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MAROCCO / SVIZZERATuriste scandinave uccise, il processo è durato solo pochi minuti

02.05.19 - 17:58
È stato rinviato al prossimo 16 maggio per permettere agli avvocati degli imputati - tra cui c'è un 25enne ginevrino - di conoscere meglio l'intera vicenda
Keystone
Turiste scandinave uccise, il processo è durato solo pochi minuti
È stato rinviato al prossimo 16 maggio per permettere agli avvocati degli imputati - tra cui c'è un 25enne ginevrino - di conoscere meglio l'intera vicenda

RABAT - È rinviato al prossimo 16 maggio il processo per l'assassinio, lo scorso dicembre, di due turiste scandinave in Marocco. L'udienza di oggi a Salé, nei pressi di Rabat, è iniziata attorno alle 10.00 (le 11.00 in Svizzera), ma è durata solo pochi minuti.

In totale sono 24 le persone che si dovranno ripresentare alla sbarra, tra cui un 25enne ginevrino, binazionale ispano-svizzero. Gli imputati sono accusati di «apologia del terrorismo», «costituzione di una banda per attentare all'ordine pubblico« e «aiuto premeditato ad autori di atti terroristici».

La decisione sul rinvio è stata presa per permettere agli avvocati di conoscere meglio l'intera vicenda. Una richiesta presentata anche dalla legale del 25enne ginevrino, «per preparare meglio la difesa, dal momento che non aveva ancora letto il dossier». Lo scorso febbraio l'uomo era stato interrogato da un giudice istruttore antiterrorismo, proclamandosi innocente.

«Impregnato di ideologia estremista», l'ispano-svizzero è sospettato di aver insegnato ai principali sospetti a utilizzare una messaggeria criptata, di «averli addestrati a sparare» e di aver partecipato al loro reclutamento, indicano gli inquirenti. Saskia Ditisheim, avvocato elvetico inviato dalla famiglia in Marocco, sostiene invece che il binazionale si trovava in Svizzera al momento dell'assassinio.

L'uomo, convertitosi all'Islam nel 2011 nella Grande Moschea di Ginevra dove viveva e residente a Marrakech dal 2015, era stato arrestato lo scorso 29 dicembre nella città marocchina per i suoi legami con i presunti autori dell'assassinio delle due turiste.

Sollecitato anche l'MPC - C'è stata un'inchiesta del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) e nei suoi confronti non è stato trovato nulla», sostiene la legale dell'imputato. Lo scorso febbraio l'uomo era stato interrogato da un giudice istruttore antiterrorismo, proclamandosi innocente.

Contattato dall'agenzia Keystone-ATS, l'MPC precisa che non vi è alcun procedimento penale nei confronti dei due cittadini svizzeri coinvolti nell'indagine per l'assassinio delle due studentesse. La competenza spetta in primo luogo allo Stato in cui è stato commesso il reato.

Un procedimento è stato però avviato nei confronti di una persona sospettata di presunte violazioni alla Legge federale che vieta i gruppi "Al-Qaida" e "Stato islamico" nonché le organizzazioni associate, così come partecipazione o sostegno a un'organizzazione criminale. Per questo motivo, l'MPC ha confermato di aver effettuato una perquisizione nel canton Ginevra, senza tuttavia fornire ulteriori informazioni.

Rischio pena di morte - Le due studentesse, una 24enne danese e una 28enne norvegese, sono state uccise e decapitate in una località isolata dell'Alto Atlante, in una zona apprezzata dagli escursionisti, nella notte tra il 16 e il 17 dicembre 2018.

Gli imputati coinvolti direttamente nell'assassinio rischiano la pena di morte. Lo scorso 12 aprile, il tribunale di Rabat aveva condannato a 10 anni di carcere un altro svizzero - un 33enne ginevrino, che ha pure la nazionalità britannica - coinvolto nel crimine. L'uomo è stato riconosciuto colpevole di partecipazione ad associazione terrorista, apologia del terrorismo e mancata denuncia di crimini.

I principali sospettati sono quattro e apparterrebbero a una cellula che si ispirava all'ideologia dell'Isis, ma che non avrebbe avuto contatti diretti con i quadri dell'organizzazione islamista in Siria o in Iraq. Fra di loro figura il presunto capo della "cellula terroristica", un mercante ambulante di 25 anni.

Un video, pubblicato sui social network dopo la scoperta dei due corpi, mostra la decapitazione di una delle turiste ed è stato girato da uno degli assassini con un telefono cellulare. Nel filmato, estremamente violento, uno degli assassini parla di "nemici di Allah" e di "vendetta" per i "fratelli" in Siria.

Un altro video pubblicato poco dopo mostra i tre presunti assassini e uno dei loro compagni che giura fedeltà al leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi. L'ISIS non ha però rivendicato l'atto.

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