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SAN GALLOUna speranza per Marija

25.11.16 - 21:19
Una famiglia residente in Liechtenstein ha offerto un posto di lavoro come ragazza alla pari alla giovane serba che deve lasciare la Svizzera
Una speranza per Marija
Una famiglia residente in Liechtenstein ha offerto un posto di lavoro come ragazza alla pari alla giovane serba che deve lasciare la Svizzera

SAN GALLO - «Una famiglia residente in Liechtenstein ci ha contattato e vuole assumere Marija come ragazza alla pari», racconta oggi Armin Kekic, l'allenatore dell'ex squadra di calcio in cui militava la giovane serba.

Espulsa - La 17enne, che vive da due anni e mezzo a Sargans (SG), avrebbe dovuto iniziare un apprendistato presso l'ospedale cantonale di Glarona ad agosto. Ma il suo sogno era stato spezzato perché non disponeva di un permesso di soggiorno valido. L'Ufficio della migrazione sangallese aveva quindi deciso - la scorsa settimana - di espellere la giovane e rimandarla nel suo Paese d'origine.

Contratto di un anno - Armin Kekic ha spiegato a 20 Minuten che la famiglia del Principato l'ha contattato tramite Facebook. Un lumicino di speranza per Marija. Anche se l'offerta, seppur generosa, ha una validità limitata: solo un anno. 

«Offerta valida» - Thomas Zwiefelhofer, membro di governo del Principato, sostiene Marija. «L'offerta che le permette di lavorare legalmente nel nostro paese per almeno un anno è valida. Essa le consentirà di restare vicina ai suoi affetti e di guadagnare un po' di tempo. Tante cose possono cambiare in un anno».

«Ha frequenti crisi di panico» - Marija ha preso molto male l'espulsione. «Ha delle frequenti crisi di panico» - spiega ancora Kekic. «Non vuole in alcun caso tornare in Serbia». La ragazza non ha infatti neppure un posto dove andare, visto che nel suo Paese d'origine abitano solamente la nonna, che soffre di depressione, e il padre. E da lui Marija non può stare visto che la picchiava. «I maltrattamenti subiti sono documentati. Abbiamo domandato alle autorità serbe di inviarci il suo dossier così da poterlo presentare a quelle svizzere. Non si sa mai che qualcosa cambi» - conclude l'allenatore.

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