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SVIZZERAIl ritorno a una “nuova” normalità: «È il momento che aspettavamo»

08.05.20 - 14:45
Le novità del Consiglio federale sulla graduale uscita dal lockdown
Archivio Keystone
Il ritorno a una “nuova” normalità: «È il momento che aspettavamo»
Le novità del Consiglio federale sulla graduale uscita dal lockdown
Per l'app per il tracciamento dei contatti la prossima settimana scatterà una fase di test. In attesa di una base legale

Il prossimo lunedì 11 maggio scatta la fase 2 della graduale uscita dal lockdown. Si tratta di una tappa che interessa un numero consistente di attività, in primis scuole obbligatorie, negozi, bar e ristoranti. Ne ha parlato oggi il consigliere federale Alain Berset, ministro della sanità, in una conferenza stampa: «Stiamo per entrare in una nuova fase per il ritorno alla normalità: è il momento che aspettavamo». E ricorda comunque che è necessario il rispetto delle norme igieniche e delle distanze sociali. «Il virus è sempre presente», anche se i dati sono migliorati.

Anche Daniel Koch, delegato dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) per il Covid-19, ha invitato la popolazione alla prudenza: «Certo, ora è possibile spostarsi di più, si potrà andare nei negozi. Ma evitate le situazioni a rischio». E ha sottolineato che ora chiunque presenta dei sintomi influenzali viene sottoposto al test Covid-19. «Se rispettiamo le norme, potremo assistere a un ulteriore calo dei casi».

Per quanto riguarda il settore della ristorazione, la riapertura che il Consiglio federale ha deciso lo scorso 29 aprile prevede tutta una serie di condizioni da rispettare. Le ricordiamo: a ogni tavolo potranno sedere al massimo quattro persone, tutti i clienti dovranno essere seduti, tra i vari tavoli vi dovrà essere una distanza di due metri. E si parla poi della registrazione - ma su base volontaria - dei dati dei clienti: la misura è volta a permettere il tracciamento dei contatti anche nei ristoranti. Per la riapertura del settore, oggi il Consiglio federale ha adottato le necessarie modifiche della relativa ordinanza.

«I clienti sono invitati a fornire i loro dati, ma resta comunque una decisione volontaria» ha affermato Berset, sottolineando che si tratta comunque di una misura importante. «Sinora abbiamo fatto leva sulla responsabilità dei cittadini, e ha funzionato bene». Koch ha aggiunto: «Non vogliamo sapere chi si trovava al ristorante, ma vogliamo avere la possibilità di contattare le persone che potrebbero essere state in contatto con una persona malata: si tratta di tutelare la salute delle persone».

L'app... per ora in versione beta - Il ritorno alla normalità sarà accompagnato anche da un'app: si chiama Swiss PT (dove PT sta per proximity tracing) e sarà un ulteriore strumento per il tracciamento e l'interruzione delle catene d'infezione. L'app, informa gli utenti che sono stati troppo a lungo vicini a una persona infetta. Il tutto senza compromettere la privacy, garantisce la Confederazione.

Ma per l'utilizzo di tale strumento è necessaria una base legale, come stabilito questa settimana dal Parlamento. Il Consiglio federale integrerà in tal senso la legge sulle epidemie ed entro il 20 maggio presenterà un messaggio urgente. Finché la modifica di legge non sarà decisa, l'app sviluppata dai politecnici federali di Zurigo e Losanna e dalla Confederazione sarà sottoposta a un approfondito test in una fase pilota. Per questa fase - che sarà limitata a determinati gruppi di cittadini - il Governo intende emanare il 13 maggio un'ordinanza di durata limitata.

Un sostegno di 65 milioni - Come deciso dal Parlamento nella recente sessione straordinaria, la Confederazione sosterrà con 65 milioni di franchi le istituzioni di custodia complementare alla famiglia che in seguito all’emergenza coronavirus hanno subito perdite di guadagno. Il Consiglio federale emanerà una pertinente ordinanza entro il 20 maggio. La Confederazione si farà carico di un terzo dei costi dei Cantoni per la compensazione dei contributi non più versati dai genitori alle istituzioni di custodia. L’ordinanza sarà in vigore per sei mesi con effetto retroattivo dal 17 marzo 2020.

L'app Swiss PT: come funziona?

L'app Swiss PT è un software applicativo che viene installato sullo smartphone. Dopo l'installazione lo smartphone invia tramite Bluetooth delle ID criptate, i cosiddetti checksum, lunghe stringhe di caratteri generate casualmente. Se un altro smartphone sul quale è installata la stessa app si trova a meno di due metri di distanza per complessivamente più di 15 minuti nel corso di una giornata, i dispositivi si scambiano i checksum. Viene così creato un elenco locale di checksum ricevuti dai dispositivi ai quali si è stati vicini per un certo tempo. In questo modo vengono registrati gli incontri epidemiologicamente rilevanti. I 15 minuti e i circa 2 metri di distanza impostati saranno adeguati con l'aumento dei valori empirici disponibili, in modo da fornire l'indicazione più precisa possibile sulla probabilità di contagio. L'utente non deve fare altro che portare con sé lo smartphone con la funzione Bluetooth attivata. I checksum vengono eliminati automaticamente dal dispositivo dopo tre settimane.

Se risulta positivo al test del coronavirus, un utente dell'app Swiss PT riceve dall'ufficio del medico cantonale un cosiddetto codice Covid. Questo modo di procedere è importante per impedire abusi, poiché la funzione di segnalazione dell'app può essere attivata soltanto con questo codice e gli altri utenti ricevono segnalazioni soltanto dopo che la funzione è stata attivata. Chi è stato a stretto contatto con una persona risultata positiva al test viene informato dall'app Swiss PT.

Tutti gli utenti dell'app che si sono trovati complessivamente per 15 o più minuti nel corso di una giornata a una distanza inferiore a 2 metri circa da una persona infetta durante il periodo del rischio di contagio ricevono automaticamente e in forma anonima un messaggio che segnala loro che vi è la possibilità che siano stati contagiati. Dopodiché possono rivolgersi alla hotline indicata nell'app per sapere come procedere.

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