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SVITTOIn tre a processo per la brutale rapina a Ibach

09.02.17 - 10:21
Due persone, presenti nella casa unifamiliare durante il fatto, rimasero gravemente ferite
In tre a processo per la brutale rapina a Ibach
Due persone, presenti nella casa unifamiliare durante il fatto, rimasero gravemente ferite

SVITTO - Tre uomini sono da stamane a processo a Svitto per una brutale rapina avvenuta il 13 ottobre 2014 a Ibach (SZ), nella quale erano rimasti gravemente feriti un uomo e una donna. Per il principale imputato l'accusa ha chiesto 15 anni di reclusione.

La rapina era avvenuta in una casa unifamiliare isolata in località Grosstein, che come Ibach fa parte del comune di Svitto. La polizia, avvertita a tarda sera, aveva trovato nell'abitazione una donna di 44 anni e il suo partner di 35, gravemente feriti a colpi di arma da fuoco. Al loro arrivo, gli agenti avevano pure scovato in casa decine di piante di cannabis e una piccola quantità di marijuana.

Un allora 20enne italiano e un 22enne kosovaro residenti nel canton Lucerna erano finiti in manette già nel novembre successivo. Un terzo uomo, un serbo oggi 39enne, è stato arrestato il 26 febbraio 2015 a Parigi, dove risiedeva, dalla polizia francese con l'ausilio della polizia giudiziaria federale.

Quest'ultimo è l'imputato principale nel processo. La Procura svittese lo accusa in particolare di ripetuto tentato omicidio intenzionale, coazione e violazione della legge federale sugli stupefacenti. L'uomo, pregiudicato per furto, è l'autore materiale dell'aggressione e ha agito su richiesta degli altri due imputati, conosciuti per caso a Lucerna, che pensavano potesse trovare in casa marijuana e denaro in quantità.

Il serbo è penetrato nell'abitazione con una pistola e ha sorpreso la coppia di abitanti a letto. Ne è nata una zuffa nella camera, durante la quale l'aggressore ha colpito ripetutamente l'uomo di 35anni, che è rimasto gravemente ferito alla testa e a una gamba, mentre la sua compagna ha riportato ferite al viso.

A due anni di distanza entrambi continuano a patire le conseguenze della brutale aggressione, dopo aver perso anche il lavoro. L'uomo, che era stato ridotto in fin di vita, è tuttora parzialmente paralizzato e ha dovuto rimparare a parlare e a scrivere. Le due vittime chiedono all'aggressore rispettivamente 80'000 e 100'000 franchi di riparazione morale.

In aula il serbo si è difeso sostenendo che non voleva far uso dell'arma ma che la rapina è finita fuori controllo perché il 35enne non ha voluto seguire le sue intimazioni. Ha detto che era sotto stress e che tutto è andato troppo in fretta. Ha poi sostenuto di non avere in un primo tempo neppure notato la donna nella camera buia e di averla verosimilmente colpita con quello che era inteso come uno sparo d'avvertimento all'uomo.

La donna ha invece sostenuto che c'era abbastanza luce nel locale, che l'imputato l'aveva vista e che aveva mirato di proposito al viso. Il suo compagno non era presente in aula.

In tutto il serbo aveva trovato nell'appartamento meno di 400 franchi in contanti e 560 grammi di marijuana. Dopo il colloquio avuto con i due complici pensava invece che in casa ci fossero circa 60'000 franchi. La procuratrice ha definito il suo agire "un massacro".

I due imputati minori sono accusati di rapina. Per il kosovaro, che aveva fatto da autista al serbo, il pubblico ministero ha chiesto tre anni di carcere di cui 15 mesi da scontare. Per il complice italiano, che ha avuto l'idea della rapina e conosceva l'uomo aggredito, la pena richiesta è di 34 mesi di carcere di cui 15 da scontare. A queste si aggiungono per entrambi una pena pecuniaria di 70 aliquote giornaliere e una multa di 100 franchi. I due imputati hanno affermato che la brutale aggressione non era prevista e doveva trattarsi solo di un furto di droga, non di denaro. I loro avvocati hanno chiesto pene ridotte a 8 mesi con la condizionale.

Il processo si tiene davanti al Tribunale penale di Svitto, per l'occasione riunito, con una corte di cinque giudici, nella sala del Gran Consiglio. Esso continuerà domani, quando è prevista l'arringa del difensore dell'imputato principale. La sentenza sarà resa nota dopo i dibattimenti in una data ulteriore, secondo quanto ha indicato la corte.

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