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SVIZZERASì al congedo paternità di 2 settimane

11.09.19 - 18:23
Questo progetto, definito "minimalista" dalla sinistra e sfasato rispetto all'evoluzione della società, si è imposto su tutte le altre proposte che prevedevano periodi di congedo più lunghi
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Sì al congedo paternità di 2 settimane
Questo progetto, definito "minimalista" dalla sinistra e sfasato rispetto all'evoluzione della società, si è imposto su tutte le altre proposte che prevedevano periodi di congedo più lunghi

BERNA - Timoroso di inimicarsi gli ambienti imprenditoriali e di sovraccaricare le assicurazioni sociali, il Consiglio nazionale ha approvato oggi, dopo un lungo dibattito che ha visto salire alla tribuna poco meno di 60 parlamentari, l'idea di un congedo parentale di "sole" due settimane che i neo papà potranno far valere nei primi sei mesi dalla nascita di un figlio.

Il progetto accolto con 129 voti contro 62, concepito in risposta all'iniziativa popolare per un congedo parentale di quattro settimane, comporterà costi annuali che l'amministrazione stima - come precisato in aula dal consigliere federale Alain Berset - in 230 milioni di franchi finanziati mediante le Indennità per perdita di guadagno (IPG).

Il progetto, già ratificato dal Consiglio degli Stati, è pronto per le votazioni finali, ha ricordato al termine del dibattito (che ha riprodotto la classica dicotomia destra/sinistra) la presidente della Camera, Marina Carobbio (PS/TI), la quale ha diretto con mano sicura le numerose votazioni su tutte le proposte di minoranza del campo rosso-verde (e verde liberale) che propugnavano un congedo parentale, ossia per madri e padri, oscillante tra le 28 e 52 settimane.

Nessuna fortuna nemmeno per le proposte che preconizzavano un congedo paternità di quattro od otto settimane, ossia uguale a quello proposto dall'iniziativa oppure superiore. Infine, dopo aver spazzato via tutte le proposte «massimaliste» con chiare maggioranze grazie all'alleanza tra UDC, PLR e PPD, il plenum ha raccomandato con 120 voti a 67 la bocciature dell'iniziativa popolare, adeguandosi così all'opinione della commissione preparatoria e del Consiglio federale. Quest'ultimo era contrario anche a un controprogetto.

Attenti alle PMI - Nel corso del dibattito, deputati di tutte le forze politiche - con qualche eccezione - hanno riconosciuto la necessità di adeguare una legislazione non più al passo coi tempi, che prevede ancora un giorno solo quale minimo legale di congedo per i papà, quasi che avere un figlio fosse paragonabile ad organizzare il proprio trasloco.

Per i sostenitori del controprogetto, specie da ranghi del PPD e del PBD, un congedo paternità rappresenta un segnale positivo lanciato ai giovani padri, affinché anche loro s'impegnino nella cura dei figli. Oltre ad essere flessibile, dieci giorni di congedo per i neo padri sono anche sostenibili finanziariamente per la maggior parte delle piccole e medie imprese.

No proposte irrealiste - Soluzioni alternative, come un congedo parentale - ossia per madri e padri - di 38 o 52 settimane, sono irrealistiche, tenuto conto dei costi miliardari (da 1,6 miliardi a 3,4 miliardi) che ricadrebbero sulle imprese. In questo campo è meglio la politica dei piccoli passi.

I tempi sono maturi - Per il consigliere nazionale Marco Romano (PPD/TI), i tempi sono maturi per fissare una base minima a livello nazionale. La versione proposta dalla commissione è un compromesso ed è finanziariamente sostenibile. Spero, ha spiegato il ticinese, che un'accettazione ampia porti al ritiro dell'iniziativa, in vista di futuri ulteriori sviluppi nella politica famigliare.

In passato contrario al congedo paternità, il consigliere nazionale e imprenditore Fabio Regazzi (PPD/TI) ha dichiarato di aver cambiato idea col passare degli anni anche in seguito al confronto con i suoi dipendenti. «Sempre più ditte puntano sul welfare aziendale», ciò che le rende attrattive per la forza lavoro specializzata. Un miglior equilibrio tra vita lavorativa e famigliare ha ricadute positive anche per le aziende, ha sottolineato.

