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ARGOVIAStrage di Rupperswil: «Il killer ha abbastanza sangue freddo per convivere con le sue colpe»

12.03.18 - 17:25
Will Thomas N. si pentirà in tribunale? Lo psichiatra forense Thomas Knecht cerca di scrutare nella psiche dell'assassino
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Strage di Rupperswil: «Il killer ha abbastanza sangue freddo per convivere con le sue colpe»
Will Thomas N. si pentirà in tribunale? Lo psichiatra forense Thomas Knecht cerca di scrutare nella psiche dell'assassino

LENZBURG - Si apre domani, al Tribunale distrettuale di Lenzburg (AG), il processo per il quadruplo assassinio di Rupperswil, un massacro che aveva scosso l'opinione pubblica svizzera per la sue efferatezza. Alla sbarra c'è Will Thomas N., 34enne originario della stessa località in cui si svolsero i fatti il 21 dicembre 2015. Per motivi di spazio e di sicurezza il processo si terrà nei locali della polizia mobile di Schafisheim. Durante i quattro giorni di dibattimenti tutti gli spettatori - 35 persone autorizzate e 65 giornalisti accreditati - dovranno passare un controllo.

Per cercare di capire come un uomo possa compiere un atto simile (ha sgozzato una madre di famiglia 48enne, i suoi due figli di 13 e 19 anni, nonché l'amica 21enne del primogenito), si è espresso lo psichiatra forense Thomas Knecht che al portale 20 Minuten ha evidenziato l'eccezionalità di questo delitto: «È certamente qualcosa che non ti aspetteresti da una persona comune. Non solo si deve essere capaci di perpetrare un simile atto, ma bisogna essere in grado di affrontarlo successivamente. C'è bisogno di un equipaggiamento mentale speciale».

Di che tipo?
«Sicuramente una resilienza superiore alla media, quindi anche la capacità di superare l'inibizione omicida o di essere sopraffatti emotivamente da essa. Una certa mancanza di empatia ha un ruolo importante. Significa che non ci si identifica con la sofferenza delle vittime. E certamente è necessaria una componente di brutalità per fare il passo decisivo. Soprattutto se l'omicidio avviene da una distanza breve, tramite un coltello».

Come valuterebbe la psiche del colpevole?
Sono evidenziabili tre a quattro dimensioni della personalità del soggetto. La prima dimensione è quella narcisista. Questa porta a un egoismo malsano. I narcisisti tendono a vedere il loro ambiente come un oggetto da sfruttare, materialmente o sessualmente. Per il narcisista le altre persone servono solo a soddisfare i suoi bisogni».

E il secondo fattore?
«È quello dell'intelligenza machiavellica. Il soggetto spinge le altre persone, se necessario contro la loro volontà, a comportarsi come vorrebbe, in modo funzionale ai propri scopi. Qui sono coinvolte una certa abilità manipolativa, la capacità di assumere il controllo e una forte personalità. Il terzo fattore è la "psicopatia". Si tratta dell'estrema spietatezza. Il soggetto, privo di impulsi emotivi, riesce ad attaccare, uccidere o abusare degli altri e fare tutto questo senza essere sopraffatto da sentimenti negativi. Poi c'è una quarta dimensione, quella del sadismo. È possibile che abbia giocato un ruolo il desiderio di tortura».

Thomas N. può mai essere pentito?
«Se qualcuno pianifica un atto così minuzioso, credo che abbia anche abbastanza sangue freddo per conviverci senza rimorso alcuno».

La freddezza si riflette anche nel fatto che Thomas N. sia andato allo Steakhouse e al Casinò, la sera dopo i fatti
«Una persona comune si presume che debba crollare dopo un atto così efferato. Ma se qualcuno ha la spietatezza necessaria, la freddezza emotiva e la mancanza di empatia, può velocemente voltare pagina. E persino celebrare la propria vittoria».

Quali tracce lascia un simile atto?
«Diventa chiaro che la crudeltà e la distruttività umane non hanno quasi limiti. Finora non ho mai dovuto esaminare nulla così grave. Credo che il processo sarà oggetto di studio per i professionisti della psichiatria forense».

È possibile che Thomas N. venga rilasciato?
«Nulla è impossibile. È persino concepibile che un giorno venga scoperta una nuova terapia che permetterà di "normalizzare" anche i casi più gravi. Allo stato attuale, tuttavia, questo scenario appare abbastanza lontano».

Non pensa che Thomas N. sarà condannato al carcere a vita?
«Forse. Un tribunale può chiedere anche che la pena massima sia prolungata in quanto il soggetto è da ritenersi ancora pericoloso. Con Thomas N., è possibile, ma non credo che sarà pronunciata la custodia a vita».

Per decidere le sorti di Thomas N. verranno presi in esame due rapporti psichiatrici. Di cosa tratteranno?
«Il rapporto di solito deve capire se esiste un disturbo mentale e se ha un impatto sulla colpevolezza del soggetto. In pratica deve rispondere alla domanda: "Si può giudicare Thomas N. secondo i normali standard. Si può considerarlo pienamente responsabile per ciò che ha fatto?". In secondo luogo bisogna capire se e in che modo il paziente è curabile. Infine è da chiarire se sia in grado di commettere ancora atti simili».

Può azzardare una risposta a queste domande?
«No, non posso dirlo con sufficiente precisione. Questi sono chiarimenti per i quali bisogna conoscere l'intera storia della sua vita, la sua personalità e il suo atteggiamento».

Cosa prova uno psichiatra forense nel trattare con una persona simile?
«È meno problematico di quanto si pensi, perché l'autore del reato vede lo psichiatra come un portatore di speranza e non come una minaccia. Sa che esistono cose come la scemata responsabilità e la pena ridotta. Ecco perché le conversazioni con loro sono in realtà sorprendentemente rilassate. Ovviamente sono regolari i tentativi di manipolazione da parte del paziente che vuole una perizia che vada a suo vantaggio. Questi devono essere riconosciuti e indeboliti».

In caso contrario?
«Il colpevole potrebbe cavarsela con una pena troppo lieve, ma anche con una terapia, un trattamento, inadeguati. Rimettere in libertà una persona che non è ancora pronto è decisamente pericoloso. Gli effetti possono essere devastanti».

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