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SVIZZERAMeno posti letto in cure intense: è un problema oppure no?

27.08.21 - 20:27
La risposta è sì, ma i problemi sembrano essere altri. Le spiegazioni degli addetti ai lavori.
tipress
Fonte 20 Minuten/Daniel Graf
Meno posti letto in cure intense: è un problema oppure no?
La risposta è sì, ma i problemi sembrano essere altri. Le spiegazioni degli addetti ai lavori.
L'esercito tranquillizza: «Pronti ad aumentare i posti improvvisati». Ma nel Consiglio nazionale c'è chi non è d'accordo: «I non vaccinati ruberanno spazio ai pazienti non Covid».

BERNA - Altri 2'809 contagi in 24 ore. Ieri i decessi da Covid sono stati 3 in Svizzera, e 59 pazienti sono stati ospedalizzati. Mentre i numeri galoppano, le accuse rimbalzano sui social media: Confederazione e cantoni hanno ridotto i letti nel bel mezzo della crisi, senza formare nuovo personale sanitario per fronteggiare la quarta ondata. 

I numeri dell'Ufficio federale di sanità confermano i dubbi, in effetti. L'11 aprile 2020, per fare un confronto, i posti disponibili in terapia intensiva erano 1556, di cui 787 liberi. A novembre i posti sono scesi a un massimo di 1127 (279 liberi). Martedì - ultimo dato disponibile - il numero è sceso ulteriormente: su un totale di 828 posti letto di terapia intensiva, 155 erano ancora liberi.

«Nella prima ondata è stata creata una capacità aggiuntiva improvvisata» fanno sapere dal Servizio sanitario dell'esercito (SSC), il "cervello" responsabile del coordinamento dei posti. «L'incertezza sul numero di pazienti che ne avrebbero avuto bisogno era molto alta». I posti letto di riserva sono stati convertiti ad altri usi, con il venir meno dell'emergenza. Ma sono pronti a tornare in gioco all'abbisogna. 

«Il problema rimane quello del personale curante, in grado di gestire queste postazioni» precisa Tobias Bär, portavoce della Conferenza dei direttori sanitari: «Avere migliaia di posti letto in riserva non significa necessariamente essere meglio preparati. Questa crisi ci mostra chiaramente quanto sia importante formare regolarmente operatori sanitari qualificati».

Ma la formazione non si fa dal giorno alla notte. E c'è un altro problema all'orizzonte: «I posti possono essere raddoppiati in poco tempo, ma verrebbero sottratti ad altri tipi di patologie» sottolinea la presidente della Commissione sanitaria del Consiglio nazionale Ruth Humbel (il Centro). Il "blocco" era già scattato nelle scorse ondate. «La differenza è che ora i pazienti non Covid si vedrebbero "rubare il posto" da pazienti Covid non vaccinati, che hanno scelto di non vaccinarsi» osserva Humbel. «Qualcuno potrebbe chiedersi se è giusto».

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