Paternità: una questione privata - In vari interventi, i democentristi hanno insistito invece sui costi di un ulteriore ampliamento della socialità, quando ancora non sono stati risolti i problemi con l'assicurazione vecchiaia.

Se proprio un futuro padre vuole concedersi una pausa per accudire il figlio, può sempre prendere vacanza mettendosi d'accordo col proprio datore di lavoro. Insomma, la paternità è questione di responsabilità individuale. La proposta democentrista di non entrata nel merito è stata tuttavia bocciata nettamente.

Situazione anacronistica - Per i fautori di soluzioni più ambiziose (Verdi liberali, Verdi e socialisti), la soluzione minimalista del controprogetto non fa che cementare la tradizionale ripartizione dei ruoli fra i sessi. La situazione attuale è anacronistica, ciò che fa della Svizzera un'eccezione tra i Paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo in Europa.

Nel suo intervento, Silva Semadeni (PS/GR) ha ricordato lo sciopero delle donne, quando mezzo milione di persone sono scese in piazza chiedendo a gran voce la realizzazione dell'uguaglianza tra i sessi, come prevede la Costituzione federale, anche in ambito famigliare.

Molti padri, ha sottolineato la deputata grigionese, vogliono assumersi più responsabilità nella cura e nell'educazione dei figli. La situazione attuale, che prevede un solo giorno di congedo legale per i neo padri, "è anacronistica". Siamo il fanalino di coda tra i Paesi europei, ha sottolineato.

Vantaggio per l'economia - Per diversi oratori favorevoli a una soluzione più generosa, un congedo parentale avrebbe il vantaggio di permettere alle donne di riprendere a lavorare in tempi brevi, con ricadute positive per tutta l'economia. Un congedo parentale non è un costo, bensì un investimento nel futuro, hanno precisato diversi deputati.

Per questo motivo, abbiamo bisogno finalmente di fare «qualcosa di rivoluzionario», ha affermato Isabelle Chevalley (Verdi liberali/VD). Non è giusto che siano sempre le donne a pagare lo scotto di una maternità, dovendo ridurre il tempo di lavoro, quando poi non vengono licenziate dopo la nascita di un figlio, ha sostenuto Lisa Mazzone (Verdi/GE).

Da ultimo ha preso la parola il consigliere federale Alain Berset, ricordando il "no" del governo sia all'iniziativa, come anche all'idea di un controprogetto. L'esecutivo privilegia soluzioni interne alle imprese o per settore economico, ha spiegato.

Tuttavia, il lungo dibattito odierno in aula, ha dichiarato, è sintomatico di quanto certi temi, come la conciliabilità tra famiglia e lavoro o il ruolo della donna nella società, interessino la società civile.

Il ministro socialista si è detto quindi persuaso della necessità di cercare una via che consenta di approfittare delle forze vive del Paese senza intaccare la competitività della piazza economica.

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COMMENTI
 

matteo2006 4 anni fa su tio
Fin quando l'economia avrà la precedenza sulle necessità delle persone non avremo cambiamenti significanti per le nostre vite. Chi decide vuole farci pesare il proprio impegno personale quali imprenditori dimenticando che sua volta loro stessi sono padri e madri con delle necessità. Dimenticano da dove vengono, cosa li ha formati e cosa volevano per loro stessi quando non erano "nessuno" per il bene di qualcosa di superiore. Bisognerebbe iniziare a parlare realisticamente di riduzione della crescita della popolazione, limitare il numero di figli per fornire il meglio a quelli che la società può assorbire, è comunque innegabile che la crescita incontrollata sta creando problemi, non alle nostre latitudini in una misura così tangibile ma non per questo non lo possiamo definire un problema comune a tutti.

SO2 4 anni fa su tio
La classica "svizzerata".... 2 settimane sono ridicole. 14 settimane facoltative pagate dallo stato sia a uomo che donna (si parlava di parita' alcuni mesi fa no?) da ripagare (tramite mancate deduzioni fiscali negli anni a seguire) e poi asilo nido gratuito e tutti e due di nuovo a lavorare...il PIL e l economia svizzera se ne fanno un baffo, basta isterie
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