Evitare qualsiasi forma di coercizione. È ciò che chiede la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura.
Il ricorso all'immobilizzazione parziale è ancora frequente sia nei trasferimenti che nell'organizzazione all'aeroporto.
BERNA - La polizia usa ancora pratiche inadeguate durante i rimpatri forzati: lo rileva la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura (CNPT) in un rapporto pubblicato oggi nel quale vengono presentate le raccomandazioni relative ai 37 trasferimenti effettuati dalle forze dell'ordine e ai 23 rinvii coatti per vie aerea monitorati tra aprile 2020 e marzo 2021, periodo caratterizzato dal Covid-19. Il ricorso all'immobilizzazione parziale è ancora frequente sia nei trasferimenti che nell'organizzazione all'aeroporto.
Le autorità dovrebbero rinunciare in linea di principio a qualsiasi forma di coercizione e limitarne l'applicazione ai soli casi che rappresentano un pericolo immediato per il rimpatriando stesso o per la sicurezza degli altri, indica la CNPT. La commissione precisa che una diagnosi psichiatrica non basta da sola a giustificare il ricorso a mezzi coercitivi.
I minori - sottolinea poi - non dovrebbero in nessun caso essere oggetto di misure coercitive. Gli osservatori della CNPT notano inoltre l'eterogeneità di queste pratiche cantonali e ritiene che debbano essere adottate misure urgenti per armonizzarle.
La Commissione giudica inadeguate varie altre pratiche applicate dalla polizia nell'ambito dei rinvii, anche se isolate. Si tratta in particolare dell'entrata senza preavviso in una cella, l'utilizzazione di cavigliere metalliche, il ricorso al casco d'allenamento, l'uso di una sedia a rotelle per trasportare una persona immobilizzata e la sorveglianza da parte di vari agenti di scorta di una persona da rimpatriare bloccata su una sedia.
Nel rapporto la Commissione ribadisce inoltre con fermezza che le persone da rimpatriare devono essere informate in modo trasparente e in una lingua a loro comprensibile sullo svolgimento del rinvio.