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LUCERNASuicida a Malters, la donna forse soffriva di schizofrenia paranoica

01.07.19 - 16:10
È quanto emerge da una perizia commissionata dal Tribunale cantonale
Keystone (archivio)
Suicida a Malters, la donna forse soffriva di schizofrenia paranoica
È quanto emerge da una perizia commissionata dal Tribunale cantonale

MALTERS - La donna di Malters (LU) suicidatasi nel marzo del 2016, dopo essersi asserragliata in casa per impedire ad agenti di trovare la piantagione di canapa del figlio, soffriva molto probabilmente di schizofrenia paranoica. È quanto emerge da una perizia commissionata dal Tribunale cantonale. Durante l'udienza odierna è inoltre stata delucidata una comunicazione radio della polizia.

Le forze dell'ordine lucernesi avevano fatto irruzione nell'abitazione situata a una decina di chilometri a ovest di Lucerna il 9 marzo a causa della piantagione. La pensionata era sola in casa e si è sparata durante l'operazione degli agenti.

Nel giugno del 2017 i capi della polizia cantonale e di quella giudiziaria, Adi Achermann e Daniel Bussmann, furono assolti in prima istanza dal Tribunale distrettuale di Kriens dall'imputazione di omicidio colposo. Il figlio della donna - che durante l'operazione si trovava in carcere - aveva però presentato ricorso contro la decisione, ritenendo che gli agenti abbiano agito in modo sproporzionato provocando così il suicidio.

Nell'agosto del 2018 i due comandanti dovettero rispondere in secondo grado al Tribunale cantonale. Pochi giorni dopo la prima seduta del processo d'appello, la corte cantonale riferì di non essere ancora in grado di emettere una sentenza poiché, sulla base degli atti disponibili, non era possibile valutare in modo affidabile se la donna al momento di suicidarsi fosse in grado d'intendere. Una perizia ha ora chiarito tale punto.

Nella sua arringa, l'avvocato del ricorrente, Oskar Gysler, ha sottolineato che la donna non ha preso liberamente la decisione di suicidarsi, ma sotto pressione. Le mancava la facoltà cognitiva e aveva una percezione distorta della realtà. Credeva di dover rimanere per un periodo prolungato in una struttura psichiatrica e «non ha ricevuto il tempo di riflessione che aveva chiesto». Ciò è equiparabile ad un rifiuto, ha affermato il legale.

Il fatto che la donna non abbia voluto far accedere gli agenti nella sua abitazione, dimostra che ha valutato erroneamente la realtà, ha detto il procuratore straordinario Christoph Rüedi. La considerazione che preferisse il suicidio al ricovero in ospedale non ha senso: «Questa non è una decisione ragionevole», ha aggiunto. Si è evidentemente sentita messa alle strette, ha precisato.

Secondo la difesa dei due imputati, gli esperti hanno stabilito che la donna era «vigile, consapevole e orientata» durante le conversazioni telefoniche con la polizia. «La donna è stata in grado di annunciare in modo chiaro la sua intenzione di non voler mai più essere ricoverata in psichiatria» e ha in ogni momento avuto un «riferimento intatto con la realtà».

Comunicazione radio prima dell'irruzione - In occasione della seconda udienza di appello, ha inoltre avuto luogo un altro interrogatorio del responsabile dell'operazione, in particolare riguardo ad una comunicazione radio avvenuta prima dell'irruzione.

Alla prima udienza, l'avvocato del figlio della vittima aveva affermato che da un estratto delle comunicazioni emergeva che per il comando operativo era già chiaro in anticipo che si sarebbe entrati prima di pranzo, indipendentemente dalla situazione.

Il testimone interrogato ha affermato in tribunale di essersi trovato sul posto dalle 6.00 del secondo giorno dell'operazione. Nel corso del rapporto sulla situazione e il cambio turno «è emerso che nulla era cambiato durante la notte», ha affermato. La donna non era pronta a negoziare.

Alle 9.12 il responsabile dell'intervento ha comunicato per radio al capo tiratore di irrompere verso le 11.00 «anche se la donna andava a dormire o si trincerava in una stanza» a condizione che questa si trovasse a vista, non avesse un'arma né in mano né a portata di mano e che tutte le forze d'intervento fossero pronte. Dopo le 11.00 il responsabile ha effettivamente ricevuto il via libera da parte di Bussmann, che ha sua volta passato l'informazione verso le 12.00.

«Se la donna fosse stata disposta a comunicare, l'irruzione non avrebbe mai e poi mai avuto luogo», ha detto Bussmann. Secondo la procura, nell'insieme sussistono diverse contraddizioni: «Molto fa pensare che l'intervento avrebbe dovuto essere svolto indipendentemente da ciò che sarebbe successo».

Il tribunale intende comunicare ancora oggi riguardo alla sentenza o al prosieguo.

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