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SVIZZERAL'ex ambasciatore su Crypto: «La diplomazia svizzera non soffrirà»

14.02.20 - 09:05
Tim Guldimann fa notare che finora non c'è stata nessuna protesta internazionale, ma capisce l'esigenza di fare chiarezza all'interno del Paese
Keystone (archivio)
L'ex ambasciatore svizzero in Iran Tim Guldimann resta positivo.
L'ex ambasciatore svizzero in Iran Tim Guldimann resta positivo.
Fonte ats
L'ex ambasciatore su Crypto: «La diplomazia svizzera non soffrirà»
Tim Guldimann fa notare che finora non c'è stata nessuna protesta internazionale, ma capisce l'esigenza di fare chiarezza all'interno del Paese

BERNA - Il lavoro della diplomazia svizzera non sarà influenzato dalla vicenda Crypto e lo dimostra anche il fatto che finora non c'è stata alcuna protesta internazionale: lo sostiene l'ex ambasciatore svizzero in Iran Tim Guldimann, che non vede grossi problemi sul fronte della reputazione ma capisce l'esigenza di fare chiarezza all'interno del Paese.

Nessuna protesta internazionale - «Abbiamo sempre paura di non essere più amati all'estero», afferma il 69enne in un'intervista pubblicata oggi da 20 Minuten. «Io non ho paura. Né credo che la vicenda Crypto inciderà negativamente sul lavoro della Svizzera in materia di politica estera. Non c'è stata alcuna protesta internazionale e, a quanto mi risulta, nessuno degli Stati interessati si è finora pronunciato sul ruolo della Confederazione».

«Il Governo sapeva?» - «La situazione potrebbe diventare più delicata se si scoprisse che il palese abuso di fiducia da parte dell'azienda nei confronti dei governi che erano suoi clienti è stato commesso con la connivenza delle autorità svizzere», ammette il diplomatico, che fra 2015 e il 2018 è stato anche consigliere nazionale (PS/ZH). «Esplosivo sarebbe il fatto che il Governo sapesse che l'impresa è stata acquistata dai servizi segreti americani e tedeschi. Ma le domande che si pongono sono prima di tutto di politica interna».

Mancato intervento - «Se il Consiglio federale non era al corrente di quanto accadeva, significa che i nostri servizi segreti, che ovviamente ne erano a conoscenza, hanno operato all'insaputa del governo. Se le autorità - che si tratti del governo o dei servizi segreti - erano effettivamente a conoscenza fin dall'inizio degli anni Novanta - e questo è da presumere - si pone giustamente la questione del perché nessuno abbia fatto nulla. Non era nemmeno necessario rendere pubblico un intervento».

«La neutralità non c'entra» - Guldimann non è d'accordo con chi nella vicenda vede un'aperta violazione della neutralità. «Non mi piace quando si argomenta sempre con il tema della neutralità. Quanto successo non ha nulla che vedere con questo. In ambito legale la neutralità non ci permette di fornire armi agli stati in guerra, mentre in termini politici dobbiamo garantire che non interverremo nemmeno in futuro, non possiamo quindi aderire alla NATO. Ma qui stiamo parlando di beni che non sono considerati attrezzature militari». Come noto la Crypto vendeva macchine crittografiche.

Questioni aperte - Detto questo, l'ex ambasciatore in Iran (1999-2004) capisce che in Svizzera vi siano diverse questioni aperte, a cominciare dal livello di conoscenza che avevano all'epoca persone come l'ex consigliere federale Kaspar Villiger. «È comprensibile la richiesta di un chiarimento completo sul fronte della politica interna», conclude.

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