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SVIZZERAAl rientro dai Balcani, in ospedale col Covid

26.08.21 - 08:01
Ecco i motivi alla base del fenomeno: un approccio diverso alla pandemia e scetticismo nei confronti dello Stato
Archivio Tipress (immagine illustrativa)
Fonte 20 Minuten / Bettina Zanni
Al rientro dai Balcani, in ospedale col Covid
Ecco i motivi alla base del fenomeno: un approccio diverso alla pandemia e scetticismo nei confronti dello Stato

BERNA - Un terzo dei pazienti ricoverati a causa del coronavirus sono rientrati dai Balcani. È quanto ha fatto sapere la task-force scientifica Covid-19 della Confederazione. «L'80% dei presunti luoghi di contagio sono il Kosovo e la Macedonia del Nord» si legge nel più recente aggiornamento.

C'è diffidenza - Una conferma giunge dalle associazioni che riuniscono i migranti: molte persone originarie dei Balcani sono riluttanti a farsi vaccinare contro il Covid. «Tra le mie conoscenze quasi ogni tre giorni vengo a sapere di persone che sono finite in ospedale perché non vaccinate» afferma Përparim Avdili di Secondas Zürich.

Anche le autorità della Città di Zurigo ritengono che in questo gruppo di persone ci sia una maggiore diffidenza, anche per quanto riguarda il vaccino. «Per ragioni storiche, nella comunità balcanica si rileva un atteggiamento fondamentalmente critico nei confronti dello Stato» dice ancora Avdili.

Inoltre, in Kosovo e Macedonia del Nord si parla poco delle misure anti-coronavirus. L'ha constatato personalmente Avdili: «Quando ci sono stato di recente, sono rimasto scioccato dalla mancata attuazione di provvedimenti». Anche il certificato Covid è uno strumento a molti sconosciuto.

E c'è anche il fattore solidarietà: molte persone della comunità balcanica seguono l'atteggiamento presente in patria, secondo Avdili. Un atteggiamento che li rende suscettibili anche alle teorie del complotto sulla vaccinazione. «All'interno della comunità, alcune persone credono davvero che lo Stato stia cercando di far loro del male attraverso la vaccinazione».

Eventi e assembramenti - A conclusioni analoghe giunge Sefika Garibovic, attiva nell'ambito della migrazione. «Nonostante la pandemia, durante le vacanze estive nei Balcani sono stati celebrati matrimoni con fino a cinquemila persone». Non sono pochi i membri della famiglia residenti in Svizzera che hanno partecipato a questi banchetti o ad altre feste tradizionali.

Eventi, questi, in cui non vengono in alcun modo rispettate le norme igieniche accresciute. «L'ho sperimentato personalmente durante le mie vacanze: ci si abbraccia e bacia, si balla e si mangia, ci si ammassa a buffet lunghi dieci metri» racconta Garibovic. Tutto questo senza distanziamento, mascherina e disinfettante.

All'interno della comunità balcanica le persone vaccinate non sono molte. «Pensano che il virus sia qualcosa di passeggero e che presto questa situazione finirà» afferma Garibovic. Altri non si fidano del vaccino, in quanto non sanno cosa c'è dentro.

Una campagna mirata - Ma come fare per aumentare il tasso di vaccinazione all'interno della comunità balcanica? Secondo i rappresentanti, è necessaria una campagna mirata con testimonial che godono di una buona reputazione nella comunità. «In questo modo si può spiegare l'importanza della vaccinazione» afferma Avdili. E per raggiungere le persone più anziane, meno pratiche con l'idioma locale, il suggerimento è di prevedere la campagna anche in altre lingue.

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