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BERNAComprarsi il permesso di soggiorno, basta essere ricchi

25.05.14 - 09:03
Sono centinaia i forestieri che ottengono un permesso di soggiorno grazie a un articolo della nuova legge sugli stranieri. La classifica delle nazionalità
Foto d'archivio (Keystone)
Comprarsi il permesso di soggiorno, basta essere ricchi
Sono centinaia i forestieri che ottengono un permesso di soggiorno grazie a un articolo della nuova legge sugli stranieri. La classifica delle nazionalità

BERNA - Ottenere un permesso di soggiorno in Svizzera non è sempre cosa semplice. Soprattutto per quegli stranieri che provengono dagli Stati non appartenenti all'Unione Europea. Per loro la sfida risulta più difficile. L’extracomunitario che non ha un posto di lavoro, non è in pericolo di vita o non porta un'idea commerciale unica e strepitosa difficilmente potrà sperare nel rilascio di un permesso di soggiorno.

Se si è ricchi, però, la legge svizzera consente delle eccezioni. Come ricorda il Tages-Anzeiger in un articolo apparso sulla sua edizione online, nel 2008 alla legge federale sugli stranieri è stato aggiunto un paragrafo. L'articolo 40 permette ai Cantoni della Confederazione di rilasciare un permesso di soggiorno annuale "B" qualora si soddisfi il criterio, di per sé abbastanza vago, di "generale interesse pubblico".

E' la consigliera nazionale socialista Jacqueline Badran a dare una interpretazione chiara dell'articolo: "I ricchi contribuenti dovrebbero essere attirati in Svizzera".

In altre parole: porte aperte agli stranieri che hanno tanti soldi.

La "Neue Züricher Zeitung" (NZZ) ha pubblicato ieri le cifre fornite dal Consiglio federale riguardanti  gli stranieri che hanno potuto approfittare dell'articolo 40 e informazioni sul loro paese di provenienza. I più numerosi sono i russi: con 107 permessi sui 389 rilasciati dal 2008, essi rappresentano la comunità straniera più numerosa. In seconda posizione si colloca la Turchia con 34 permessi B rilasciati e al terzo la Serbia, con 16. Seguono il Canada con 14, l'India con 10, Egitto, Israele e Kazakistan con 9 e, infine, la Repubblica Democratica del Congo con 8.

L'Ufficio federale della Migrazione (Ufm) non spiega però i motivi del rilascio di permessi B a questi cittadini extracomunitari. In tutti i casi l'Ufm ha confermato alla "NZZ" che, nella maggior parte dei casi, il criterio soddisfatto dell'interesse pubblico generale riguardava, nello specifico, quello riguardante il tornaconto in termini fiscali.

Per Badran tutto ciò dimostra una volta di più qual è la categoria di stranieri ben accetta: i super ricchi. Non importa se sono criminali o meno. Secondo Badran questa politica dimostra come i migranti vengano suddivisi in categorie in cui le regole sono differenti l'una dall'altra. La dimostrazione di questa differenziazione la si avrebbe avuta con l'iniziativa sull'espulsione dei criminali stranieri votata dagli svizzeri: la categoria dei forestieri indesiderati al minimo errore possono essere espulsi. "Il caso di abuso all'assistenza sociale o la piccola truffa con la carta di credito vengono puniti, mentre l'insider-trading, la frode fiscale o il riciclaggio di denaro sporco non vengono considerati punibili con l'espulsione", ha dichiarato Badran.

Secondo la consigliera nazionale nell'articolo 40 si dimostra che il "principio borghese" dell'uguaglianza di tutte le persone davanti alla legge  non viene rispettato.

La "NZZ" lo scorso anno aveva portato alla luce il caso di Dinara Kulibayeva, la figlia del presidente della Repubblica presidenziale del Kazakistan, Nursultan Nasarbajev, che aveva ottenuto un permesso di soggiorno nonostante abbia abbindolato le autorità competenti con false promesse.

Il caso della Kulibayeva parte proprio dal nostro Cantone. Nel 2006 la figlia del presidente kazako aveva ricevuto un permesso di soggiorno breve, della durata di 120 giorni. Il cosiddetto permesso "L", l'aveva ricevuto perché la Kulibayeva aveva dichiarato che avrebbe assunto la direzione di una società controllata da un'azienda kazaka che si occupa di boutique di lusso per orologi, gioielli e moda. L'azienda kazaka promise che la filiale ticinese avrebbe conquistato il mercato europeo e avrebbe generato così un gettito fiscale molto redditizio. Un'offerta molto allettante per un cantone che in Svizzera non è tra i finanziariamente messi meglio.

E alla fine com'è andata? L'affare si è rivelato una fregatura. Nel 2011 l'azienda è fallita. E mentre la società si evaporava come neve al sole la Kulibayewa poteva restare in Svizzera. La donna si era già dimessa da tempo dalla sua carica di direttrice,  e nel frattempo aveva ricevuto un permesso "B". Un rilascio ottenuto grazie alla modifica della legge sugli stranieri entrata in vigore nel 2008.

Il criterio per poter restare non era più quello riguardante l'interesse per così dire aziendale e commerciale. No, era semplicemente perché la figlia del presidente di una repubblica presidenziale a partito unico aveva tanti, tantissimi soldi. Ad inizio 2010 la donna aveva comprato una proprietà di 7.960 metri quadrati sul lago di Ginevra per 74,7 milioni di franchi. Grazie al suo permesso di soggiorno "B" per la donna non ci sono state grosse difficoltà burocratiche per l'acquisto della villa. Inoltre è riuscita ad ottenere lo status di "globalista". Quanti soldi versa ogni anno al Canton Ginevra non è dato sapere.

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