I maggiori sospetti riguardano le votazioni concluse con risultati serrati, come nel caso dell'8 marzo 2015
GINEVRA - L'indagine per frode elettorale la cui rivelazione ha provocato un terremoto politico ieri a Ginevra sta causando nel cantone lemanico forti sospetti riguardo alla regolarità delle votazioni degli ultimi anni e anche su quella in programma il 19 maggio.
Il dubbio è particolarmente forte per le votazioni con un risultato serrato, in primo luogo quella dell'8 marzo 2015 riguardante la nuova legge sulla polizia, nella quale il sì l'aveva spuntata di strettissima misura: 42 voti al primo conteggio, 54 al secondo, il che aveva anche dato adito a un ricorso, poi respinto in via definitiva dal Tribunale federale. La riforma era stata proposta dal consigliere di Stato PLR Pierre Maudet ed era stata vivamente combattuta dai potenti sindacati della polizia.
Altri oggetti cantonali hanno diviso il corpo elettorale ginevrino. Il 28 febbraio 2016, il controprogetto a una iniziativa socialista volta ad abolire gli sgravi fiscali concessi a una quarantina di imprese multinazionali era stato respinto con una maggioranza del 50,3% soltanto. La stessa domenica, i ginevrini avevano per contro accettato di stretta misura, con il 50,26%, una modifica della legge riguardante i sussidi di cassa malattia.
Il 15 maggio 2011 era stata l'iniziativa per una mobilità sostenibile a creare suspense: i ginevrini l'avevano approvata con il 50,3% dei voti.
Fra i risultati che sollevano dubbi i media romandi citano anche l'elezione al primo turno - unico fra i candidati - di Pierre Maudet al Consiglio di Stato il 15 aprile 2018. In quell'occasione l'esponente del PLR aveva superato tuttavia, con 50'177 voti, di ben 1170 suffragi la maggioranza assoluta.
Ieri aveva avuto l'effetto di una vera e propria bomba la notizia che la polizia aveva effettuato di primo mattino una perquisizione nei locali del Servizio delle votazioni ed elezioni cantonale, dopo una denuncia di due dipendenti del servizio in questione che avevano segnalato il comportamento scorretto di un loro collega.
L'uomo, che è stato fermato dalla polizia per essere interrogato, avrebbe distrutto o aggiunto schede di voto in diverse occasioni, secondo un comunicato della Procura, che ha avviato un procedimento per frode elettorale.
Stando a informazioni della radio-tv romanda RTS il dipendente sospettato, un 33enne, aveva le chiavi dei locali dove erano depositate le schede di voto ricevute. Egli ne avrebbe distrutto alcune per sostituirle con altre da lui modificate e si sarebbe reso colpevole di altre manipolazioni. Sempre secondo la RTS, diverse centinaia di schede sarebbero in questione. A più riprese sarebbero state constatate differenze tra le schede contate e le rispettive carte di legittimazione. Non sapendo più che fare, gli impiegati del servizio avrebbero allora distrutto schede a caso per equilibrare il tutto.
Una ex dipendente che avrebbe partecipato alla frode - sempre secondo la RTS - ha inoltre parlato di una rimunerazione di 50 franchi per voto. Nel caso ci siano stati davvero soldi in gioco, rimane da chiarire da chi sarebbero venuti e a quale fine.
Oggi alcune formazioni politiche ginevrine hanno continuato a reagire. Il Mouvement Citoyens Genevois (MCG), in particolare, ha indicato che esaminerà "le azioni da intraprendere dopo il voto dubbio concernente la legge sulla polizia".
Per quanto riguarda la votazione del 19 maggio prossimo, nella quale saranno sottoposti ai ginevrini ben 19 oggetti, la Cancelleria dello Stato ha voluto rassicurare. In un comunicato diramato ieri ha indicato di non disporre al momento di alcun elemento tale da indurla a rimettere in questione l'integrità e il regolare svolgimento del voto.
«Il voto del 19 maggio appare regolare» - Non esiste al momento alcun elemento che metta in causa la correttezza a Ginevra della votazione del 19 maggio: lo sostiene il presidente del governo cantonale Antonio Hodgers.
Il sistema è ritenuto affidabile sino a prova del contrario: il voto è quindi confermato, ha indicato Hodgers alla radio romanda RTS. Sono stati effettuati dei controlli e al momento né il potere giudiziario né quello esecutivo dispongono di prove materiali di irregolarità relative al 19 maggio: secondo l'esponente dei Verdi, le votazioni - oltre ai due oggetti federali ve ne sono ben nove cantonali - saranno probabilmente messe in causa da ricorsi, «poiché siamo a Ginevra», ma a suo avviso si può andare avanti serenamente.
Nel cantone lemanico si susseguono le prese di posizione, dopo che ieri aveva avuto l'effetto di una bomba la notizia che la polizia aveva effettuato di primo mattino una perquisizione nei locali del Servizio delle votazioni ed elezioni cantonale. Questo in seguito a una denuncia di due dipendenti del servizio in questione che avevano segnalato il comportamento scorretto di un loro collega. La vicenda va ad aggiungersi ad altre che hanno fatto parlare tutta la Svizzera, prima fra tutti quella che concerne il consigliere di stato Pierre Maudet, indagato per accettazione di vantaggi.