorazione/ospitalità «ancora estremamente grave».

I dettaglianti: «Mascherina raccomandata per il personale» - Se i clienti potranno decidere di loro spontanea volontà se indossare o meno la mascherina, è probabile che molti negozi manterranno l'obbligo per il personale. Lo conferma la Swiss Retail Federation - l'associazione-ombrello dei dettaglianti - che «raccomanda al personale dei negozi di continuare a indossarla nell'area clienti».

I locali «è un bel segnale per i giovani» - Particolarmente soddisfatti locali e club, come conferma un comunicato di oggi della Commissione svizzera dei bar e dei club (CSBC): «È un segnale importante per i giovani», commenta il Csbc che però rende chiede anche che Berna intervenga per sostenere il settore che è stato il più colpito in assoluto dalla pandemia.

L'UDC: «Via la mascherina anche, dai mezzi subito» - Bene, ma non abbastanza, è questa la sensazione dell'Udc svizzero in relazione alle novità di oggi. Si apprezza la rimozione «del Certificato Covid discriminatorio» ma si rincara: «con il Freedom Day deve terminare anche la “situazione speciale” in cui si trova la Confederazione, quindi le mascherine vanno tolte da oggi, inoltre la politica legata al Covid di Berna deve essere completamente rivista».

I Liberali: «Bene, ma non dimentichiamo gli ultimi due anni» - Positiva anche la reazione del Partito Liberale svizzero che «si compiace dell'allentamento deciso oggi dal Consiglio Federale». Un ritorno alla normalità non deve però far dimenticare il biennio trascorso: «Si faccia tesoro degli ultimi due anni, solo così possiamo evitare che gli errori si ripetano». 

Anche i Liberali ticinesi fanno eco alla soddisfazione per la notizia arrivata «dal nostro Consigliere federale e Presidente della Confederazione, Ignazio Cassis». Tempo ora di guardare al futuro «è quindi arrivato il momento di guardare davvero al rilancio della società, dell’economia».

L'Alleanza del Centro: «Ha prevalso la pragmaticità» - Le misure annunciate oggi sono accolte favorevolmente dall'Alleanza del Centro, che parla «di un grande passo verso la normalità» seguendo «un percorso collaudato, equilibrato e pragmatico». 

La Gioventù Socialista: «La pandemia non è finita perché lo ha deciso Berna» - Critica e fuori dal coro, la presa di posizione dei giovani socialisti svizzeri, delusi dalla rimozione di tutte le norme Covid: «Anche se il Consiglio Federale lo ha deciso, la pandemia non è finita. Con queste decisioni lascia tutto alla libertà individuale, ignorando le persone a rischio». Da non dimenticare, secondo loro, anche la sfida sul medio termine legata al Long Covid. 

Più posato ma sulla stessa lunghezza d'onda è anche il Partito Socialista, che si raccomanda di non trascurare i soggetti a rischio ricordando che «i datori di lavoro sono ancora obbligati a garantire la protezione dei loro dipendenti». Chiudendo con un: «La pandemia non è finita, potrebbe riaccendersi in qualsiasi momento».

I trasporti: «Sarà difficile far rispettare il divieto» - Preoccupazione giunge invece dall'Unione dei trasporti (Utp) pubblici che lamentano la difficoltà di far rispettare le misure nell'eccezionalità della loro situazione. Malgrado ciò, ha confermato il direttore dell'Utp all'agenzia stampa Keystone-ATS «faremo il possibile per fare il nostro dovere, sperando che lo status particolare non duri troppo a lungo».

 

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