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GINEVRACaso Ramadan, ricorso contro la lentezza della procedura

05.07.19 - 10:14
Gli avvocati di una donna che accusa l'islamologo di violenza carnale e coazione sessuale si sono rivolti alla Camera penale di ricorso, denunciando «l'inattività e il rifiuto di giustizia»
Keystone
Caso Ramadan, ricorso contro la lentezza della procedura
Gli avvocati di una donna che accusa l'islamologo di violenza carnale e coazione sessuale si sono rivolti alla Camera penale di ricorso, denunciando «l'inattività e il rifiuto di giustizia»

GINEVRA - Gli avvocati di una donna che accusa a Ginevra Tariq Ramadan di violenza carnale e coazione sessuale si sono rivolti alla Camera penale di ricorso, denunciando «l'inattività e il rifiuto di giustizia» del Ministero pubblico ginevrino dopo la sua querela contro l'islamologo.

Il testo del ricorso è citato oggi da diversi media. «Oltre quindici mesi dopo il deposito della querela e oltre un anno dopo che la nostra cliente è stata ascoltata, nessun atto istruttorio sembra essere stato realizzato», si lamentano i due avvocati Robert Assaël e Alec Reymond.

La querelante, una donna svizzera convertitasi all'islam, accusa lo studioso ginevrino di origine egiziana di aver abusato di lei per ore nel 2008 in un albergo della città di Calvino. Il Ministero pubblico ha aperto un procedimento per violenza carnale e coazione sessuale l'11 settembre 2018. Ramadan non è tuttavia ancora stato ascoltato dagli inquirenti ginevrini.

«Certo, quattro udienze erano state fissate in febbraio e marzo 2018 per ascoltare l'imputato e una decina di testimoni; sono state tuttavia annullate dal Ministero pubblico senza una parola di spiegazione», proseguono i due legali, che denunciano anche «una violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo».

L'islamologo, 56 anni, è stato messo sotto accusa nel febbraio 2018 in Francia per due asseriti stupri, dopo denunce presentate dalla militante laica franco-tunisina, ex salafista, Henda Ayari, e di un'altra donna, soprannominata Christelle dai media. Entrambe affermano di aver subito rapporti sessuali di estrema violenza, rispettivamente nel 2012 a Parigi e nel 2009 a Lione.

A metà novembre Ramadan è stato rimesso in libertà dopo nove mesi di detenzione preventiva, sotto stretto controllo giudiziario e con il divieto di lasciare la Francia. L'imputato si è difeso sostenendo che le due accusatrici erano consenzienti.

Lo scorso marzo il Tribunale federale aveva accolto un ricorso dello stesso Ramadan contro la magistratura ginevrina, giudicando che questa ha violato il diritto di essere ascoltato dell'islamologo. Ramadan si era lamentato della pubblicazione sui media di informazioni di un avvocato della sua accusatrice e aveva chiesto che gli fosse imposto l'obbligo del segreto. Non aveva però potuto accedere correttamente alla Camera penale di ricorso del Canton Ginevra, avevano ritenuto i giudici federali.

La notizia della querela per violenza carnale era stata rivelata il 13 aprile 2018 dalla "Tribune de Genève", che nel novembre 2017 aveva già dedicato un lungo articolo ad ex allieve di Ramadan, nel periodo in cui questi insegnava francese e filosofia a Ginevra. Tre di esse, di cui una minorenne all'epoca dei fatti, hanno indicato di aver ceduto alla «dominazione psicologica» del loro docente, con il quale avrebbero intrattenuto relazioni sessuali.

Il 21 marzo 2018 il Consiglio di Stato ginevrino, su richiesta del Dipartimento dell'educazione pubblica, ha deciso di avviare un'indagine indipendente sull'operato dell'islamologo nei vent'anni - dal 1984 al 2004 - durante i quali è stato insegnante a Ginevra, città nella quale Tariq Ramadan è nato nel 1962. Suo nonno era Hasan al-Banna (1906-1949), fondatore in Egitto il movimento dei Fratelli musulmani nel 1928.

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