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SVIZZERA«I Cantoni devono attivarsi per contenere la diffusione del virus»

05.07.20 - 17:03
Secondo Lukas Engelberger, se i casi dovessero continuare a salire alcune limitazioni saranno inevitabili.
Keystone
«I Cantoni devono attivarsi per contenere la diffusione del virus»
Secondo Lukas Engelberger, se i casi dovessero continuare a salire alcune limitazioni saranno inevitabili.
«I Cantoni hanno la possibilità di vietare i grandi eventi, di chiudere le discoteche o limitare gli orari di apertura nella ristorazione», precisa il presidente della Conferenza dei direttori cantonali della sanità.

BERNA - I Cantoni devono prendere in mano la situazione e instaurare misure più restrittive per contenere la diffusione del coronavirus. È l'opinione del presidente della Conferenza dei direttori cantonali della sanità Lukas Engelberger espressa sulle pagine della NZZ am Sonntag. 

I Cantoni possono infatti smarcarsi dalle ordinanze federali e dare un ulteriore giro di vite alle misure di lotta contro l'epidemia. «Hanno la possibilità - precisa Engelberger - di vietare i grandi eventi, di chiudere le discoteche o limitare gli orari di apertura nella ristorazione. Se il numero d'infezioni continua a salire, queste misure diventano inevitabili». Misure che, in parte, il Ticino ha già preso riducendo a 30 persone il numero degli assembramenti e introducendo un limite massimo di 100 ospiti (dopo le 18.00) nei locali dove è possibile la consumazione in piedi.

Engelberger è pure preoccupato da (ulteriori) possibili focolai che potrebbero divampare dai locali notturni. «La chiusura di tutti i club e le discoteche che non rispettano le regole deve diventare la prassi», precisa il presidente della Conferenza dei direttori cantonali della sanità. Per lui non è ancora giunto il momento dell'utilizzo generalizzato della mascherina negli spazi pubblici. «Sono contrario a questo obbligo, almeno per ora. Il trasporto pubblico - dove verrà resa obbligatoria da domani - è un caso speciale».

Il Ticino, primo cantone a essere colpito duramente dalla malattia, ha per ora numeri piuttosto bassi. «Con le riaperture avevamo previsto che ci sarebbero stati focolai locali di coronavirus. Ma il fatto che i primi casi si siano registrati a Zurigo è una pura coincidenza. Potevano accadere a Basilea, Lugano o Losanna. Gli assembramenti e le persone ritornate da viaggi all'estero sono le principali micce di accensione».

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