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SVIZZERA / LIBERIACrimini di guerra, l'ex comandante liberiano resta in cella

22.01.18 - 17:22
Il Tribunale penale federale ha confermato la detenzione preventiva fino a marzo. L'uomo è sospettato di aver preso parte a massacri di civili durante la guerra civile
Tipress
Crimini di guerra, l'ex comandante liberiano resta in cella
Il Tribunale penale federale ha confermato la detenzione preventiva fino a marzo. L'uomo è sospettato di aver preso parte a massacri di civili durante la guerra civile

BELLINZONA - Un ex comandante ribelle liberiano, arrestato in Svizzera nel novembre 2014 con l'accusa di aver commesso crimini di guerra, dovrà rimanere in detenzione preventiva fino al prossimo marzo. Il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona ha infatti reso noto oggi di aver respinto un ricorso inoltrato lo scorso ottobre.

La Corte dei reclami penali ritiene legittima la prosecuzione della custodia cautelare. L'ex comandante si sarebbe reso responsabile di massacri di civili durante la prima guerra civile in Liberia svoltasi tra il 1989 e il 1996.

I crimini, secondo una decisione del TPF dello scorso 25 ottobre, sarebbero stati perpetrati dal 1993 al 1995. Stando a informazioni della Ong "Civitas maxima", con sede a Ginevra, l'uomo era un comandante del Movimento unito di liberazione della Liberia per la democrazia (ULIMO), in conflitto con le forze del Fronte nazionale patriottico della Liberia (NPFL) dell'ex presidente liberiano Charles Taylor.

A contribuire al processo, stando alla decisione del tribunale, sono le accuse mosse nei confronti dell'ex comandante da parte di sei testimoni. Poiché il processo si basa in parte sulle dichiarazioni di questi ultimi, i giudici ritengono che un eventuale rilascio dell'imputato potrebbe influenzare le sei persone chiamate a deporre. Il TPF ritiene che vi sia anche il pericolo di fuga, allineandosi con quanto deciso in prima istanza.

L'ex comandante è rimasto indisturbato per diversi anni in Svizzera disponendo di un permesso di domicilio (permesso C), si legge nella decisione. Il permesso è nel frattempo scaduto e tra febbraio 2013 e luglio 2014 l'imputato ha soggiornato in una stanza d'albergo.

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