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GINEVRAL'associazione fondamentalista che fa il tifo per i talebani

18.08.21 - 22:08
La «Lega degli studiosi del Maghreb arabo», con sede a Ginevra esulta per la svolta a Kabul
Reuters
Fonte 20Minuten/DG
L'associazione fondamentalista che fa il tifo per i talebani
La «Lega degli studiosi del Maghreb arabo», con sede a Ginevra esulta per la svolta a Kabul
Ma chi sono i sostenitori in Svizzera del movimento islamico radicale?

GINEVRA - In uno Lettera del 15 agosto, l'associazione “La Ligue des Savants du Maghreb Arabe” (Lega degli studiosi del Maghreb arabo), benedice la vittoria dei talebani in Afghanistan. Nello scritto viene espressa gioia in quanto «Allah ha portato ai nostri fratelli afghani una chiara vittoria dopo che per lungo tempo erano mancate conquiste del genere da parte dei musulmani nella lotta contro i loro nemici».

L'associazione è registrata a Ginevra. Quasi nessuno la conosce. Persino altre organizzazioni musulmane in Svizzera, come il Consiglio centrale islamico, sembrano saperne poco o niente. Facendo una ricerca emerge che l'associazione è stata fondata nel 2013 a Istanbul. Secondo la registrazione, è autorizzato alla firma un albanese di Tirana, il segretario è un tunisino residente in Svizzera e anche il cassiere è tunisino.

Presidente condannato per terrorismo - Il presidente del movimento è Hassan Kettani, come si legge sul suo profilo Twitter. Kettani è stato arrestato nel 2003 in relazione a un attentato terroristico a Casablanca, in Marocco, e condannato a 20 anni di carcere. L'uomo si è sempre dichiarato innocente. Nel corso della primavera araba del 2012, è stato poi graziato insieme ad altri islamisti.

Qualsiasi coinvolgimento negli attacchi terroristici non è mai stato affrontato adeguatamente. Tuttavia, Kettani è considerato uno dei membri del clero del jihadismo salafita e ha ripetutamente operato contro i laici in Marocco. Così almeno stando ai tweet di Kacem El-Ghazzali, attivista ateo, esperto di diritti umani e saggista di origine marocchina.

Secondo El-Ghazzali, la lettera del 15 agosto parla chiaro: «Si usano termini evidentemente salafiti, militanti. Si parla, ad esempio, di al-fateh, termine jihadista che viene spesso utilizzato in tempo di guerra facendo riferimento alla "conquista" nella lotta contro gli infedeli o durante le grandi espansioni islamiche del VII secolo». Anche il ripetuto richiamo ai nemici dell'Islam, secondo El-Ghazzali, è un chiaro uso del «lessico salafita, jihadista».

Le autorità sono abbottonate - Ma cosa ci fa questa associazione in Svizzera? E il movimento è una minaccia? Le autorità sembrano non saper dare una risposta. Laurent Paoliello, portavoce del dipartimento di sicurezza di Ginevra, si trincera in qualche modo dietro un "no comment". Non è chiaro se l'associazione ginevrina sia nota alle autorità. L'Ufficio federale di polizia Fedpol ha inoltrato una richiesta al servizio delle attività informative della Confederazione, che era «responsabile della valutazione della situazione di minaccia». Fino ad ora non ha ricevuto risposta.

Per El-Ghazzali è chiaro: Ginevra non è stata scelta a caso: «Organizzazioni così radicali hanno bisogno di un indirizzo postale e di un conto in banca per coordinare i flussi finanziari. Negli stati del Mahgreb, gli ostacoli sono molti e i controlli dei membri più rigorosi». In Svizzera, le persone spesso non stanno troppo a scavare quando viene fondata un'associazione islamica.

«Non si devono mettere in dubbio le attività di tutte le organizzazioni musulmane registrate in Svizzera. Ma associazioni come questa, che usano un linguaggio politicamente corretto per presentarsi come un "gruppo moderato", ma sono in realtà chiaramente fondamentaliste, rappresentano una sfida per le autorità», afferma El-Ghazzali. «Ci dovrebbe essere un meccanismo per valutare gli obiettivi e le attività di tali organizzazioni dopo che sono state istituite».

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