Quattro membri del Club Alpino Svizzero sono stati investiti da una valanga, ieri, in Scozia. Tre di loro sono morti, il quarto è sotto shock ma ha deciso di parlare dal suo letto d'ospedale
SION - «I miei tre amici mi avevano proposto questo viaggio per cambiare un po' aria, visto che sto vivendo un momento difficile. Alla fine ho accettato e organizzato quest'escursione». Mathieu Biselx, 30 anni, ha visto da vicino la morte. Presidente del Club Alpino Svizzero (CAS) di Sion, è stato investito ieri da una valanga in Scozia. I tre amici, anch'essi membri del CAS - 33, 42 e 43 anni - hanno tragicamente perso la vita. Lui è sopravvissuto, anche se è attualmente si trova ricoverato a Glasgow, in un reparto di terapia intensiva. «Sono seriamente ferito ad entrambe le gambe. Anche la mia schiena, una spalla e un braccio sono stati colpiti, ma me la caverò. Mentre i miei compagni... È un terribile dramma», ha raccontato a Le Nouvelliste.
«Quando mi sono svegliato, la mia testa spuntava dalla neve» - Ancora sotto shock, riesce tuttavia a raccontare quanto accaduto: «Siamo arrivati domenica sera in Scozia. E martedì era la nostra prima uscita in montagna. Erano tra le 12 e le 13 quando tutto ha cominciato a tremare. Non eravamo molto in alto e all'improvviso abbiamo sentito un rumore. Ci siamo voltati e due secondi dopo siamo stati investiti da una neve pesante e compatta. Ho perso conoscenza e quando mi sono svegliato, solo la testa e un braccio uscivano dalla massa di neve».
La tristezza è grande anche per gli altri membri del CAS di Sion. Uno di loro, contattato da 20 minutes, fatica a trovare le parole. «Non è la prima volta che perdo una persona cara a causa di una valanga. Ma perderne tre, all'improvviso... È un dramma, una tragedia. L'intero club è sotto shock», commenta.
Alpinisti navigati - Dei tre morti, uno è svizzero mentre gli altri due sono cittadini francesi. «Ma tutti vivevano in Vallese e erano persone molto ben integrate. Due di loro erano padri di famiglia», sottolinea Laurent. Quest'ultimo spiega anche che, malgrado i quattro fossero membri CAS di Sion, avevano organizzato questa gita in privato: «L'uscita non faceva parte del nostro programma ufficiale», insiste.
Per quanto riguarda il fatto che avrebbero dovuto rinunciare all'ascesa del Ben Davis, a causa delle condizioni meteorologiche difficili, Laurent è irremovibile: «Erano persone straordinarie, molto esperte e che conoscevano benissimo la montagna. Non sarebbe mai dovuto succedere. Non a loro... È la fatalità ad essere l'unica responsabile di quanto accaduto».