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SVIZZERA«La variante britannica rende tutto più rischioso»

24.12.20 - 18:00
Due esperti fanno il punto della situazione su una mutazione di cui non si conosce ancora molto ma che incute timori.
Keystone
Fonte Fee Anabelle Riebeling / 20 Minuten
«La variante britannica rende tutto più rischioso»
Due esperti fanno il punto della situazione su una mutazione di cui non si conosce ancora molto ma che incute timori.
Per il momento nessuna certezza che sia già sbarcata in Svizzera: «È possibile, ma non è ancora stata scoperta».

BERNA - Sotto l'Albero di Natale, oltre all'attesissimo vaccino, è arrivato anche un regalo non troppo gradito. Ovvero la nuova variante britannica del coronavirus. Una mutazione «fino al 70% più contagiosa», secondo il primo ministro Boris Johnson che si basa su dati provenienti dalla sanità del Regno. Ma in verità, questa, per ora resta solo un'ipotesi. Della mutazione infatti non si conosce ancora molto. «Attualmente stiamo studiando questo nuovo ceppo», precisa a 20 Minuten Adrian Egli, capo facoltà di batteriologia e microbiologia all'Ospedale Universitario di Basilea.

Diversi ipotesi sulla maggiore contagiosità - Secondo l'esperto ci potrebbero essere infatti altre spiegazioni per l'elevata presenza di questa variante del Sars-CoV-2 - denominata VUI-202012/01 - in Gran Bretagna. «Può essere che nel Regno siano arrivate meno mutazioni del virus con cui "la variante britannica" ha dovuto competere e per questo motivo ha prevalso». «Secondo i modelli matematici sembrano però essere i cambiamenti nel virus stesso a essere responsabili di questa aumentata contagiosità», precisa Egli. Secondo l'esperto, la nuova variante potrebbe infatti aumentare il valore del tasso di riproduzione (Re). Inoltre, il VUI-202012/01 presenta diverse mutazioni nella proteina spike e queste ne aiutano la diffusione. Una di queste è la N501Y, che si trova anche nella variante Sars-CoV-2 rilevata in Sud Africa, permette all'agente patogeno di legarsi meglio alle cellule umane.

Il dubbio: in Svizzera è arrivata o no? - Gli esperti studiano le mutazioni mediante una procedura di sequenziamento. Ma in Svizzera solo una minima parte delle persone risultate positive finiscono sotto osservazione ed è per questo motivo che non si può dire con certezza se la variante britannica è effettivamente sbarcata nel nostro Paese. «È possibile che sia già in Svizzera, ma non l'abbiamo ancora scoperta visto che selezioniamo "solo" 500 campioni al mese da sequenziare», sottolinea Emma Hodcroft, epidemiologa presso le Università di Berna e Basilea, precisando che in quello stesso lasso di tempo le persone infette possono essere oltre 30'000. L'esperta, a ogni modo, non ritiene opportuno aumentare il numero di test. «Sarebbe troppo dispendioso in termini di tempo, lavoro e denaro».

Mutazioni mirate e casuali - La mutazione nei virus è comunque una cosa normale. «Il coronavirus si modifica circa ogni settimana», precisa Egli. A volte le mutazioni sono casuali, a volte però rispondono a una reale necessità. Secondo Egli le mutazioni mirate vengono messe in atto dal virus per rispondere, essenzialmente, a due minacce: «La pressione del sistema immunitario umano che cerca di combattere l'agente patogeno e la cosiddetta pressione diagnostica, che spinge il virus a mutare per tentare di non comparire più nei test diagnostici». 

La clamidia in Svezia - Un esempio calzante di questa capacità dei virus di "sparire dai radar" avvenne 15 anni fa in Svezia. «Allora il batterio della clamidia mutò in modo tale da non essere più rilevato nei test convenzionali. Così, mentre le autorità pensavano che il loro lavoro di prevenzione avesse funzionato, lui ha continuato a imperversare senza controllo. Gli agenti patogeni sono davvero pieni di risorse quando si tratta di garantire la propria sopravvivenza», precisa Egli.

Misure di protezioni ancora più fondamentali - I due esperti, a ogni modo, concordano sul fatto che le misure di protezione attualmente in vigore saranno ancora più importanti per impedire alla "variante britannica" di proliferare in Svizzera. Soprattutto perché molti casi potrebbero passare sotto traccia. «E più persone infette significano più ricoveri e più morti», sottolinea Hodcroft rammentando l'importanza di rispettare le regole. «Gli ultimi mesi sono stati duri e siamo tutti stufi di queste limitazioni. Questo è il motivo per cui dovremo fare tutto il possibile per garantire che non debbano essere ulteriormente rafforzate». Gli fa eco Egli, che aggiunge: «Se vogliamo tornare rapidamente alla normalità, dobbiamo uscire dalla catena di trasmissione stando a casa e appena possibile facendo la vaccinazione».

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