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SVIZZERA«Saranno sottoposte al tampone tutte le persone con sintomi influenzali»

17.04.20 - 14:00
Ha avuto luogo a Berna un infopoint sulla situazione coronavirus in Svizzera.
Archivio Keystone
«Saranno sottoposte al tampone tutte le persone con sintomi influenzali»
Ha avuto luogo a Berna un infopoint sulla situazione coronavirus in Svizzera.
In Ticino il lavoro ridotto è stato richiesto per la metà degli occupati. Dalla metà di marzo a livello nazionale si contano 33'000 disoccupati in più.

BERNA - In Svizzera già da diversi giorni la diffusione del coronavirus ha subito un rallentamento (oggi si registrano 346 nuovi casi accertati e altri 42 decessi). E ieri il Consiglio federale ha annunciato le prime tre tappe della strategia d'uscita dal lockdown. Insomma, si guarda con ottimismo a un lento ritorno alla normalità. Oggi a Berna autorità di diversi settori hanno fatto il punto della situazione.

«Pericolo non ancora scampato» - «Siamo arrivati oggi a quasi 27'000 casi in Svizzera. La curva si è appiattita molto velocemente, ma non siamo ancora usciti dal pericolo: c'è ancora il rischio che i contagi aumentino e che si registrino altri casi gravi» afferma Daniel Koch, delegato dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) per il Covid-19. E ricorda: «È una malattia che colpisce anche persone giovani». Koch precisa inoltre che non c'è ancora la certezza che i bambini siano meno soggetti al virus, pertanto è tuttora sconsigliato affidarli ai nonni.

E per quanto riguarda gli over 65, l'invito resta quello di evitare contatti. Ma questo non significa che non si debbano rinchiudere in casa: non è proibito fare una passeggiata nelle vicinanze di casa, dice Koch. Si sta inoltre valutando se in alcuni cantoni sia possibile allentare il divieto di visite nelle case anziani.

Nel momento in cui a livello nazionale si registreranno meno di cento nuovi casi accertati al giorno - spiega l'esperto - si potrà tornare a ricostruire la filiera del contagio, in modo da mettere in quarantena le persone a rischio. Una procedura, questa, che non può essere seguita con un numero più elevato di contagi: per ogni persona malata, vanno messe in quarantena dalle cinquanta alle cento persone. Inoltre nei prossimi giorni saranno adattati i criteri per l'esecuzione dei test: saranno sottoposte al tampone tutte le persone con sintomi influenzali. Questo sarà possibile, in quanto sono disponibili test a sufficienza.

La ristorazione? - Dopo le decisioni del Consiglio federale sull'uscita dal lockdown, sono molti gli interrogativi ancora aperti, dice Koch. E sottolinea che nel settore gastronomico, non ancora interessato da una riapertura, c'è attualmente malcontento. «Bisogna essere consapevoli del fatto che nel momento in cui nel settore si introdurranno degli allentamenti, bisognerà comunque fare i conti con delle restrizioni». Le decisioni della Confederazione si basano comunque sulla possibilità di mantenere le distanze sociali. «Ma ci chineremo ancora sulla questione».

Mascherine per tutti? -  Koch parla anche delle mascherine di protezione, che sarebbero sufficienti: la Confederazione ne possiede attualmente circa 20 milioni di esemplari, e altri 100 milioni saranno presto forniti. «Ma la Confederazione non ha previsto d'immagazzinare mascherine per tutta la popolazione».

Il mercato del lavoro Boris Zürcher, capo della Direzione del lavoro (SECO), dice che si sta facendo un notevole ricorso al lavoro ridotto. Una misura che attualmente permette di evitare un forte aumento della disoccupazione. Anche se comunque il fenomeno è in aumento: dalla metà di marzo in Svizzera si contano 33'000 disoccupati in più e siamo a quota 151'000. Per quanto riguarda il lavoro ridotto, 167'000 richieste sono state presentate per oltre un milione d'impiegati. «Si tratta delle richieste, che vengono autorizzate se sono rispettate le condizioni». Non è comunque al momento noto quante siano quelle approvate. In Ticino la richiesta è stata fatta per il 52% degli occupati.

La protezione del personale - Per quanto riguarda la strategia d'uscita stabilita dalla Confederazione, Zürcher spiega che le attività che intenderanno riaprire dovranno presentare un concetto per la protezione del personale. Il rispetto di tale condizione dovrà essere verificato dalle autorità cantonali. L'obiettivo, in ogni caso, è di evitare un nuovo aumento dei contagi in Svizzera. In determinati settori potrebbe essere introdotto un obbligo di mascherina. Ma bisogna saperle utilizzare: per questo motivo la prossima settimana la Confederazione presenterà un tutorial video per l'utilizzo delle mascherine, aggiunge Koch.

Sulla formazione professionale Rémy Hübschi, vicedirettore della Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI), prende la parola per parlare della formazione professionale. Ieri il Consiglio federale ha infatti approvato un'ordinanza relativo a tale ambito, per quanto riguarda la conclusione delle formazioni in corso per 75'000 giovani. Per il lavoro pratico ogni formazione professionale di base selezionerà un'unica variante realizzabile in tutta la Svizzera, mentre gli esami saranno sostituiti dai voti scolastici. Per chi intende iniziare una formazione, in genere quello attuale è il periodo in cui avvengono i reclutamenti: «I numeri sono in calo, non sorprende visto che le attività sono ferme».

Quasi 6'000 militi della protezione civile sul campo - Il vicedirettore dell’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP), Christoph Flury, fornisce i numeri sull'impiego della protezione civile sul territorio elvetico a sostegno del settore sanitario. Si tratta attualmente di 5'800 militi, la maggior parte nella Romandia. L'impiego è previsto in particolare nelle residenze per anziani. «L'obiettivo è che sia sempre disponibile il numero necessario di membri della protezione civile». Sono molti i militi che si mettono a disposizione spontaneamente.

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