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SVIZZERACon l'app in quarantena prima degli altri

18.01.21 - 14:04
Uno studio dell'Università di Zurigo ha confermato l'efficacia dell'app SwissCovid.
Ti Press
Fonte ats
Con l'app in quarantena prima degli altri
Uno studio dell'Università di Zurigo ha confermato l'efficacia dell'app SwissCovid.
Non mancano tuttavia alcuni punti critici: un infettato su tre ad esempio non ha attivato l'avviso a causa di un ritardo nell'assegnazione dei codici.

ZURIGO - Avvisare in modo rapido ed eliminare il tracciamento manuale dei contatti. Sono questi i vantaggi dell'app SwissCovid che, stando all'Università di Zurigo, fornisce un importante contribuito nella lotta alla pandemia. Tuttavia, non manca qualche insidia.

Dei ricercatori svizzeri hanno analizzato l'efficacia dell'applicazione, che attualmente conta 1,8 milioni di utilizzatori. Uno degli studi si basa sulle persone identificate come contatti di soggetti positivi al virus da parte del contact tracing del Canton Zurigo, comunica l'ateneo.

Quanto è emerso è che chi ha scaricato l'applicazione, grazie all'allerta ricevuta, ha potuto mettersi in quarantena un giorno prima degli altri. Anche se 24 ore possono non sembrare molte, afferma Viktor von Wyl, professore di "Digital and Mobile Health", ciò può avere un'influenza sul corso dell'epidemia. Comprensibilmente non sono invece emerse differenze nelle tempistiche nel caso di contagi interni alle famiglie.

In un secondo studio, i ricercatori hanno dimostrato che nel mese di settembre circa 170 persone nel canton Zurigo avvertite dall'app hanno ricevuto una raccomandazione di quarantena. Ciò corrisponde a circa il 5% di tutti gli individui per cui il provvedimento è scattato in maniera obbligatoria attraverso il tradizionale contact tracing.

Inoltre, 30 persone, fattesi testare dopo l'allerta emanata da SwissCovid, hanno scoperto di essere positive al coronavirus. Di conseguenza, nel giro di un mese sono state spezzate 30 possibili catene di infezione.

Malgrado queste indicazioni positive, non mancano i punti critici. In particolare, si è scoperto che un infettato su tre non ha attivato l'avviso tramite l'app. Secondo von Wyl, il motivo è il ritardo nell'assegnazione dei codici. Poiché ora tutti i medici sono autorizzati a fornirli, così da sgravare le autorità cantonali, il problema potrebbe venire contenuto.

Von Wyl infine sottolinea una volta di più come sia fondamentale che il maggior numero di persone possibile scarichi l'app sul proprio smartphone. L'esperto spera che i risultati incoraggianti degli studi contribuiscano a convincere chi finora è rimasto scettico.

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