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SVIZZERA«In Svizzera si osserva un netto peggioramento della situazione»

09.12.20 - 13:30
Oggi nel nostro paese sono stati segnalati altri 5'086 casi, 87 nuovi decessi e 190 ricoveri
Archivio Keystone
«In Svizzera si osserva un netto peggioramento della situazione»
Oggi nel nostro paese sono stati segnalati altri 5'086 casi, 87 nuovi decessi e 190 ricoveri
Gli esperti della Confederazione hanno fatto il punto della situazione. E hanno nuovamente invitato la popolazione «a fare ancora uno sforzo per rallentare la diffusione del virus»

BERNA - «Speravamo di ridurre i numeri, ma non ci siamo riusciti: sono rimasti fermi a un livello molto alto». Così il ministro della sanità Alain Berset, che ieri sera ha annunciato l'intenzione del Consiglio federale di adottare nuovi provvedimenti a livello nazionale. Provvedimenti che riguardano in particolare negozi e ristoranti, come pure gli assembramenti privati, e che saranno varati il prossimo venerdì 11 dicembre.

Nel frattempo oggi in Svizzera l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha segnalato altri 5'086 casi di coronavirus, 87 nuovi decessi e 190 ricoveri. Nel primo pomeriggio gli esperti della Confederazione hanno fatto il punto della situazione.

«Non va come speravamo» - «Nonostante si voglia tornare al più presto alla normalità, dobbiamo fare ancora uno sforzo: non siamo riusciti a diminuire il numero dei casi in vista delle festività di Natale» ha esordito Patrick Mathys, capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP. Saremo quindi confrontati con nuovi provvedimenti, più o meno severi. «Tutta la società deve essere consapevole del fatto che i numeri devono diminuire». Attualmente si osserva un leggero aumento dei casi, ha spiegato, parlando anche di un tasso di positività dei test Covid-19 «ancora alto». Sul fronte dell'incidenza, in media si contano circa 600 casi ogni 100'000 abitanti.

Nessuna regione elvetica sta registrando un calo dei casi. Si constata, ha detto Mathys, «una stagnazione dei casi praticamente dappertutto». Al momento i cantoni più colpiti sono San Gallo e Ticino. Più in generale, dopo una calo nel corso della seconda ondata, ora la curva torna a salire.

Mathys ha ricordato che il personale sanitario è da tempo sotto pressione. E la situazione rischia di non cambiare, nemmeno durante il periodo di Natale. I reparti di terapia intensiva sono occupati per circa tre quarti. «Se la situazione continuerà ad aggravarsi anche durante il periodo di Natale, a gennaio ci troveremo in una situazione difficile» ha ribadito Mathys, invitando a limitare i contatti. Certamente non è facile, considerando la voglia di festeggiare e ritrovarsi con amici e familiari. «Stabilite come passare le feste, adottate delle misure, accettate se qualcuno non se la sente di partecipare ai festeggiamenti».

Sale il fattore di riproduzione - Anche Martin Ackermann, capo della task force nazionale Covid-19, ha sottolineato che il virus ha ricominciato a diffondersi più rapidamente. Anche il fattore di riproduzione è salito, in tutte le regioni della Svizzera. In diversi cantoni è superiore all'1. Questo significa che cento persone contagiano più di cento persone. Soltanto nella zona del lago Lemano è ancora inferiore a 1. «Rispetto a due settimane fa, in Svizzera si osserva un netto peggioramento della situazione». E i seguenti fattori non contribuiranno a un miglioramento: il calo delle temperature, le festività e una maggiore mobilità durante le vacanze.

Nelle scorse settimane, ha ricordato Ackermann, abbiamo dimostrato che è possibile dimezzare il numero dei casi ogni due settimane. «Ma bisogna rispettare le disposizioni, e agire quindi di conseguenza». Il capo della task force ha affermato che la prospettiva di un vaccino «ci lascia ben sperare, ma dobbiamo mantenere sotto controllo la situazione».

Ackermann, su richiesta di una giornalista, ha commentato le misure previste dal Consiglio federale: «Dal punto di vista scientifico, si tratta di provvedimenti che mirano a ridurre i contatti». E ha spiegato che un coordinamento sovraregionale ha una migliore efficacia.

Steffen: «Un momento delicato» - «Ci troviamo in un momento delicato della seconda ondata: a fine novembre i casi sono scesi, ma ora tornano ad aumentare». Ha parlato quindi di una situazione «ancora instabile» il medico cantonale basilese Thomas Steffen, membro del consiglio dell’Associazione dei medici cantonali. E anche lui ha nuovamente invitato la popolazione a continuare a impegnarsi, nonostante possano venire a mancare le forze. In particolare vedendo che altre persone «se ne fregano». Steffen: «Si dà un contributo a evitare il collasso del sistema sanitario. Il contributo di ognuno è infinitamente importante».

Steffen ha anche osservato che durante questa seconda ondata si ha la sensazione che ci sia molto più egoismo. A differenza della prima, in cui c'era molta solidarietà. «La situazione è complessa, anche considerando che la solidarietà è diventata una parte della vita quotidiana, per esempio indossando la mascherina». Ma si rilevano anche nuovi gesti di solidarietà. Per esempio una recente richiesta sui social da parte di un utente di Basilea che cercava un luogo dove effettuare un test rapido. «In poco tempo ha ricevuto diverse centinaia di risposte».

In vista del natale, si ha inoltre la sensazione che sia tutto più complicato. «Se si decide di non dare nessuna possibilità al virus, allora diventa tutto più facile. Per esempio mantenendo le distanze, indossando la mascherina e arieggiando spesso i locali. Non ci si deve chiedere cosa si ha il permesso di fare, ma cosa sia possibile fare per invertire la tendenza» ha chiosato Steffen.

Un'uscita a tappe dalla pandemia - Mathys ha ricordato che per superare la pandemia, almeno il 60% della popolazione deve essere immune: sia con la somministrazione del vaccino sia essendo guariti dal Covid-19. È comunque necessaria una visione globale, non è sufficiente limitarsi alla Svizzera. Ackermann ha ricordato che è da ingenui pensare che con il vaccino si tornerà subito alla normalità: «Sarà ancora necessario rispettare le norme igieniche o indossare la mascherina: dalla pandemia si uscirà a tappe». Mathys ha aggiunto che dopo essere guariti dal Covid-19, non si ha la garanzia per un'immunità a vita, quindi non è da escludere che si possa contrarre di nuovo il virus. L'obiettivo della Confederazione è comunque di partire con le vaccinazioni nel gennaio 2021. «È la nostra pianificazione, ma dovrà essere disponibile un vaccino autorizzato» ha detto Mathys.

Il sostegno dell'esercito - Da parte sua, il brigadiere Raynald Droz, capo di stato maggiore del Comando operazioni, ha fornito alcuni numeri relativi all'impegno dell'esercito a sostegno dell'emergenza sanitaria. Sinora i militari si sono attivati in otto cantoni. Dalla prossima settimana a questi si aggiunge Sciaffusa. L'esercito ha ricevuto richieste da 63 strutture ospedaliere. Di queste, 23 hanno ricevuto una risposta positiva. «In questo momento 530 militi sono impegnati in sei cantoni».

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