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SVIZZERAControlli a campione alle frontiere

02.02.21 - 13:00
Dal prossimo 8 febbraio i viaggiatori in arrivo dovranno compilare un modulo con le proprie informazioni di contatto
Keystone
Controlli a campione alle frontiere
Dal prossimo 8 febbraio i viaggiatori in arrivo dovranno compilare un modulo con le proprie informazioni di contatto
Nel frattempo prosegue la campagna di vaccinazione, con la solidarietà tra cantoni: anche il Ticino riceverà dosi provenienti da Berna e Basilea per garantire la seconda somministrazione

BERNA - Il semi-lockdown ci costa 150 milioni di franchi al giorno. Lo ha detto la scorsa settimana il ministro delle finanze Ueli Maurer, parlando degli aiuti economici erogati per le aziende in difficoltà. La chiusura di negozi e ristoranti è prevista almeno sino alla fine di febbraio. Ma nel frattempo la situazione epidemiologica sembra migliorare. E la destra preme per la riapertura delle attività.

Oggi a Berna ha avuto luogo la consueta conferenza stampa tecnica, in cui è stato fatto il punto della situazione. All'appuntamento hanno preso parte Anne Lévy (direttrice dell’Ufficio federale della sanità pubblica UFSP), Patrick Mathys (capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP), Nora Kronig (vicedirettrice della Divisione affari internazionali dell’UFSP), Michael Jordi (segretario generale della Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità CDS), Daniel Aeschbach (capo della Farmacia dell’esercito) e Amedeo Cianci (capo Sezione ambito giuridico 2 dell'UFSP).

Un calo «ingannevole» - «Il 6 febbraio 2020 il coronavirus è stato riscontrato in una persona che era stata più volte in Svizzera. Ma non c'erano stati ulteriori casi. Il primo caso in Svizzera è poi stato registrato il 25 febbraio, in Ticino». È quanto ha ricordato Anne Lévy, direttrice dell'UFSP, parlando delle misure che sono poi state adottate per affrontare la prima ondata. «La seconda ondata - ha aggiunto - è poi arrivata più velocemente e ci costringe a rispettare disposizioni severe, anche se non tanto quanto durante la prima ondata».

«I casi sono in calo, ma si tratta di una tendenza ingannevole». Ora è importante contrastare la diffusione delle nuove varianti del virus. E per questo è fondamentale farsi testare, ha detto ancora Lévy. E ha ricordato che la Confederazione ha deciso di finanziare i test sulle persone asintomatiche.

Una campagna «di successo» - La direttrice dell'UFSP ha quindi fatto il punto sulla campagna di vaccinazione, che sta proseguendo in tutta la Svizzera. E ha spiegato che per le persone che hanno ottenuto la prima dose, la seconda è garantita. Nel frattempo, per far fronte ai ritardi di forniture, i cantoni si stanno aiutando a vicenda. «La campagna è partita con successo». Al momento il 3,64% della popolazione è stato vaccinato. Ci posizioniamo bene nel confronto internazionale. E Lévy ha quindi detto che «la nostra strategia ha avuto successo».

«In Svizzera sono moltissime le persone disposte a farsi vaccinare» ha detto Nora Kronig, vicedirettrice della Divisione affari internazionali dell’UFSP. «Ora l'importante è perseguire la nostra strategia, che prevede la somministrazione del preparato innanzitutto alle persone a rischio».

«Il 19 dicembre è stato autorizzato il primo vaccino in Svizzera. Quattro giorni dopo è stato somministrato alla prima persona in Svizzera» ha ricordato Michael Jordi, segretario generale della CDS. Anche lui ha detto che la seconda dose è garantita a tutte le persone che hanno già ricevuto la prima. «Due cantoni (Berna e Lucerna) daranno parte delle loro dosi a otto cantoni (tra questi si conta anche il Ticino, ndr) a cui servivano» ha spiegato, auspicando però che questo genere di scambi non diventi la normalità. Si tratta dello scambio di circa 5'000 dosi. «Era comunque chiaro sin dall'inizio che non ci sarebbero state grandi quantità di vaccino».

L'andamento della pandemia - «I numeri stanno calando, ma non alla velocità che speravamo» ha osservato Patrick Mathys, capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP. Gli ospedali sono ancora sotto pressione: il 70% dei posti letto nei reparti di cure intense è ancora occupato, il 29% da pazienti positivi al coronavirus. «E si registra ancora una sovramortalità». Bisogna inoltre tenere sotto controllo - ha aggiunto - il tasso di riproduzione del virus, che attualmente si aggira attorno all'1 (0,98, per la precisione).

La raccomandazione di Mathys è quindi di continuare a rispettare le disposizioni. Anche in considerazione della presenza sul territorio elvetico delle più contagiose varianti britannica e sudafricana (le mutazioni sono state rilevate in 2'722 casi). Soltanto nel Canton Ginevra, il 40% dei contagi riguarda un ceppo mutato del virus. «Si teme che il calo sia meno veloce del previsto a causa delle varianti» ha aggiunto Lévy.

Per quanto riguarda le varianti, non è possibile fare il sequenziamento di tutti i campioni. Ma sono stati introdotti dei test PCR che permettono di individuare subito una delle tre mutazioni più diffuse (britannica, sudafricana e brasiliana).

Ma quando ci possiamo aspettare degli allentamenti delle misure? Lévy ha spiegato che la situazione è costantemente monitorata. E ha comunque detto che «anche pochi casi di virus mutato possono essere pericolosi». Mathys ha aggiunto che l'obiettivo è di raggiungere un basso numero di contagi: «Al momento non c'è motivo di prevedere allentamenti». Ma non sono nemmeno necessarie ulteriori restrizioni, ha assicurato ancora il capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale.

Interventi rimandati - Con il «leggero» calo di pazienti Covid negli ospedali, si possono nuovamente prevedere interventi non urgenti. «Sono circa 20'000 quelli sinora rimandati e che dovranno essere recuperati. E inoltre durante la stagione invernale si contano anche più incidenti». Mathys ha quindi ricordato la serie di recenti infortuni sulla neve.

Un modulo per i viaggiatori - Mathys ha inoltre ricordato che dal prossimo lunedì 8 febbraio tutte le persone che entrano in Svizzera dovranno compilare un modulo con i propri dati di contatto (lavoratori frontalieri esclusi). Uno strumento, questo, che permetterà alle autorità di contattare rapidamente le persone in questione in caso di contagio. Alle frontiere ci saranno controlli a campione per verificare che i viaggiatori abbiano fornito i propri dati.

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