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SVIZZERAGià in 22'000 per semi e piantine

31.03.20 - 13:31
La petizione è stata presentata al Consiglio federale da un granconsigliere verde.
TiPress - foto d'archivio
Fonte ats
Già in 22'000 per semi e piantine
La petizione è stata presentata al Consiglio federale da un granconsigliere verde.
Per l'Ufficio federale dell'agricoltura, però, non si tratta di beni necessari a soddisfare i bisogni quotidiani della popolazione.

NEUCHÂTEL - I negozi che vendono sementi e piantine devono poterlo fare anche durante l'attuale situazione di crisi. Un granconsigliere verde neocastellano ha ottenuto oltre 22'000 firme per chiedere al Consiglio federale di equiparare questi commerci a quelli di alimentari o alle farmacie.

Secondo Laurent Debrot, autore della petizione, questi prodotti devono essere considerati - come frutta e verdura - beni di prima necessità e dunque indispensabili nel corso dell'epidemia di coronavirus. Non ha senso che la vendita di semi sia vietata, al contrario di quella di pomodori dalla Spagna o altri prodotti non fondamentali, ha dichiarato alla radio romanda RTS. Le sementi sono essenziali per il giardinaggio amatoriale, che contribuirà all'approvvigionamento del Paese nei prossimi mesi, si legge nella petizione.

Non sono beni necessari - Berna è però di tutt'altro avviso. Secondo la portavoce dell'Ufficio federale dell'agricoltura (UFAG) Florie Marion, contattata dall'agenzia Keystone-ATS, non si tratta di beni necessari a soddisfare i bisogni quotidiani della popolazione.

Per l'ecologista neocastellano e chi ha sottoscritto la sua proposta, fare del giardinaggio e occuparsi dell'orto in questo periodo di isolamento aiuta inoltre a passare il tempo e a rilassarsi. L'uomo chiede poi alle autorità di invitare chi ha terreni propizi a metterli a disposizione delle famiglie.

Ordinale online - L'UFAG dal canto suo precisa che la vendita di sementi e piantine non è permessa in negozio, ma lo è ad esempio tramite spedizioni e su Internet. Rispettando le norme igieniche ed evitando il più possibile i contatti, le consegne rimangono infatti consentite.

Nella petizione viene anche evocato il rischio di enormi sprechi. Le serre sono piene di sementi pronte a essere piantate, che però i clienti interessati a un'autosufficienza alimentare non possono acquistare e dunque sfruttare.

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