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ARGOVIAStuprò e uccise una prostituta, Strasburgo: «Va risarcito»

30.04.19 - 18:00
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha riconosciuto un risarcimento di 25'000 euro al giovane che da minorenne ammazzò barbaramente la donna. «Il collocamento a scopo di cura non aveva base legale»
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Per quel brutale assassinio - compiuto nel febbraio del 2008 - era stato condannato a quattro anni di carcere.
Per quel brutale assassinio - compiuto nel febbraio del 2008 - era stato condannato a quattro anni di carcere.
Stuprò e uccise una prostituta, Strasburgo: «Va risarcito»
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha riconosciuto un risarcimento di 25'000 euro al giovane che da minorenne ammazzò barbaramente la donna. «Il collocamento a scopo di cura non aveva base legale»

AARAU - Va risarcito con 25'000 euro per torto morale più 7000 euro per le spese uno svizzero, oggi 29enne, condannato nel 2011 a quattro anni di carcere per avere brutalmente stuprato e assassinato - nel 2008 quando era ancora minorenne - una prostituta nel canton Argovia. Lo impone una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo pubblicata oggi.

Secondo Strasburgo il collocamento «a scopo di cura o di assistenza» del giovane allo scadere della pena era privo di base legale e ha violato l'articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, relativo al «diritto alla libertà e alla sicurezza».

Brutale assassinio - Nel febbraio 2008 il giovane, che non aveva ancora compiuto i 18 anni (è nato nel 1990), si era arrampicato sulla facciata di un edificio di Aarau che ospitava un salone erotico ed era penetrato in una camera. Qui l'adolescente aveva dapprima violentato per due volte una prostituta 40enne, che aveva poi ucciso «in modo particolarmente odioso», secondo quanto rammenta la Corte di Strasburgo.

Il Tribunale dei minorenni di Lenzburg (AG) gli aveva inflitto nel novembre 2011 quattro anni di carcere, la massima pena prevista dal diritto penale minorile. Per proteggere la società dal giovane, cui erano state riscontrate turbe psichiche, aveva inoltre ordinato una «privazione della libertà a scopo di assistenza» una volta scontata la condanna.

Il Tribunale federale ha in seguito confermato la fondatezza della misura, ritenendo che il rischio di recidiva non potesse essere sottovalutato a causa degli impulsi sadici del giovane delinquente.

Battaglia a Strasburgo - Il giovane è così rimasto in carcere ma ha proseguito la sua battaglia fino alla Corte di Strasburgo, che ha ricevuto il 19 dicembre 2014 il suo ricorso, relativo al periodo tra aprile 2014 e aprile 2015. Lo svizzero sosteneva che la misura a suo carico non poggiava su alcuna base legale e si lamentava inoltre di non essere stato posto in un istituto appropriato.

Il giudizio del tribunale europeo non concerne dunque i successivi prolungamenti della detenzione. Nella sentenza la Corte - secondo quanto riassume un suo comunicato - constata che «il richiedente era detenuto senza base legale e a titolo puramente preventivo» nell'ala di sicurezza del penitenziario di Lenzburg. E aggiunge che, detto questo, «non è necessario rispondere alla domanda se l'istituzione in cui si è effettuata la detenzione era appropriata».

Disposizioni vigenti - La disposizione in base alla quale il giovane era stato collocato è stata modificata nel Codice civile svizzero con effetto al primo gennaio 2013. Nel novembre dello stesso anno il Tribunale federale aveva però confermato che le condizioni per la misura sussistevano ancora.

L'attuale articolo 426 prevede che una persona che soffre di una turba psichica o di una disabilità mentale possa essere «ricoverata in un istituto idoneo se le cure o l'assistenza necessarie non possono essere prestate altrimenti» e aggiunge che «l'onere che sopportano i congiunti e i terzi e la loro protezione devono essere considerati».

Nelle sue motivazioni riassunte nella nota, la Corte di Strasburgo rileva che secondo le precisazioni al riguardo del Consiglio federale «la protezione di terzi può costituire un elemento supplementare per l'apprezzamento della situazione ma non è determinante da sola». Dal canto suo - aggiunge - il Tribunale federale ha «espressamente sottolineato nella sua sentenza di principio che una privazione della libertà a fini di assistenza per il solo motivo della messa in pericolo di altre persone non era prevista dalla legge e non costituiva un motivo di collocamento».

Secondo quanto si apprende dal comunicato della Corte, il giovane è stato trattenuto fino all'agosto 2015 nell'ala di sicurezza del penitenziario di Lenzburg, dopo di che è stato trasferito nell'unità generale di esecuzione delle pene dello stesso carcere. Il provvedimento è stato prolungato più volte fino al settembre 2018. Nel giugno dello stesso anno, un tribunale argoviese ha disposto il successivo collocamento in un alloggio esterno.

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