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«Ho tredici anni e vivo in un campo profughi»

RUANDA/SVIZZERA«Ho tredici anni e vivo in un campo profughi»

13.10.19 - 13:53
Com’è la vita di un teenager in un campo profughi? 20 minuti è andato a trovare Nesta Nezerwe in Ruanda
Foto Murat Temel
Da quattro anni Nesta Nezerwe, originario del Burundi, vive in un campo profughi in Ruanda.
Da quattro anni Nesta Nezerwe, originario del Burundi, vive in un campo profughi in Ruanda.
«Ho tredici anni e vivo in un campo profughi»
Com’è la vita di un teenager in un campo profughi? 20 minuti è andato a trovare Nesta Nezerwe in Ruanda

KIGALI - Pantaloni e camicia sono appena stati stirati. E gli occhiali da sole gli stanno a pennello. Il tredicenne Nesta Nezerwe, originario del Burundi, ci tiene molto ad avere un aspetto curato. Anche qui, in un campo profughi del Ruanda, popolato da oltre sessantamila persone. Si tratta del Mahama Camp, dove lui vive da più di quattro anni. 20 minuti è andato a trovarlo.

Nesta, come mai vivi nel campo profughi di Mahama in Ruanda?
«Quattro anni fa con mia madre e i miei quattro fratelli sono fuggito dal Burundi. Rispetto ad altri bambini, ho la fortuna di trovarmi almeno con mia madre. Ma mio padre mi manca molto. A volte ci sentiamo al telefono. Lui è insegnante e prete».

Qui come vivi?
«Stiamo in una minuscola casa d’argilla in sei. È troppo piccola perché io mi ci possa trovare bene. Anche se attualmente la stiamo dipingendo per renderla più bella. Quando stavamo nel Burundi, avevamo una grande casa e ci potevamo permettere di tutto. Oggi spesso non riusciamo nemmeno a comprare dei vestiti».

Nonostante le difficoltà finanziarie, sei vestito bene. Per te quanto è importante la moda? E dove acquistate i vestiti?
«In generale a noi burundesi piace vestire bene e apparire curati. Qui i vestiti non sono così costosi. Ma mia madre risparmia molto per poterci comprare vestiti come questi».

Cosa fai nel tuo tempo libero?
«Prego molto. E con i miei amici gioco a pallavolo, basket e calcio seduto».

In Svizzera, da dove vengo, per i giovani il telefonino è molto importante. In molti ne hanno uno personale. Si scambiano messaggi con gli amici e ci giocano. Com’è per te?
«Mia madre ha un telefonino. A volte lo posso usare».

Com’è la tua giornata al campo profughi?
«Tra le quattro e mezza e le cinque mi alzo. Mi faccio la doccia e quindi cammino trenta minuti per andare a scuola. Le lezioni cominciano alle sei e terminano alle quattro. Mi piacciono la matematica, la fisica e la chimica. A casa dò poi una mano nelle faccende casalinghe».

Qui cosa si mangia?
«Nella mia vecchia vita facevamo colazione con pane e tè. Ora si mangiano fiocchi d’avena. Per pranzo spesso c’è manioca con fagioli. Ogni mese la mia famiglia riceve 5’400 franchi ruandesi (5,40 franchi svizzeri) per acquistare cibo. A me piacciono molto il riso o l’ugali (alimento a base di farina di mais). Verso la fine del mese mangiamo fiocchi d’avena, perché costano poco».

A scuola sei bravo?
«Sì. Qui al campo ci sono molti ragazzi intelligenti che ottengono dei buoni voti. Ma è frustrante che nessuno di noi abbia abbastanza soldi per accedere a una buona scuola secondaria. Oppure tu mi sapresti dire come andarmene da qui per poter studiare? (Questo scambio di battute è avvenuto tra Murat e Nesta durante la produzione del video, ndr)».

Purtroppo non te lo so dire. Cosa ti piacerebbe studiare?
«Medicina. Vorrei diventare medico. Oppure ufficiale dell’esercito. E tornare in Burundi. Spero che i miei sogni si possano realizzare. Anche se qui non abbiamo tutto quello che mi serve».

