Basta a volte un divorzio dei genitori. Un bambino costa tra i 7000 e i 14'000 franchi all'anno. Troppi per Cartitas che oggi lancia l'allarme. «La politica non manifesta alcuna volontà di agire»
BERNA - Difficile a credersi, eppure le statistiche pubblicate oggi da Caritas parlano chiare : sono oltre 103.000 i bambini colpiti dalla povertà in Svizzera. Non stiamo parlando di bimbi affamati agli angoli delle strade, o vestiti con stracci. Ma di quella povertà che non si vede, tanto che oggi a Berna Caritas ha lanciato l'allarme chiedendo al mondo politico di intervenire al più presto.
Come puo' esistere un fenomeno tale nella ricca Svizzera? Il passo verso la povertà non è poi così lungo. Basti pensare che un bambino costa tra i 7000 e i 14'000 franchi all'anno: una spesa particolarmente elevata per genitori con salari bassi, rileva Caritas, secondo cui circa il 70% dei bambini toccati da questa piaga cresce in famiglie di "working poor". Inoltre fa rilevare Caritas ci sono lacune per quanto riguarda l'armonizzazione tra vita professionale e familiare, ciò che pone grossi problemi in particolare a chi ha lavori precari. Basta poi un divorzio per far crollare un mondo intero e se le famiglie sono monoparentali il rischio povertà diventa realtà.
L'ong ha pure ricordato infine che la Svizzera è al di sotto della media europea per quanto riguarda gli investimenti per l'infanzia e la famiglia. Quanto fa la Confederazione per aiutare questi bambini? Poco, secondo Caritas che denuncia: «La Confederazione non manifesta alcuna volontà di agire. Il Consiglio federale lascia che siano i Cantoni a occuparsi della lotta alla povertà, ciò che crea disparità di opportunità".
La richiesta espressa oggi da Caritas è quella di attivarsi affinchè il Parlamento possa creare un quadro giuridico che consenta di combattere a livello nazionale contro questa piaga. Se si pensa che in Svizzera ci sono circa 1,7 milioni di bambini, di cui 103'000 colpiti da questo fenomeno, possiamo facilmente arrivare a formulare la tesi che «in ogni classe scolastica, c'è in media un alunno povero", rileva l'associazione.
Una povertà che nessuno vede - Che la povertà sia un problema reale ma poco visibile lo ha sottolineato anche il presidente ad interim di Soccorso d’inverno Ticino, Fiorenzo Milani che intervistato lo sorso mese proprio da Tio/20minuti aveva evidenziato che le richieste di prestazioni e aiuti in Ticino da parte delle famiglie sono aumentate : «Sono raddoppiate negli ultimi cinque anni. È un trend dovuto anche al fatto che i costi, dall’affitto alle casse malati, aumentano a fronte di aiuti inalterati da parte dello Stato. Per quanto dobbiamo comunque essere grati che tali aiuti esistano». Il ventaglio delle prestazioni è vario e non riassumibile qui: si va dall’apparecchio dentale per i più piccoli, a quello acustico per gli anziani, a un conguaglio spese che può far traballare il bilancio domestico... «Persone sole e famiglie sono i nostri principali beneficiari - aggiunge il presidente -. Spesso vivono in un equilibrio economico tale per cui la spesa inattesa crea grosse difficoltà».
Ticino pioniere
Eppure, secondo Caritas esistono misure efficaci per lottare contro la povertà: ne danno prova quattro cantoni. Il Ticino è stato il primo a introdurre nel 1997 prestazioni complementari per famiglie per migliorare in modo duraturo la loro situazione, ricorda la ong. Più tardi hanno seguito questa strada anche Ginevra, Vaud e Soletta, ciò che ha ridotto il numero di famiglie in assistenza, rileva l'ong. Tutti gli studi mostrano che questo strumento è "efficace e che i tassi di povertà sono notevolmente calati in questi cantoni". Secondo Caritas, il fatto che non esista uno strumento comparabile negli altri 22 cantoni significa chiaramente che ora tocca alla politica federale intervenire, iscrivendo nella legge questo sistema in modo che possa essere applicato ovunque in Svizzera. Per l'organizzazione, la Confederazione deve fissare le norme che regolano il suo funzionamento e il suo finanziamento.
ATS