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SVIZZERA / MALILa svizzera rapita è nelle mani di Al Qaida

27.01.16 - 07:26
La missionaria viene mostrata in un video registrato il 19 gennaio. I terroristi chiedono «il rilascio di diversi combattenti imprigionati in Mali»
La svizzera rapita è nelle mani di Al Qaida
La missionaria viene mostrata in un video registrato il 19 gennaio. I terroristi chiedono «il rilascio di diversi combattenti imprigionati in Mali»

TIMBUCTÙ - L'organizzazione terroristica Al Qaida nel Maghreb islamico (AQMI) ha rivendicato in un video il rapimento della svizzera Beatrice S., avvenuto in Mali lo scorso 7 gennaio. I sequestratori esigono la liberazione di loro esponenti in cambio del rilascio della missionaria, che appare nella parte finale della registrazione rivelando la sua identità.

La notizia è stata riportata inizialmente ieri dall'organizzazione di sorveglianza SITE. Nel video, che dura oltre otto minuti e risalirebbe al 19 gennaio, una donna con il capo avvolto in un velo nero ma a viso scoperto afferma di essere Beatrice S., la basilese rapita a Timbuctù venti giorni fa. Una copia del filmato è stata recapitata all'agenzia privata mauritana Al-Akhbar.

Uno dei membri di AQMI, esprimendosi in inglese, afferma durante il video divulgato che la svizzera stava operando in Mali con l'intento di convertire dei musulmani al cristianesimo, accuse che la donna ammette nella sua dichiarazione.

Come condizione per la liberazione dell'ostaggio, i terroristi, rivolgendosi al governo svizzero, esigono il rilascio dei miliziani imprigionati in Mali e di uno dei loro leader, Ahmad Al Faqi Al Mahdi. L'uomo, conosciuto col nome di guerra di Abou Tourab, era stato catturato in Niger e attualmente è detenuto alla Corte penale internazionale dell'Aia, davanti alla quale è comparso una prima volta nello scorso settembre. Abou Tourab, uno dei capi del gruppo djihadista maliano Ansar Dine, legato a AQMI, è accusato di aver distrutto edifici religiosi e monumenti storici a Timbuctù nel 2012.

La basilese sulla quarantina era stata prelevata dal suo domicilio in piena notte. Nell'aprile del 2012, era già stata rapita per nove giorni da estremisti islamici, sempre in Mali. In quell'occasione era stata liberata alla condizione di non mettere mai più piede nel paese africano. Era però tornata a vivere nel gennaio 2013 a Timbuctù, dove è nota per il suo impegno sociale e per la sua attività di diffusione del cristianesimo. Secondo un pastore rappresentante della Chiesa battista della città, interpellato dalla RSI quattro anni fa, Beatrice S. "svolgeva un'attività missionaria di tipo autonomo, anche attraverso l'assistenza ai bambini in un quartiere periferico."

Al Qaida nel Maghreb islamico e Ansar Dine hanno controllato il nord del Mali dalla primavera 2012 fino all'intervento militare francese del gennaio 2013. Diverse zone della regione sfuggono tuttora al controllo delle forze militari maliane e straniere. AQMI ha rivendicato gli attentati di Bamako, capitale del Mali, in novembre (20 morti) e di Ouagadougou (capitale del Burkina Faso) lo scorso 15 gennaio, che ha causato 30 vittime tra cui due svizzeri, entrambi vallesani, l'ex direttore generale della Posta Jean-Noël Rey e l'ex deputato cantonale socialista Georgie Lamon.

L'organizzazione terroristica ha annunciato anche un nuovo video - di cui sono stati pubblicati due fotogrammi su Twitter - in cui si vedono lo svedese Johan Gustafsson e il sudafricano Stephen McGowan, a loro volta rapiti a Timbuctù cinque anni fa.

Berna esige il rilascio - La Svizzera esige la liberazione "senza condizioni" della propria concittadina rapita in Mali nella notte fra il 7 e l'8 gennaio. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha precisato di essere a conoscenza del video che riprende l'ostaggio in mano ad Al Qaida nel Maghreb islamico.

 

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