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BERNAAccordo sulle successioni con la Francia, il Nazionale lo respinge

12.12.13 - 09:44
Il consiglio Nazionale non è entrato in materia sul nuovo accordo tra Berna e Parigi volto ad evitare i casi di doppia imposizione in materia di tassazione degli eredi
Foto d'archivio (Keystone)
Accordo sulle successioni con la Francia, il Nazionale lo respinge
Il consiglio Nazionale non è entrato in materia sul nuovo accordo tra Berna e Parigi volto ad evitare i casi di doppia imposizione in materia di tassazione degli eredi

BERNA - La convenzione sulle successioni con la Francia è troppo sfavorevole alla Svizzera. Con questa motivazione, il Consiglio nazionale - con 122 voti contro 53 e 11 astenuti - non è entrato in materia sul nuovo accordo tra Berna e Parigi volto ad evitare i casi di doppia imposizione in materia di tassazione degli eredi. Per la Camera del popolo, nessun accordo è meglio che questa "pessima intesa".

Alla fine UDC, PLR, PPD e Verdi liberali hanno votato compatti contro l'entrata in materia. Solo il PS e i Verdi hanno detto "sì", mentre il PBD - il partito di Eveline Widmer-Schlumpf che l'11 luglio scorso aveva firmato l'accordo a Parigi con il ministro delle finanze francesi Pierre Moscovici- si è astenuto.

 

Il Nazionale - e in particolare i parlamentari romandi - oggi ha voluto inviare un segnale chiaro alla Francia e a tutti i Paesi tentati da una tale convenzione con cui si prevede che la tassazione delle successioni non avvenga più sulla base del domicilio del defunto, bensì degli eredi. Parigi potrebbe così tassare le persone che sono domiciliate sul suo territorio da almeno otto anni se ricevono eredità da una persona residente in Svizzera.

 

Secondo Dominque de Buman (PPD/FR), è meglio che la Francia denunci l'accordo in vigore dal 1953, piuttosto che accettarne uno nuovo troppo sfavorevole alla Svizzera e alla sua sovranità. Secondo il consigliere nazionale friburghese, occorre rinviare il testo al Consiglio federale affinché ne negozi uno migliore con il sostegno del Parlamento.

 

A non piacere è inoltre la disposizione relativa alla tassazione dei beni immobili, ha spiegato Jean-René Germanier (PLR/VS) a nome della commissione. In base alla convenzione, gli eredi domiciliati in Francia di immobili situati in Svizzera verrebbero tassati col diritto francese. A suo avviso, il testo non rispetta gli standard dell'OCSE secondo cui l'imposta spetta allo Stato in cui è morto il defunto. L'intrusione della Francia nelle competenze dei cantoni è ritenuta inammissibile. Inoltre, non v'è reciprocità e l'accordo è pertanto svantaggioso per la Svizzera.

 

Questa "cattiva" intesa è il solo successo fiscale della Francia che negli ultimi tempi cerca in tutti i modi di aumentare i suoi introiti, ha deplorato Jean-François Rime (UDC/FR). Secondo il presidente dell'Unione svizzera delle arti e mestieri, un imprenditore svizzero la cui figlia si fosse stabilita in Francia vedrebbe tutta la sua successione tassata al 45% dal fisco francese. "Ciò è inammissibile", ha detto Rime.

 

Parigi esige da due anni la revisione della convenzione e ne ha fatto un preambolo allo sblocco di altri contenziosi come quello riguardante i forfait fiscali. "Si tratta di una forma di imperialismo francese", ha sottolineato Christian Lüscher (PLR/GE), che ha invitato la camera a non accettare un "diktat di un Paese vicino e amico". "Non si può fare una concessione del genere alla Francia, quando Parigi è in ritardo nei pagamenti di decine di milioni per i suoi frontalieri", ha rincarato Céline Amaudruz (UDC/GE).

 

Solo la sinistra a favore - Secondo la sinistra, invece, il nuovo testo è meglio di niente ed eviterà i rischi di una doppia imposizione. "Una convenzione che avvantaggerebbe la Svizzera è illusoria", ha dichiarato Louis Schelbert (Verdi/LU) a nome della minoranza della commissione. I cantoni non rischiano alcuna perdita e taluni ricchi eredi francesi lasceranno forse la Svizzera ma "in nome di che cosa dovremmo proteggerli", gli ha fatto eco la sua collega di partito Adèle Thorens (Verdi/VD).

 

Dal canto suo, Jacques-André Maire (PS/NE) avrebbe voluto votare l'entrata in materia per poi rinviare il testo al governo pregandolo di ottenere la reciprocità e di negoziare una migliore convenzione. A suo avviso, il testo sottoposto al Parlamento rischia in effetti di creare una disparità di trattamento tra gli eredi delle persone residenti in Svizzera. Tale intesa rischia di fare scuola e di rivelarsi, in ultima istanza, un autogol.

 

Widmer-Schlumpf isolata - In aula, la ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf ha tentato invano di difendere l'intesa: la consigliera federale ha affermato che la convenzione non è stata negoziata sotto la pressione della Francia, ma su richiesta della Svizzera dopo che Parigi aveva annunciato nel 2011 la sua intenzione di revocare il testo del 1953 perché non corrispondeva più alla sua politica attuale.

 

"L'alternativa non è un'altra convenzione, ma un vuoto giuridico poiché la Francia non è interessata a rinegoziare un'altra convenzione", ha aggiunto la ministra. L'accordo risponde invece ai principi dell'OCSE, migliora la situazione dei contribuenti, evitando una doppia imposizione e appiana le relazioni con la Francia, ha sottolineato invano Widmer-Schlumpf

 

Il dossier passa ora agli Stati, ma l'impressione - visto il rapporto di forze destra-sinistra esistente - è che i "senatori" ben difficilmente entreranno in materia.

 

Ats

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