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SVIZZERAMezza tonnellata di cocaina nel caffè Nespresso, ecco perché è successo

06.05.22 - 22:30
La scoperta degli scorsi giorni nel Canton Friburgo spiegata dall'Ufficio federale della dogana e anche dalla Fedpol
Polca FR
Fonte 20 Minuten/Daniel Krahenbuehl
Mezza tonnellata di cocaina nel caffè Nespresso, ecco perché è successo
La scoperta degli scorsi giorni nel Canton Friburgo spiegata dall'Ufficio federale della dogana e anche dalla Fedpol
«È impossibile controllare ogni singolo container che arriva in Svizzera»

FRIBURGO - Di sicuro un lunedì di quelli che non si scordano, quello dei magazzinieri della Nespresso di Romont (FR) che - in un carico di caffè proveniente dal Brasile - hanno finito per trovare una davvero sostanziosa quantità di cocaina.

Inizialmente perplessi per la presenza di «una misteriosa polvere bianca», hanno poi allertato la polizia che dopo un'analisi accurata hanno capito che si trattava di stupefacenti. Il totale, sparsi su cinque container, sono stati rinvenuti più di 500 kg di cocaina pura all'80% per un valore stimato sul mercato di 50 milioni di franchi.

Poiché l'inchiesta è ancora in corso la Cantonale friburghese ha preferito - per ovvi motivi - non commentare. I colleghi di 20 Minuten sono però riusciti a scambiare quattro chiacchiere con l'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (Ufdsc) che, vista l'emergenza, si è attivata con 20 funzionari che hanno aiutato le ricerche con dispositivi speciali. E anche con la Fedpol. Ecco cosa hanno scoperto.

Come è potuto succedere? «È impossibile controllare ogni singolo container che arriva in Svizzera», conferma un portavoce dell'Ufdsc, «per questo motivo vengono ispezionati a campione, sia casualmente sia basandosi su una scala di rischio». Laddove, per esempio in relazione all'origine del cargo, via sia maggior rischio i controlli sono effettuati più frequentemente e con un maggior impiego di personale. A definire quali siano queste aree "calde" è un'analisi periodica.

Da dove arriva questa cocaina? Prova a rispondere a questa domanda la portavoce della Fedpol Mélanie Lourenço: «Principalmente da Bolivia, Perù e Colombia mentre le destinazioni di smistamento - in gergo hub - sono nei Paesi Bassi, Belgio e Spagna. Da lì poi finisce in tutta Europa. Chi la importa? Soprattutto le mafie italiane e la criminalità organizzata balcanica».

Perché in Svizzera? «Perché anche nella Confederazione sono attivi diversi gruppi criminali che si occupano di traffico e contrabbando della cocaina. Si tratta di malavita originaria dei già citati Balcani ma anche dalla Nigeria», conclude Lourenço.

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