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SVIZZERAL'identità elettronica «non va privatizzata»

02.02.21 - 10:07
La posizione dell'USS in vista della votazione del prossimo 7 marzo
USS
Fonte ATS
L'identità elettronica «non va privatizzata»
La posizione dell'USS in vista della votazione del prossimo 7 marzo

BERNA - L'identità elettronica è l'equivalente digitale del passaporto e contiene gli stessi dati ufficiali e sensibili. Da un punto di vista democratico, è inaccettabile quindi che un simile documento venga rilasciato unicamente da imprese private. L'Unione sindacale svizzera (USS) invita a respingere la legge sui servizi di identificazione elettronica (E-ID), in votazione il 7 marzo, che a suo avviso rappresenta una «svendita» di uno dei compiti più importanti della Confederazione.

«La necessità di un'identificazione online sicura e affidabile è indiscussa», afferma l'USS. Affidare questo compito a imprese orientate al profitto è però un errore fatale. «Tutti concordano sul fatto che la raccolta e la commercializzazione dei nostri dati personali da parte di giganti commerciali costituisce un pericolo senza precedenti. In questo contesto, privatizzare la nostra identità digitale è una follia», sottolinea Pierre-Yves Maillard, presidente dell'USS.

Affidare il «passaporto elettronico» ai privati inoltre non garantisce l'uguaglianza di accesso a questo documento. Chi non ha problemi finanziari potrà permettersi un «passaporto di prima classe», gli altri dovranno accontentarsi del «pacchetto base». La legge infatti non regola il livello dei prezzi in base al grado di sicurezza. «Dobbiamo cogliere l'opportunità di implementare un servizio pubblico per l'identità digitale e mantenere così il controllo su un compito fondamentale dello Stato, invece di svenderlo a imprese interessate al profitto», secondo Daniel Münger, presidente di Syndicom.

Senza contare che la legge spianerebbe la strada alla creazione di un oligopolio o addirittura di un monopolio privato. In teoria ogni cittadino potrà scegliere il fornitore dell'identità digitale. Dietro le quinte però si prepara già da tempo un monopolio: sotto il nome di "SwissSign Group" si è creato un consorzio sostenuto da un'ampia alleanza di aziende, soprattutto banche, compagnie di assicurazione e casse malattia. L'USS ritiene che questo gruppo acquisirà rapidamente una posizione dominante sul mercato e che gli unici possibili concorrenti saranno molto probabilmente giganti tecnologici come Apple, Amazon o Google.

Per i sindacati la legge in votazione il 7 marzo pone anche seri problemi di sicurezza e protezione dei dati. I dati personali non possono essere commercializzati, ma il consorzio SwissSign Group, raggruppa moltissime imprese, fra cui anche assicuratori malattia, sottolinea l'USS. «Affidare l'uso delle identità elettroniche agli assicuratori sanitari aumenta il rischio di abuso di dati altamente sensibili e dà un segnale catastrofico. La digitalizzazione delle cartelle cliniche deve basarsi su soluzioni di interesse pubblico e senza scopo di lucro», aggiunge Natascha Wey.

Un gran numero di servizi sono già oggi disponibili online, prova che la Confederazione, i Cantoni e i Comuni sono in grado di assicurare la digitalizzare. La Svizzera può diventare pioniere del servizio pubblico digitale e ha le risorse e le competenze necessarie per farlo, sostiene ancora l'USS invitando a bocciare la privatizzazione prevista dalla legge.

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