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SVIZZERAIl colonnello che spara sui caccia

09.09.20 - 16:05
Roger Schärer ha fatto una brillante carriera militare. Ma non è d'accordo con molti ex colleghi e superiori
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Fonte Daniel Graf/20 minuten
Il colonnello che spara sui caccia
Roger Schärer ha fatto una brillante carriera militare. Ma non è d'accordo con molti ex colleghi e superiori
La minaccia di un attacco aereo è «inesistente» secondo il militare a riposo. Il Comitato del Sì: «Sono solo opinioni, non ha la verità in tasca»

BERNA - Dopo quasi 2000 giorni di servizio, e una carriera militare che lo ha portato al grado di colonnello, Roger Schärer ne è convinto: «Conosco l'esercito e la situazione della sicurezza in questo Paese. L'esercito svizzero sicuramente non avrà più bisogno di aerei da combattimento, contro chiunque». In vista del voto del 27 settembre, sul sito web www.liberales-nein.ch Schärer ha portato la sua testimonianza assieme ad altri cittadini contrari.

«Dal punto di vista della politica finanziaria troverei irresponsabile acquistare jet per sei miliardi di franchi e con costi di manutenzione di altri 20 miliardi. Non abbiamo minacce imminenti, è decisamente improbabile che la Svizzera venga attaccata da un'aviazione nemica» afferma Schärer. 

L'ex colonnello - oggi fuori servizio - è stato direttore dell'assicurazione Winterthur e ha lavorato presso Credit Suisse prima di diventare, nel 2006, consigliere personale di Johann Schneider Ammann (allora presidente di Swissmem). Si è diplomato in una scuola reclute ad Aarau. Dopo la scuola dei sottufficiali ha intrapreso la carriera militare come comandante di truppe, e poi colonnello di milizia presso la Direzione per la politica di sicurezza nel DDPS.

Una carriera coi fiocchi, insomma. Che non gli ha impedito di assumere una posizione sgradita, probabilmente, a molti suoi ex colleghi e superiori. «Non sono contro l'esercito, anzi sostengo pienamente l'esercito del futuro» ha spiegato Schärer a 20 Minuten. «Ma ci sono altre minacce più preoccupanti. Dovremmo investire i soldi nella costruzione di una forza informatica efficace, ad esempio. Il rischio che un attacco informatico paralizzi la nostra filiera alimentare ad esempio è molto più alto di quello di un attacco aereo» sottolinea, perché «la guerra informatica è già in atto in tutto il mondo». 

Schärer punta il dito contro gli argomenti del "sì". «Non è professionale dire che l'intero esercito non funzionerebbe più senza aerei da combattimento. Se mettessimo da parte i soldi per i jet, potremmo investirli nelle aree dell'esercito dove sono effettivamente necessari». Lo sviluppo tecnologico della difesa missilistica è rapido. «Se ora investiamo 20 miliardi nella manutenzione di nuovi aeromobili, perderemo ogni margine di azione» afferma Schärer.

Anche per eventi come il WEF, Schärer vede soluzioni migliori e più economiche rispetto alla protezione dello spazio aereo con jet da combattimento: «Abbiamo ottimi rapporti con i nostri paesi vicini, Germania e Francia. Questi lavori potrebbero essere esternalizzati con costi irrisori rispetto a quanto ci costerebbe un nuovo jet». Durante la seconda guerra in Iraq, la NATO ha violato lo spazio aereo svizzero centinaia di volte, ricorda l'ex colonnello. «Ma nessuno ne ha parlato».

Thierry Burkart, consigliere agli Stati del PLR e leader del Comitato per il Sì, non vuole lasciare queste dichiarazioni senza risposta. «Roger Schärer vorrebbe una Svizzera con le ali mozzate rispetto ad altri paesi, come è accaduto già con i Gripen. Era attivo nell'esercito molto tempo fa, molte cose sono cambiate nel frattempo». 

La Svizzera - sottolinea Burkart - sta comunque costruendo una cyber-difesa. «L'esercito ha investito massicciamente per anni nell'espansione della difesa informatica. Ma solo perché sono emersi nuovi pericoli non significa che le vecchie minacce non esistano più, e che gli aerei da combattimento siano diventati superflui» afferma Burkart.

Diversi paesi europei, sottolinea il "senatore", stanno attualmente investendo in nuovi jet da combattimento. «Non credo che tutti loro, compreso il Consiglio federale e la maggioranza in parlamento, abbiano completamente torto e che il signor Schärer sia l'unico in grado di valutare correttamente le sfide future», afferma Burkart. «Non possiamo aspettare che i droni prendano il controllo del servizio di polizia aerea. Dobbiamo sostituire ora gli aerei da caccia obsoleti in modo che la popolazione svizzera sia ancora protetta dagli attacchi aerei dal 2030 in poi».

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