Trentacinquemila bambini profughi dal Burundi

Tra il 1993 e il 2005, il Burundi fu teatro di una guerra civile con circa 300’000 vittime. Un conflitto che si concluse con un trattato di pace e l’elezione del presidente Pierre Nkurunziza. Un personaggio che non mancò di generare nuove tensioni, in particolare quando cinque anni dopo è stato rieletto nonostante la forte resistenza degli oppositori. E quando nel 2015 si è messo a disposizione per un nuovo mandato, andando così contro la Costituzione. La situazione degenerò. E nel maggio di quell’anno si assistette a un’escalation della violenza. Il partito governativo del Burundi “Consiglio nazionale per la difesa della democrazia - Forze per la difesa della democrazia”, in breve CNDD-FDD, ha comunque aumentato da cinque a sette anni la durata della propria legislatura. E ha dato a Nkurunziza la possibilità di presentarsi nuovamente alle elezioni previste nel 2020.

Tuttora l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati sconsiglia ai profughi del Burundi di tornare nel loro paese. Sono circa 400’000 le persone che sono fuggite, di cui 70’000 (la metà sono bambini) sono state accolte dal Ruanda. Nel Mahama Camp dell’Unicef ricevono sostegno umanitario. Ma anche psicologico per poter elaborare il trauma vissuto. E tra gli obiettivi c’è anche la ricongiunzione delle famiglie.

Donazioni per i bambini rifugiati in Ruanda

Un mercatino delle pulci, una rappresentazione teatrale oppure preparare dei biscotti. Sono innumerevoli i modi in cui i bambini della Svizzera e del Liechtenstein possono partecipare alla “Settimana delle stelle”, una colletta a favore dei bambini profughi in Ruanda.
L’iniziativa, organizzata dal settimanale “Schweizer Familie” assieme a Unicef Svizzera e Liechtenstein, avrà luogo dal 18 al 24 novembre 2019. Possono parteciparvi bambini e giovani, individualmente, in gruppo o con la classe. Per la colletta si utilizza una scatolina delle offerte “Settimana delle stelle”. E poi l’importo raccolto si versa a favore di Unicef.

Iscrivetevi all’iniziativa, proponendo la vostra idea e indicando i partecipanti. Le donazioni andranno a sostenere progetti a favore della protezione dell’infanzia, e programmi che permettono ai bambini di giocare e imparare. E si parla anche della formazione di personale, volontari e genitori.

Media partner della “Settimana delle stelle” è il periodico scolastico “Spick”: www.spick.ch.

Donazioni a:
Unicef Svizzera e Liechtenstein
Pfingstweidstrasse 10
8005 Zurigo
Conto postale: 80-7211-9
Motivo: Settimana delle stelle / Bambini profughi in Ruanda

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COMMENTI
 

briciola68 4 anni fa su tio
Vi da fastidio che sia vestito bene?.... Che basso livello questa chat!

Luna1970 4 anni fa su tio
Sono contenta che sembra stare bene ma chissà se avrà la possibilità di proseguire gli studi, trovarsi un lavoro e magari avere anche la fortuna di ritornare a casa sua e costruirsi un futuro migliore. Non è così scontato come sembra... Facile giudicare da qui...

Bayron 4 anni fa su tio
Contento per te!!

BillieJoe 4 anni fa su tio
Per com'è vestito, soprattutto dalla camicia, sembra che abbia preso spunto da Fedez o Sfera Ebbasta...

Zarco 4 anni fa su tio
Così mal ridotto non sembra

Clo 62 4 anni fa su tio
Solito sevizio, non capisco dove si vuole arrivare con certi articoli!!! Il continente africano non è tutto Ruanda Etiopia, le Ferrari ecc che ho visto in Africa non ci sono nemmeno a zugo, quindi dovrebbero iniziare a risolvere i loro problemi nel loro continente, troppo facile venire in Europa che per altro è gestita a vista
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