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VAUDNon ha violato alcun segreto d'ufficio, assolto un procuratore vodese

16.08.19 - 14:36
Il magistrato era stato condannato in prima istanza per aver divulgato alcune informazioni alla moglie
Depositphotos (archivio)
Per il legale del magistrato «il caso è definitivamente chiuso e i querelanti non sono legittimati ad andare davanti al Tribunale federale».
Per il legale del magistrato «il caso è definitivamente chiuso e i querelanti non sono legittimati ad andare davanti al Tribunale federale».
Non ha violato alcun segreto d'ufficio, assolto un procuratore vodese
Il magistrato era stato condannato in prima istanza per aver divulgato alcune informazioni alla moglie

LOSANNA - Il procuratore vodese Gabriel Moret, 38 anni, condannato in prima istanza dal Tribunale del circondario di La Côte (VD) per violazione del segreto d'ufficio, è stato assolto dal Tribunale cantonale. I giudici hanno ritenuto che le informazioni divulgate dal magistrato alla moglie, nel novembre 2015, fra cui quelle relative a un'inchiesta concernente il programma di sicurezza stradale "Via Sicura" di cui era incaricato, non avevano nulla di segreto.

L'avvocato del procuratore, Charles Munoz, ha confermato all'agenzia Keystone-ATS una notizia pubblicata oggi dal quotidiano vodese 24Heures. Secondo il legale, il caso è definitivamente chiuso e i querelanti non sono legittimati ad andare davanti al Tribunale federale.

Questi ultimi, tuttavia, non condividono tale punto di vista e affermano di voler, con ogni probabilità, presentare un ricorso. Contestano in particolare la fondatezza della sentenza, utilizzando la questione delle spese legali di 25'000 franchi che, stando al verdetto di seconda istanza, il procuratore non dovrà più sobbarcarsi, ha indicato il loro avvocato Renato Cajas.

Già in primo grado, tenuto conto della sua «lieve colpevolezza», il rappresentante del Ministero pubblico era stato esentato da pena. Aveva però dovuto accollarsi le spese giudiziarie (2'770 franchi) e, come detto, quelle legali dei suoi querelanti (25'000 franchi).

Contro la sentenza, il legale di Moret aveva interposto ricorso invocando «l'angoscia» del suo cliente per una condanna penale, sinonimo ai suoi occhi di un licenziamento. Ora il Tribunale cantonale gli ha dato ragione. Secondo i giudici, l'informazione non aveva alcun interesse pubblico e non pregiudicava il funzionamento della giustizia.

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