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SVIZZERAProsciolto il fondatore di Dignitas

01.06.18 - 14:17
Ludwig A. Minelli, 85 anni, era accusato di ripetuta istigazione al suicidio e di usura. Il Tribunale di Uster gli ha concesso un risarcimento di 135'000 franchi
Keystone
Prosciolto il fondatore di Dignitas
Ludwig A. Minelli, 85 anni, era accusato di ripetuta istigazione al suicidio e di usura. Il Tribunale di Uster gli ha concesso un risarcimento di 135'000 franchi

ZURIGO - Il Tribunale distrettuale di Uster, nel canton Zurigo, ha prosciolto oggi Ludwig A. Minelli, fondatore dell'organizzazione di assistenza al suicidio Dignitas e gli ha concesso un risarcimento di 135'000 franchi a carico dello Stato. L'85enne era accusato di ripetuta istigazione al suicidio e di usura, ma secondo la corte il pubblico ministero - che ha già preannunciato un ricorso in appello - non è stato in grado di provare un indebito arricchimento dell'imputato.

Non si tratta dunque di un'assoluzione con formula piena. Il tribunale ha sentenziato in base al principio "in dubio pro reo", ossia "nel dubbio (la decisione va) a favore dell'imputato", rilevando che non è compito di Minelli giustificare i suoi motivi altruistici, ma spetta all'accusa provare che abbia agito per motivi egoistici. «Il procuratore non ci è riuscito», ha affermato il presidente della corte motivando l'assoluzione.

L'aiuto al suicidio è di principio legale in Svizzera. Tuttavia non se è prestato «per motivi egoistici». Chiunque con tali intenti istighi qualcuno a togliersi la vita o gli presti aiuto è punito con una pena detentiva fino a cinque anni o con una pena pecuniaria, prevede l'articolo 115 del Codice penale.

Il processo si era tenuto lo scorso 18 maggio. Il pubblico ministero accusava Minelli e la sua organizzazione - che ha appena festeggiato i 20 anni di attività - di aver agito a scopo di lucro in relazione alla morte di tre cittadine tedesche che si erano rivolte a Dignitas nel 2003 e nel 2010, incassando molto più del dovuto.

Nel 2003 Dignitas aveva accompagnato alla morte una 80enne, che non era malata terminale e che aveva in precedenza lasciato in eredità all'organizzazione 100'000 franchi. Stando all'atto d'accusa, i costi effettivi di un suicidio assistito dovrebbero essere di poche migliaia di franchi.

L'inchiesta si è concentrata anche sul doppio suicidio assistito nel 2010 di una madre di 84 anni e della figlia di 55. Ognuna di loro avrebbe pagato oltre 10'000 franchi, sebbene i costi effettivi ammontassero - sempre secondo l'accusa - a non più della metà di tale cifra.

La corte non ha però seguito le argomentazioni del procuratore Andrej Gnehm, che chiedeva per Ludwig Minelli una pena pecuniaria con la condizionale di 360 aliquote giornaliere da 180 franchi, ossia 64'800 franchi in tutto, oltre a una multa di 7500 franchi e il pagamento delle spese giudiziarie. Ora invece sarà il Cantone a dovergli pagare un cospicuo risarcimento dei costi processuali, 130'000 franchi che serviranno a Minelli per pagare il suo avvocato.

Al processo l'imputato si era difeso sparando a zero sul procuratore e definendo inconsistenti e assurde le accuse perché a suo avviso non c'è stato alcun arricchimento da parte sua.

Il tribunale di Uster, chiamato per la prima volta in Svizzera a chiarire quanto sia lecito che costi un suicidio assistito, non ha fornito una risposta in cifre. Ha però giudicato che gli importi incassati non siano stati eccessivi: «Dignitas ha dovuto assumersi costi molto più alti di quelli elencati dal procuratore», ha detto il giudice.

Anche l'onorario personale di Minelli di 130'000 franchi non è esagerato, secondo il tribunale. «È lecito che il presidente realizzi un guadagno», è la normale retribuzione per una funzione dirigenziale nel settore non profit, ha detto il giudice.

Il magistrato ha tuttavia rilevato che le indagini si sono limitate a tre soli casi. «Questa assoluzione - ha detto - non può essere interpretata in alcun modo come un 'via libera' per organizzazioni di assistenza al suicidio e in particolare per Dignitas».

È importante - ha aggiunto - che polizia e Procura si occupino di ogni suicidio accompagnato e indaghino nel caso di aspetti poco chiari. «Sarebbe auspicabile che le organizzazioni di assistenza al suicidio mostrassero trasparenza e mettessero a disposizione i documenti», ha detto ancora il giudice rivolgendosi a Minelli. Questi aveva tuttavia ricorso in passato con successo fino al Tribunale federale contro una simile richiesta riguardo alle cifre di Dignitas.

Il procuratore Gnehm da detto dopo la comunicazione della sentenza di non ritenere un insuccesso la sconfitta subita. Ha affermato di aver voluto infine fare oggetto l'aiuto al suicidio di un processo esemplare. Per lui il caso non è ancora chiuso, ha aggiunto, preannunciando un probabile ricorso in appello al Tribunale superiore cantonale.

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