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SVIZZERAArmi nucleari: trattato di proibizione in vigore senza la Svizzera

22.01.21 - 11:27
L'accordo vieta l'uso, lo sviluppo, la produzione, i test. Ma anche di assistere chiunque in queste attività
Keystone - foto d'archivio
Fonte Laurent Sierro, Keystone-ATS
Armi nucleari: trattato di proibizione in vigore senza la Svizzera
L'accordo vieta l'uso, lo sviluppo, la produzione, i test. Ma anche di assistere chiunque in queste attività

GINEVRA - Le armi nucleari sono ormai proibite da un trattato internazionale. Ma l'accordo, entrato in vigore oggi, non verrà applicato dagli Stati nucleari né dai loro alleati e, per il momento, neppure dalla Svizzera che prolunga il processo di riflessione al riguardo sino alla fine del 2021.

In totale 51 Stati si sono già associati a questo trattato (TPNW), a lungo sostenuto dalla società civile. L'accordo vieta l'uso, lo sviluppo, la produzione, i test, lo stazionamento, lo stoccaggio e la minaccia di utilizzo di tali armi. Ma anche di assistere chiunque in queste attività.

Un altro aspetto è che le vittime devono essere sostenute con cure e un'assistenza economica. L'accordo era stato approvato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel luglio 2017, con il sostegno di 122 Paesi. Ed è stato successivamente firmato da diverse decine di loro, ma non dalla Svizzera.

Dopo aver inizialmente sostenuto il TPNW, Berna si è astenuta, temendo che l'accordo indebolisse il trattato di non proliferazione nucleare (TNP). Quest'ultimo ha fornito un quadro per la questione nucleare per 50 anni e riunisce le maggiori potenze.

Le due Camere del Parlamento nel 2018 avevano adottato una mozione del consigliere nazionale Carlo Sommaruga (PS/GE) che invitata il Consiglio federale a firmare e ratificare il TPNW senza esitazioni. Temporeggiando il Governo aveva allora promesso che avrebbe eseguito un'analisi della situazione entro la fine del 2020.

Analizzato impatto sul TNP - Ma la pandemia, che ha causato il rinvio della conferenza di revisione del TNP dal maggio scorso al prossimo agosto, ha spinto il Consiglio federale a prolungare questa riflessione sino alla fine del 2021. Essa è diretta da un gruppo di lavoro interdipartimentale, «è condotta in modo aperto» con esperti esterni, ha spiegato a Keystone-ATS l'ambasciatore svizzero alla Conferenza sul disarmo (CD) a Ginevra, Felix Baumann.

Oltre all'impatto del TPNW sul TNP, vengono prese in considerazione anche le discussioni di politica estera e di sicurezza. «Così come le implicazioni dell'adesione sul fronte interno, compresi gli aspetti economici», ha precisato Baumann. Secondo alcuni esperti, uno degli effetti potrebbe essere quello di proibire alle banche e alle imprese di uno Stato parte di contribuire alla fabbricazione di armi nucleari.

Un'altra ragione è che «i Paesi neutrali come la Svizzera non hanno attualmente una posizione comune», ha aggiunto l'ambasciatore. L'astensione svizzera ha scandalizzato alcune Ong come l'International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), con sede a Ginevra, che ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2017 per aver portato i negoziati a una conclusione positiva, e l'associazione romanda "Sortir du nucléaire".

Berna segue anche la situazione internazionale del disarmo, dal programma nucleare dell'Iran alle tensioni tra gli Stati Uniti e la Russia. Diversi accordi di limitazione del loro armamento tra questi due Paesi, che insieme posseggono il 90% delle scorte di armi nucleari globali, sono stati sospesi. Il nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden avrà tempo fino al 5 febbraio per cercare di ottenere il rinnovo del trattato di riduzione delle armi strategiche con Mosca.

Per il presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) Peter Maurer, l'entrata in vigore del TPNW è un successo «per l'umanità» e un «passo avanti storico». L'accordo estende «la delegittimazione di queste armi disumane», ha detto.

Diversi effetti da aspettarsi - Ma il TPNW «è solo l'inizio», sottolinea il presidente Federazione Internazionale della società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC) Francesco Rocca. «La lotta per un mondo libero dal nucleare è lungi dall'essere terminata».

Ne è prova il fatto che gli Stati dotati di armi nucleari notano che la situazione non cambierà per loro. L'ultimo esempio è il dibattito sui social network tra la direttrice esecutiva di ICAN Beatrice Fihn e il rappresentante russo presso l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) Mikahail Ulyanov.

«Le armi nucleari diventeranno illegali secondo il diritto internazionale», ha detto Fihn. «Questo non è corretto», ha risposto Ulyanov, aggiungendo che i divieti saranno applicati solo agli Stati parte.

Tuttavia, molti esperti si basano sulle esperienze simili delle Convenzioni contro le armi chimiche e biologiche e gli accordi contro le mine antiuomo e le bombe a grappolo. Anche se alcuni Stati non vi aderiscono, questi trattati hanno una portata mondiale.

In totale, i nove Paesi nucleari conosciuti hanno più di 13'000 armi, di cui circa 1'800 sono in stato di allerta operativa elevata. Gli Stati parte del TPNW si incontreranno quest'anno per la prima volta per discutere l'accordo.

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