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BASILEAL’Università di Basilea rifiuta l’ammissione ad un iracheno

03.03.19 - 20:26
Il ragazzo avrebbe voluto riprendere gli studi in farmacia. Ma per Berna è un potenziale terrorista
Fotolia
L’Università di Basilea rifiuta l’ammissione ad un iracheno
Il ragazzo avrebbe voluto riprendere gli studi in farmacia. Ma per Berna è un potenziale terrorista

BASILEA - Un cittadino iracheno di 27 anni avrebbe voluto riprendere gli studi in farmacia presso l’Università di Basilea, ma la sua ammissione è stata rifiutata dall’ateneo. Motivo: il Servizio delle attività informative della Confederazione lo ritiene una seria minaccia per la sicurezza del nostro paese, stando a quanto riportato dalla Schweiz am Wochenende.

L’uomo è arrivato in Svizzera vent’anni fa, e ha ottenuto la maturità in un liceo basilese, prima di studiare farmacia sempre a Basilea per un semestre. Le autorità, indagando, hanno però notato delle attività negli «ambiti salafiti e jihadisti» della città. Il giovane aveva partecipato ad una campagna che prevedeva la distribuzione del corano, e frequentava anche la moschea di Basilea nella quale l’imam aveva "caldamente consigliato" ai figli dei fedeli di non stringere la mano alla maestra perché donna. Anche il ragazzo si era rifiutato di stringere la mano di una sua professoressa durante l’esame orale della maturità.

I servizi segreti lo accusano inoltre di essersi recato due volte in Siria e Iraq e di avere avuto contatti con organizzazioni terroristiche. Ma il ragazzo ha smentito: stando alla sua testimonianza avrebbe fatto il giro dell’Iraq a 23 anni a causa della nostalgia di casa. Avrebbe dunque attraversato la frontiera con l’Iran in taxi e sarebbe stato imprigionato per un anno. Sarebbe poi stato liberato dai servizi segreti iraniani per rivelare informazioni sull’Isis in Iraq.

Una storia non credibile secondo la Confederazione, che al suo ritorno in Svizzera l’aveva arrestato, e liberato sei mesi dopo. Tuttavia la Confederazione non può rinviarlo in Iraq a causa dei suoi trascorsi, perché rischierebbe di essere torturato dal regime.

Il giovane iracheno è in lotta con l’Università di Basilea perché ufficialmente non ha commesso nessun reato, e non è stato mai condannato. Secondo il Tribunale federale ha inoltre diritto ad un avvocato per il processo contro l’ateneo.

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