Dubbi e riflessioni di tre esperti sulle conseguenze della trasformazione della società dovuta al coronavirus
ZURIGO - È bastato che il nuovo coronavirus arrivasse in Svizzera. E in pochissimo tempo quasi tutte le aziende sono state in grado d'introdurre il telelavoro. Altre si sono invece reinventate, spostando sul web l'offerta di merci e servizi.
Insomma, in men che non si dica svariati settori economici elvetici si sono affidati più che mai agli strumenti digitali. E moltissime persone si sono velocemente adattate a un nuovo modo di lavorare. Ma quanto è sostenibile questa situazione? E cosa ne resterà quando l'emergenza Covid-19 sarà superata? Il quotidiano zurighese Tages Anzeiger lo ha chiesto a tre esperti.
Una trasformazione «senza riflessioni» - Stefano Brusoni, professore di Innovation Management al Politecnico di Zurigo, si dice affascinato dall'attuale trasformazione della società, che ha visto un rapido passaggio al telelavoro e un veloce apprendimento di nuovi strumenti. Ma non è certo che nel post-pandemia ne resterà qualcosa: tutto sta infatti avvenendo molto in fretta, quindi senza una vera e propria riflessione, spiega l'esperto. E sottolinea che al momento la digitalizzazione non viene per forza sfruttata al meglio.
Più home office e medicina all'avanguardia - Per Georges T. Roos - che si è autodichiarato studioso del futuro, diventando negli ultimi vent'anni un'autorità in materia - ritiene che la reazione della società all'attuale crisi ci sta mostrando quali sono gli strumenti digitali a nostra disposizione. E ci sta spingendo a pensare in maniera diversa, come spiega al Tages Anzeiger. Per il futuro prossimo vede un maggior consolidamento dell'home office. E a più lungo termine? Per Roos l'attuale spinta alla digitalizzazione potrebbe far fare passi da gigante alla ricerca medica.
Ai limiti delle possibilità - Secondo Tobias Straumann, storico dell'economia all'Università di Zurigo, l'attuale crisi non ha paragoni. Lo dice ripensando allo scoppio della prima e della seconda guerra mondiale, come pure alla crisi energetica degli anni Settanta. E non crede che la situazione darà una spinta importante alla digitalizzazione. Parla di un trend che esiste già da tempo, che ora sta mostrando - secondo l'esperto - i propri limiti. Ma Straumann ritiene che la società ne trarrà altri insegnamenti: «Capiremo che il futuro è incerto, nella fase di crescita ce ne siamo dimenticati». E per affrontare nuove crisi, si cercherà di essere meno dipendenti dall'estero.