I datori di lavoro devono dotare i dipendenti che lavorano all'aperto di creme solari e materiale protettivo. Ma per il sindacato servono sanzioni
ZURIGO - Casco da costruzione con protezione per il collo e pannello frontale, crema solare, acqua e maglietta. Da gennaio, i datori di lavoro sono stati invitati dalla Suva a proteggere i dipendenti che lavorano all'aperto, sotto il sole. Il tema è sensibile e - assicura la Suva - viene affrontato attivamente nelle ispezioni sul posto di lavoro.
«Tuttavia, riceviamo regolarmente indicazioni del fatto che in molti non sembrano ancora averlo capito», afferma Chris Kelley, copresidente Unia per il settore delle costruzioni.
«Il datore di lavoro è responsabile della salute dei suoi dipendenti», afferma Kelley. Spesso capita, tuttavia, che i i lavoratori non ricevano alcun tipo di protezione dal sole. E a volte non viene fornita loro nemmeno l'acqua, tanto che devono organizzarsi per conto proprio.
Nei cantieri, specialmente nei giorni caldi come questi, la tematica è tutt'altro che da prendere sotto gamba. «Se riscontriamo una violazione del dovere di diligenza del datore di lavoro, segnaliamo ai lavoratori i loro diritti e cerchiamo il dialogo con l'azienda», spiega il sindacalista. E se è vero che i datori di lavoro sono spesso sottoposti allo stress dovuto ai tempi stretti e le scadenze, la salute dei lavoratori dovrebbe avere un peso maggiore. «Disidratazione, colpo di calore, incidenti o cancro della pelle possono essere le conseguenze di questa disattenzione», sottolinea Kelley.
Senza maglietta sui ponteggi - Come dimostra un'ispezione nei cantieri di Zurigo, solo pochissimi dipendenti si preoccupano delle conseguenze sulla salute della luce solare. «Non mi interessa, posso decidere da solo come voglio proteggermi», è la risposta di un operaio pizzicato a lavorare senza maglietta, sotto il sole.
«È una sofferenza lavorare con temperature superiori ai 30 gradi», replica un collega. «Tuttavia non è possibile posticipare l'orario di lavoro».
La protezione solare fornita dal datore di lavoro, inoltre, raramente si preoccupa del collo di chi è nei cantieri. La Suva ricorda il rischio di cancro della pelle: «Chiunque lavori all'aperto è esposto al doppio delle radiazione UV rispetto a quelle a cui si è sottoposti nel tempo libero e in vacanza assieme», afferma il portavoce della Suva, Adrian Vonlanthen. «Ogni giorno circa tre persone si ammalano d cancro della pelle a causa del loro lavoro».
Un requisito obbligatorio? - Poiché le linee guida della Suva sono solo una raccomandazione, e chi non le segue non può essere perseguito, viene chiesto l'impegno delle parti sociali. «È necessario esaminare una legge con opzioni sanzionatorie», sostiene la Cassa nazionale dell'assicurazione infortuni svizzera.
L'associazione dei costruttori, tuttavia espone i problemi legati all'uso di queste protezioni suggerite ed effettivamente poco usate. «Una legge che prescriva la protezione del collo o l'uso di un pannello frontale non è efficace - afferma il portavoce Matthias Engel -. Le misure di protezione dovrebbero essere definite in cantiere. Una protezione per il collo o un pannello frontale limita il campo visivo e, a sua volta, mette in pericolo la sicurezza del lavoratore. La consegna di crema solare e acqua è già uno standard».
Anche la società di costruzioni Implenia sottolinea come i dipendenti esposti al sole debbano essere sempre idratati e protetti dal sole: «Oltre all'abbigliamento da lavoro e ai dispositivi di protezione individuale, viene offerta protezione solare e, se lo si desidera, protezione per il collo», afferma la portavoce Natascha Mathyl. Ogni estate, Implenia regala tra i 3.000 e i 4.000 litri di protezione solare in Svizzera.