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SVIZZERACertificato Covid, variante svizzera e sport: parola agli esperti

27.04.21 - 14:16
Si è tenuta la tradizionale conferenza stampa a tema coronavirus della Confederazione.
Keystone
Virginie Masserey, responsabile della Sezione malattie infettive in seno all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP)
Virginie Masserey, responsabile della Sezione malattie infettive in seno all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP)
Certificato Covid, variante svizzera e sport: parola agli esperti
Si è tenuta la tradizionale conferenza stampa a tema coronavirus della Confederazione.
Oltre alla situazione epidemiologica, alla mutazione B.1.1.39 e al certificato Covid, è stato affrontato il discorso legato alle pratiche sportive.

BERNA - Come ogni martedì, alcuni esperti della Confederazione hanno preso la parola per fare il punto della situazione sull'emergenza coronavirus nel nostro Paese. Oltre alla presenza praticamente fissa della responsabile della Sezione malattie infettive dell'UFSP Virginie Masserey, accompagnata dalla responsabile del progetto Certificato Covid-19 Nassima Mehira, nella sala stampa di Palazzo federale erano presenti il direttore dell'Ufficio federale dello sport Matthias Remund e il vice direttore della divisione "politica delle sport e risorse" Markus Feller.

Situazione incoraggiante - «La situazione epidemiologica è fortunatamente incoraggiante e i dati non contraddicono la decisione del Consiglio federale di procedere con delle aperture prudenti. Questo perché la gente, generalmente, si attiene alle misure di protezione», ha affermato in apertura di conferenza stampa Virginie Masserey, che ha poi passato in rassegna i differenti indicatori sull'andamento della pandemia (contagi, decessi, ospedalizzazioni, vaccini somministrati). Rassicurante per l'esperta è anche il fatto che vengano ricoverate meno presone con più di 80 anni: «Significa che la campagna vaccinale sta dando i primi frutti».

La variante svizzera non è una notizia - Masserey ha parlato anche della mutazione B.1.1.39 del Covid-19, nota anche come variante "svizzera". «La conosciamo dalla primavera 2020, non ha mai fatto notizia perché non gioca un ruolo importante. Al momento, la variante britannica è chiaramente dominante», ha affermato. Sull'inserimento dell'India nella lista dei Paesi a rischio, ha invece precisato che l'ingresso nell'area Schengen dall'India era già di per sé molto complicato. L'obiettivo rimane comunque quello d'impedire che questa variante si diffonda da noi.

Certificato Covid - Altro tema trattato, il certificato Covid: «Come già accennato, ci stiamo lavorando». L'attenzione si concentra attualmente su due soluzioni, «in modo da avere un'alternativa se una delle opzioni dovesse rivelarsi un vicolo cieco», ha spiegato Masserey. Una è elaborata da una società privata, un'altra messa a punto dall'Ufficio federale di informatica. «Verso metà maggio decideremo quale dei due scegliere, ma il certificato non sarà comunque disponibile prima di giugno». Il certificato - un foglio di carta o un'applicazione per smartphone con un codice QR - dovrà contenere i dati sull'eventuale vaccinazione ricevuta, sulle infezioni avute ed eventualmente anche sui test effettuati. «Ovviamente è importante che questo certificato sia compatibile con l'UE», ha aggiunto Masserey. «Non sappiamo ancora per quali eventi si potrà utilizzare questo certificato. Lo deciderà la Confederazione dopo aver consultato i Cantoni».

Lo sport previene il coronavirus - Il tema principale della conferenza stampa odierna, visti i relatori, era però lo sport e la sua importanza. «L'importanza dello sport è evidente, sia per la salute fisica, sia per quella mentale», ha affermato Matthias Remund, assicurando che anche il Governo ha sempre attribuito grande importanza al fatto di poter praticare uno sport. Remund ha citato uno studio americano che indica come le persone che praticano sport hanno un rischio fino a 2,5 volte inferiore di morire per un'infezione da Covid.

Svizzeri privilegiati - Grazie al recente allentamento, in Svizzera si può praticare qualsiasi sport con poche restrizioni. «Rispetto ad altri paesi, questo è un privilegio - ha commentato Remund -, ma anche una responsabilità». È infatti importante che i concetti di protezione siano implementati. «Consentono una normalizzazione della vita e dovrebbero mantenere basso il numero di casi». Quanto allo sport professionistico, ci vorrà del tempo prima di poter tornare alla normalità con il pubblico che può prendere parte ai vari incontri. «L'industria sportiva impiega più tempo per riprendersi rispetto al resto dell'economia». Ecco perché la Confederazione sostiene lo sport svizzero con aiuti e contributi speciali.

I relatori
Partecipano alla conferenza stampa Virginie Masserey, responsabile della Sezione malattie infettive in seno all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), Nassima Mehira, co-responsabile del progetto Certificato Covid-19 (UFSP), Matthias Remund, direttore dell'Ufficio federale dello sport (UFSPO) e Markus Feller, vicedirettore della divisione "politica delle sport e risorse" (UFSPO).

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