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ZURIGO / VAUDCollisione sfiorata a Kloten, scagionato il controllore di volo

08.11.19 - 10:18
L'uomo era stato condannato in seconda istanza per il pericoloso avvicinamento fra due Airbus avvenuto nel 2011 all'aeroporto di Zurigo
Keystone (archivio)
L'uomo aveva dato il via libera per il decollo a entrambi gli aerei, che partivano da piste convergenti. Uno degli equipaggi aveva comunque frenato in tempo.
L'uomo aveva dato il via libera per il decollo a entrambi gli aerei, che partivano da piste convergenti. Uno degli equipaggi aveva comunque frenato in tempo.
Collisione sfiorata a Kloten, scagionato il controllore di volo
L'uomo era stato condannato in seconda istanza per il pericoloso avvicinamento fra due Airbus avvenuto nel 2011 all'aeroporto di Zurigo

LOSANNA - Il Tribunale federale (TF) ha assolto un controllore di volo condannato in seconda istanza per il pericoloso avvicinamento fra due Airbus avvenuto nel 2011 all'aeroporto di Zurigo. L'uomo aveva dato il via libera per il decollo a entrambi gli aerei, che partivano da piste convergenti. Uno degli equipaggi aveva comunque frenato in tempo.

In primo grado, il Tribunale distrettuale di Bülach (ZH) aveva già prosciolto l'imputato. Ma nel dicembre 2018, il Tribunale cantonale di Zurigo aveva ribaltato questa decisione, infliggendo all'interessato una pena pecuniaria con la condizionale di 90 aliquote giornaliere da 210 franchi.

La massima istanza giudiziaria zurighese lo aveva considerato colpevole di perturbamento colposo della circolazione pubblica. Ma l'ex uomo radar - che era rimasto in seno a Skyguide ma con un'altra funzione - aveva presentato ricorso davanti al TF, che con una sentenza resa nota oggi gli ha dato ragione.

Stando ai giudici losannesi, il reato che viene contestato al controllore presuppone l'esistenza di tre condizioni: la negligenza dell'autore, una messa in pericolo concreta della vita o dell'integrità corporale e un legame di causalità e adeguato tra i primi due elementi. Ma quanto accaduto a Kloten, rileva il TF, è restato una minaccia astratta, non realmente concretizzatasi.

Invece, il tribunale cantonale zurighese aveva stabilito che, autorizzando al decollo quasi simultaneamente i due velivoli della Swiss, l'imputato avesse messo in pericolo la vita dei 260 occupanti degli aerei. A suo dire, solo il tempestivo intervento di uno dei piloti aveva permesso di scongiurare una catastrofe, mentre l'altro equipaggio non si era reso conto di nulla e si era innalzato in volo regolarmente. Lo stop da parte del controllore era sì giunto, ma in un secondo momento.

Al contrario, per Mon Repos l'ipotesi secondo la quale la collisione sarebbe stata inevitabile se il pilota avesse frenato solamente dopo aver ricevuto l'ordine di interrompere la partenza non permette di determinare un pericolo concreto. Il Servizio d'inchiesta svizzero sulla sicurezza (SISI) non si pronuncia su questo possibile scenario e non menziona alcun rischio per i passeggeri.

La giustizia cantonale aveva aggiunto che i pompieri dello scalo erano stati allertati dopo la frenata d'urgenza dell'Airbus, ma per il TF si tratta di una procedura di routine. L'esperto del SISI inoltre non aveva parlato di turbolenze anomale dovute alla vicinanza fra gli apparecchi. Il dossier torna ora al tribunale cantonale per il capitolo spese.

Lo sfiorato incidente si era verificato il 15 marzo 2011. L'allora controllore aveva dato l'okay per il decollo di un aereo dalla pista 16 poi, 40 secondi dopo, aveva fatto lo stesso con un altro velivolo dalla 28. I due Airbus erano partiti quasi insieme su due percorsi destinati a incrociarsi. Un equipaggio aveva capito la situazione quando viaggiava a una velocità di 250 km/h, frenando bruscamente prima dell'intersezione fra le piste.

Skyguide, in una presa di posizione, ha commentato con soddisfazione la sentenza odierna. La società che si occupa del traffico aereo in Svizzera critica regolarmente la necessità di far giudicare dai tribunali l'operato dei suoi dipendenti in casi di eventi senza conseguenze. Il rischio è che in futuro i controllori evitino di segnalare situazioni critiche per paura di finire sotto processo.

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