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SVIZZERA / UNIONE EUROPEAOccupazione Credit Suisse: gli attivisti per il clima si appellano a Strasburgo

05.11.21 - 11:08
Si oppongono alla condanna per aver occupato nel 2018 la sede losannese della banca.
Keystone
Fonte ats
Occupazione Credit Suisse: gli attivisti per il clima si appellano a Strasburgo
Si oppongono alla condanna per aver occupato nel 2018 la sede losannese della banca.

LOSANNA - Quattro membri di Lausanne Action Climat (LAC) si sono appellati stamane a Strasburgo alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro una sentenza dello scorso giugno del Tribunale federale (TF). Quest'ultimo aveva respinto un ricorso di 12 attivisti dell'organizzazione, condannati per aver occupato una sede losannese di Credit Suisse nel 2018.

I militanti per il clima erano accompagnati da cinque dei loro avvocati e dai rappresentanti di quattro ong, Sciopero per il clima, Extinction Rebellion, Doctors4XR e Nonni per il clima. In una nota, LAC motiva la sua decisione dicendosi preoccupata che i diritti umani, compresa la libertà di espressione e di manifestazione, siano calpestati in Svizzera per una causa così importante come il clima.

I fatti - Il 22 novembre 2018, una ventina di attivisti si erano introdotti per un'ora nell'atrio del Credit Suisse a Losanna. Travestiti da Roger Federer, ambasciatore dell'istituto finanziario, avevano giocato una partita di tennis per denunciare gli investimenti della banca nei combustibili fossili.

Erano stati assolti in primo grado il 13 gennaio dal tribunale distrettuale di Renens (VD), che aveva riconosciuto lo stato di legittima necessità in cui essi hanno agito e aveva giudicato l'azione «necessaria e proporzionata» vista l'emergenza climatica. Il Ministero pubblico vodese, tramite il procuratore generale Eric Cottier, aveva presentato ricorso e aveva vinto la causa il 24 settembre davanti al Tribunale cantonale.

Chiamato in causa da un ricorso dei militanti, nella sua sentenza il TF aveva precisato di non aver preso in considerazione la questione dell'emergenza climatica, limitandosi a considerare se le condizioni dello stato di legittima necessità, invocate dagli attivisti e dai loro avvocati, fossero soddisfatte.

Questa disposizione del Codice Penale (CP), che giustifica l'azione illegale in certe condizioni, non è applicabile in questo caso, avevano concluso i giudici di Mon Repos, ritenendo che non ci fosse un «pericolo imminente» al momento dell'azione compiuta dagli attivisti.

Il TF aveva aggiunto che l'occupazione della banca non era destinata a proteggere un bene giuridico concreto: l'obiettivo dei ricorrenti era piuttosto la difesa di interessi collettivi, cioè l'ambiente, la salute o il benessere della popolazione. La legge esclude espressamente l'applicazione dello stato di necessità in queste situazioni.

Decine di procedimenti - A Strasburgo, gli attivisti sperano soprattutto di far valere libertà fondamentali garantite dalla CEDU: quella di manifestare pacificamente, quella di espressione e di riunione. In settembre i militanti avevano affermato che i condannati in prima istanza avrebbero fatto sistematicamente appello, chiedendo processi congiunti al tribunale cantonale e spingendosi fino alla CEDU se necessario.

Sono in corso una serie di procedimenti nei confronti di circa 200 attivisti per il clima di Extinction Rebellion per azioni di disobbedienza civile svoltesi nel 2019 e 2020 a Losanna. Una dozzina di processi sono previsti entro la fine dell'anno per diverse decine di imputati.

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